Dizionario Arte

encausto

Tecnica pittorica in cui i pigmenti vengono mescolati con cera liquefatta. Si tratta di un metodo laborioso, ma produce una superficie durevole e stabile, poiché la cera resiste all’umidità e non ingiallisce con il tempo. Il nome deriva da una parola greca che significa ‘bruciare’, perché la pittura si fissava al supporto avvicinandovi una barra metallica riscaldata, probabilmente subito dopo che il colore era stato applicato. Fu una delle principali tecniche pittoriche dell’antichità; il primo grande artista a praticarla si dice sia stato Pausia nel IV secolo a.C., mentre i più notevoli esempi arrivati fino a noi sono i ritratti funerari dei Faiyum risalenti ai primi secoli d.C. Plinio, nel I secolo d.C., descrive due metodi che erano già ‘antichi’ ai suoi tempi (uno di questi su avorio), e un terzo di invenzione più recente, utilizzato per dipingere le navi; egli riporta che resisteva al sole, al sale e al vento. L’encausto venne impiegato anche per colorare le statue, ma non per dipingere direttamente sulle pareti: in questo caso la tecnica di riferimento era l’ affresco. I metodi più antichi descritti da Plinio si servivano di un coltello o una spatola; la tecnica più recente di un pennello. Segni di pennello sono riscontrabili in alcuni dei ritratti Faiyum.
L’encausto fu la tecnica pittorica più comune nei primi secoli dell’età cristiana, ma cadde in disuso nel medioevo per essere sostituito dalla tempera e in seguito dalla pittura a olio. Ci furono vari tentativi di riportarla in auge, per esempio a opera di Julius Schnorr von Carolsfeld, che dipinse diverse scene a encausto nella Residenz di Monaco negli anni Trenta dell’Ottocento. Jasper Johns ha utilizzato l’encausto per i dipinti Bandiera e Bersaglio, ma oggi questa tecnica, richiedendo molto tempo, trova pochi seguaci, nonostante i sistemi di riscaldamento elettrici la rendano più facile.

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