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Eni apre i conti in euro e in rubli per pagare il gas russo

Eni ha deciso temporaneamente di aprire due conti, uno in euro e uno in rubli, per pagare il gas russo a pochi giorni dalla scadenza

Eni cerca la via del compromesso tra le sanzioni dell’Unione Europea alla Russia, i contratti in essere e le richieste di Gazprom Export. In via “cautelativa” Eni ha deciso di aprire due conti presso Gazprom Bank, uno in euro e uno in rubli, per far fronte alle scadenze  di pagamento della prossima settimana. Nonostante il benestare di Draghi, l’Unione Europea esprime dei dubbi al riguardo.

Eni e i pagamenti in rubli

Eni ha deciso di ottemperare temporaneamente e in “via cautelativa” alle richieste di Gazprom Export che prevedono l’apertura di conti K, uno in euro e uno in rubli, per far fronte alle scadenze di pagamento previste per i prossimi giorni. La situazione è complessa e altamente scivolosa. Eni ha subito dichiarato che la decisione “è stata presa nel rispetto del quadro sanzionatorio internazionale” ed è stata “condivisa” con il governo italiano.

Infatti, Eni continuerà a fare i versamenti in euro, come da contratto, ma successivamente, grazie a un clearing agent della Borsa di Mosca, gli euro verranno convertiti in rubli entro 48 ore dall’accredito attraverso la Camera di Compensazione e senza il coinvolgimento della Banca Centrale che è sottoposta a sanzioni. Eni si è ritrovata costretta, come altre compagnie europee tipo la tedesca Rwe e la francese Engie, a seguire i diktat russi.

Ciononostante, i due conti K in euro e in rubli sono “pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere. Eni, tuttavia, ha già da tempo rigettato tali modifiche. Pertanto l’apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro.

Tale espressa riserva accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti”. Il gruppo italiano aggiunge: “in assenza di future risposte complete, esaustive e contrattualmente fondate da parte di Gazprom Export, avvierà un arbitrato internazionale sulla base della legge svedese (come previsto dai contratti in essere) per dirimere i dubbi rispetto alle modifiche contrattuali richieste dalla nuova procedura di pagamento e alla corretta allocazione di costi e rischi”.

 

La reazione dell’Unione Europea

Al momento sembra che Eni non stia violando nessuna regola e nessuna sanzione. “L’esecuzione dei pagamenti con queste modalità, non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti, che incidano in maniera diretta sulla possibilità di eseguire le suddette operazioni”, ha dichiarato il colosso energetico.

Ma la normativa dell’EU prevede la specifica della valuta con cui si intende pagare (euro o dollari) e non menziona la possibilità di aprire conti in rubli creando ambiguità

L’Unione Europea è dubbiosa e vigila attentamente la situazione. “È il paese membro che deve far rispettare le sanzioni, dunque è il Paese che deve vigilare che le società rispettino le sanzioni: in caso contrario la Commissione può aprire la procedura d’infrazione“,  ha affermato il portavoce capo della Commissione europea, Mamer. Ha, inoltre, confermato il divieto di pagare in rubli.

Il vero problema è la dipendenza sia italiana che europea dal gas russo. “Siamo ostaggi della Russia: per questo abbiamo preso tutte le iniziative di diversificazione possibile, e abbiamo proposto di ridurre di due terzi le importazioni di energia da fonti fossili della Russia”. “La Commissione presenterà la proposta REpowerEU, con le misure specifiche per eliminare del tutto questa dipendenza energetica”, ha concluso Mamer.

 

 

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Editor: Lorenzo Bossola

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