Nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Von der Leyen conferma embargo del carbone
Dopo i massacri avvenuti a Bucha, l’Ue pensa a nuove sanzioni. Ma Austria e Germania frenano sull’embargo del gas. Confermato embargo sul carbone
Embargo gas russo: Von der Leyen conferma quello del carbone. Il presidente francese Emmanuel Macron, che ha la presidenza di turno dell’Unione europea, si è detto «a favore di un nuovo treno di sanzioni».
«In particolare dobbiamo agire su carbone e petrolio», ha aggiunto il presidente francese, in un’intervista a Radio France Inter. «Nei prossimi giorni ci deve essere un accordo europeo, questo è quello che voglio».
Quinto pacchetto di sanzioni confermato: il via all’embargo del carbone e non solo
Sospensione delle transazioni con quattro banche russe, blocco dell’import di carbone e stop all’export da Mosca (a diversi prodotti come i semiconduttori avanzati) per un valore complessivo di 10 miliardi.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha illustrato oggi il quinto pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia. Tra le banche oggetto di sanzioni, figura la Vtb, secondo istituto più importante della Russia.
Le quattro banche «rappresentano il 23% del mercato del settore bancario russo». Lo ha detto Ursula Von der Leyen.
Confermato anche il divieto di accesso ai porti europei per le navi di Mosca. Fanno eccezione le compagnie di trasporto russe di prodotti alimentari, aiuti umanitari ed energia. Lo stessi vale per il trasporto su strada (di compagnie russe e bielorusse).
Russia is waging a cruel, ruthless war, also against Ukraine’s civilian population.
We need to sustain utmost pressure at this critical point.
So today we are proposing a 5th package of sanctions. pic.twitter.com/GEuPQf0Wgr
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 5, 2022
Embargo gas russo: il no di Austria e Germania
Austria e Germania frenano: no all’embargo del gas russo tra le sanzioni occidentali.
L’Unione europea sta preparando un nuovo pacchetto di sanzioni per il Cremlino, dopo la rivelazione dei massacri dell’esercito russo, avvenuti a Bucha, città ucraina settentrionale.
Cadaveri, macerie e mezzi distrutti a Bucha: ma il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, ha dichiarato che il suo Paese non appoggerà un eventuale embargo dell’Unione europea sulle forniture di gas.
Il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner ha aggiunto: «L’Austria non è a favore di nuove sanzioni legate al gas. Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste».
Anche Berlino ha già detto di no. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha, infatti, affermato: «Vogliamo essere meno dipendenti dalle importazioni di energia dalla Russia in poco tempo. La Germania sosterrà ulteriori sanzioni, dobbiamo fare più pressione su Putin e tagliare i legami economici», ma «al momento non è possibile tagliare il gas».
La posizione dell’Ue
Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovski ha ribadito: «Dobbiamo aumentare la pressione sulla Russia e aumentare il sostegno per l’Ucraina. Per la Commissione Ue nulla è fuori discussione».
Anche il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha spiegato che «per la Commissione nessuna misura è esclusa. Certamente quello che abbiamo tutti visto merita una reazione ulteriore».
«Quante Bucha servono prima di passare a un embargo completo su petrolio e gas russi?» scrive il segretario del Pd Enrico Letta su Twitter.
How many #Bucha before we move to a full oil and gas Russia embargo? Time is over.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) April 3, 2022
Anche Luigi Di Maio ha detto: «Noi lavoriamo per renderci indipendenti dai ricatti dal gas russo. Non escludiamo che nelle prossime ore possa esserci un dibattito sul tema dell’import di idrocarburi dalla Russia».
Ma il prezzo del rublo si sta rivalutando, dopo il decreto siglato da Putin per il pagamento del gas russo in rubli.
Il rublo prima era crollato del 45% sull’euro dopo il blocco delle riserve della Banca centrale Ue. Ma ora la situazione è tornata a prima della guerra per il Cremlino. E per Putin la guerra è un “affare”. La guerra sta contribuendo a far salire i prezzi di gas, petrolio, idrocarburi, ma non solo: anche dei derivati di rame, nickel, alluminio, oro e platino, e, dei cereali, non sottoposti a sanzioni.
Editor: Vittoria Ferrari
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