Dizionario Opera

Ero e Leandro

Il libretto fu scritto da Boito (come per La Gioconda e altri lavori dello stesso periodo l’autore si celò sotto lo pseudonimo) per se stesso, ma il lavoro di composizione fu, con ogni probabilità, presto interrotto; in ogni modo, della partitura sopravvissero solo la barcarola “La luna diffonde”, poi pubblicata da Ricordi per coro a quattro voci miste con accompagnamento di pianoforte, e l’ a due dei protagonisti (“Lontano, lontano, lontano”), passato nella seconda versione del Mefistofele come a due di Faust e Margherita. Ceduto a Bottesini nel 1875, e portato da due a tre atti, il libretto fu interamente musicato entro la fine del 1878, con la sola esclusione del prologo, che compare solo nell’intonazione che, con lo stesso titolo, verrà effettuata una quindicina di anni dopo da ? Luigi Mancinelli, che affiderà questa parte dell’opera a un contralto. Del pur esiguo catalogo melodrammatico di Bottesini, Ero e Leandro è forse l’esito più alto, per la scrittura vocale tersa ed elegante, ma non scevra di una spiritualità raccolta e commossa, e per l’orchestrazione sapiente, ricca di contrasti e di particolari suggestivi, evocatori di una drammaticità che il libretto di Boito, più attento alla ricercatezza del verso che ad accenti toccanti e sinceri, sviluppa solo in parte. Ariofarne ama Ero, ma ne è respinto; per vendicarsi finge di assecondare la passione di Leandro per la fanciulla: una volta certo del loro reciproco amore, durante una cerimonia religiosa, a seguito dell’ennesimo rifiuto di Ero a concederglisi, la designa come vittima sacrificale. Leandro interviene, ma Ariofarne lo fa arrestare ed esiliare al di là dell’Ellesponto, e confina Ero in una torre situata a metà strada fra le coste della Grecia e quelle dell’Asia. Una notte Ero riceve la visita di Leandro, giunto fino a lei a nuoto. Scoppia una tempesta; Ero sa che l’arrivo di Ariofarne e dei sacerdoti è fissato per quella sera: Leandro fugge, ma Ero tradisce la propria agitazione di fronte al sacerdote. Quando il cadavere di Leandro è rigettato dal mare, Ariofarne trionfa e ordina il sacrificio di Ero; ma la fanciulla muore, lasciando il malvagio sacerdote rabbioso e impotente. Rappresentata a Torino con Abigaille Bruschi-Chiatti e Gaetano Roveri nei ruoli dei protagonisti, Enrico Barbacini in quello di Ariofarne e diretta da Carlo Pedrotti, l’opera riscosse un buon successo, tanto da ottenere ventitre repliche. Fra un atto e l’altro lo stesso Bottesini si esibì, a unanime richiesta, come concertista di contrabbasso.

Type:

Tragedia lirica in tre atti

Author:

Giovanni Bottesini (1821-1889)

Subject:

libretto di Tobia Gorrio [Arrigo Boito]

First:

Torino, Teatro Regio, 11 gennaio 1879

Cast:

Ero, sacerdotessa di Venere (S); Leandro d’Abìdo (T); Ariofarne, arconte di Tracia e re dei sacrifici (B); coro, corifei, sacerdotesse e sacerdoti, marinai, pugili

Signature:

a.p.

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