Dizionario Opera

Esclarmonde

La nascita di Esclarmonde è strettamente legata all’incontro di Jules Massenet col giovane soprano californiano Sibyl Sanderson (1865-1903). Il personaggio della principessa-maga nasce per lei, per la sua voce straordinaria che si estende fino al sol sopracuto, per il suo viso e il suo sguardo, affascinanti a detta dei contemporanei. L’incontro di Massenet con la Sanderson e con il soggetto di Esclarmonde ha quasi del miracoloso se si presta fede al racconto fatto dallo stesso compositore nelle sue memorie, non sempre attendibili. Massenet conosce Sibyl nel 1887 in un salotto parigino, dove lei canta l’aria della regina della notte, dal Flauto magico di Mozart, lasciandolo estasiato e allibito. All’indomani di questo incontro il suo editore, Georges Hartmann, gli sottopone il manoscritto di Esclarmonde e allora, dopo una rapida scorsa al soggetto, il compositore si rende conto di aver appena incontrato l’interprete adatta, anzi l’unica interprete possibile. Sia che abbia davvero avuto un legame sentimentale con Massenet, sia che ciò non risponda al vero, il ruolo svolto da Sibyl nel corso della stesura dell’opera andò al di là di quello della musa ispiratrice: ella partecipò costantemente al lavoro di Massenet, e in particolare all’orchestrazione, che ebbe luogo durante un loro soggiorno a Vevey, nel luglio e agosto 1888. E lo stesso compositore lo riconobbe, prima dedicandole la prova di stampa dello spartito con parole eloquenti («a Mademoiselle Sibyl Sanderson, la creatrice della parte di Esclarmonde, quest’opera che è stata scritta per lei») e poi facendole apporre la firma nell’ultima pagina della partitura manoscritta, accanto alla sua.

Il soggetto dell’opera venne tratto da un romanzo del XII secolo, Parthenopeus de Blois , scoperto dal librettista Alfred Blau nella biblioteca di Blois nel 1871, e rielaborato con l’aiuto di Louis de Gramont in un libretto intitolato Pertinax , offerto in prima battuta, nel 1882, al compositore belga Auguste Gevaert che non ne fece niente. Pertinax rientrava in quel filone medieval-mistico-orientale assai di moda dopo che Catulle Méndes aveva invitato i musicisti francesi a creare una mitologia nazionale sulla scorta di quella wagneriana, e che aveva già prodotto opere come Sigurd di Reyer, o Le roi d’Ys di Lalo, e in seguito produrrà Fervaal di D’Indy. A tale filone Blau e Gramont aggiunsero suggestioni provenienti dall’ Orlando Furioso , come il nome del protagonista maschile, Roland, l’isola incantata come luogo della passione, chiara reminiscenza degli amori di Ruggero e Alcina, e anche un pizzico di Lohengrin , nel divieto ingiunto da Esclarmonde all’amante di conoscere la sua identità, nonché, pure, qualcosa dalla Valchiria – il sonno in cui precipita la protagonista.

Atto primo . A Bisanzio l’imperatore Phorcas ha deciso di abdicare in favore della figlia Esclarmonde, che però salirà sul trono solo al compimento del suo ventesimo anno, e dopo che un torneo avrà proclamato il cavaliere degno di essere suo sposo. Fino ad allora Esclarmonde dovrà tener velato il suo volto. Ma Esclarmonde confessa alla sorella Parséis di essere innamorata del giovane cavaliere Roland e, saputo da Énéas, fidanzato di Parséis, che il re Cleomer ha deciso di dare in moglie a Roland la figlia Bathilde, decide di trasportare l’amato in un’isola incantata, dove lo sedurrà. Comincia dunque l’incantesimo: in una visione appare l’immagine di Roland, che si trova a caccia nelle Ardenne, e una barca che lo condurrà all’isola misteriosa. Lì Roland si risveglia tra le braccia della principessa. Ella gli offre di diventare suo sposo e di procurargli onore e gloria, purché non cerchi mai di svelare la sua identità (“Va…je suis belle et desiderable”); segue un interludio orchestrale che commenta la notte dei due amanti. L’indomani Roland parte per liberare Blois assediata dai saraceni ma Esclarmonde gli promette che lo raggiungerà ogni notte ovunque egli sarà, e gli regala una spada magica.

Atto secondo . Il cavaliere, vittorioso sui saraceni, rifiuta la mano della principessa Bathilde facendo insospettire l’arcivescovo di Blois che, in confessione, lo costringe a rivelare il suo segreto. Sopraggiunge la notte e con essa la bella principessa. I due amanti si sono appena stretti in un abbraccio quando l’arcivescovo irrompe, esorcizzando Esclarmonde e strappando il suo velo. Tra le lacrime ella dà il suo addio a Roland, che per la prima e l’ultima volta può guardare il suo viso (“Regarde-les ces yeux”) e scompare, scortata dagli spiriti del fuoco.

Atto terzo . Phorcas sveglia la figlia dal sonno in cui è precipitata e le ingiunge di rinunciare per sempre a Roland, che altrimenti morrà. Esclarmonde non può che ubbidire e Roland, condotto nel frattempo dinanzi a lei, si allontana disperato per cercare la morte in un torneo a Bisanzio. Si tratta ovviamente del torneo per la mano di Esclarmonde: a Roland vincitore, la principessa può ora concedere il suo amore e svelare il suo volto.

Per il soggetto, per l’orchestrazione, e soprattutto per l’uso dei Leitmotive, Esclarmonde è ritenuta comunemente l’opera più ‘wagneriana’ di Massenet. Egli fu sicuramente uno dei primi musicisti francesi a studiare Wagner, per il quale dichiarò più volte pubblicamente la propria ammirazione. In un intervista a ‘Le Figaro’ del 19 gennaio 1884 individuava il maggior merito di Wagner nell’aver privilegiato la creazione di una «atmosfera drammatica» piuttosto che quella dei singoli personaggi, al contrario dei maestri italiani. E in effetti, in Esclarmonde si accentua l’uso, già presente in Manon , di motivi detti ‘caratteristici’, legati a un personaggio o a un sentimento, e motivi ‘di situazione’ affidati all’orchestra, che producono invece uno ‘sfondo’; su questi ultimi Massenet costruisce ogni scena. In Esclarmonde sono presenti nove ‘motivi caratteristici’ principali, tra i quali quelli di Esclarmonde, di Roland, delle nozze, del torneo e due diversi per la magia. Sul modello wagneriano, anche l’amplissima tavolozza orchestrale viene sfruttata a fini drammaturgici, utilizzando certi colori in determinate situazioni. La maestria di Massenet in questo campo è ormai somma; a proposito del duetto del secondo atto il critico Camille Beillague ebbe a dire che la strumentazione di Massenet, già «lussureggiante», era divenuta persino «lussuriosa». Pertanto il ‘wagnerismo’ di Massenet non è mai mera imitazione, ma riappropriazione creativa del linguaggio operistico allora più avanzato e adeguato al soggetto. L’opera ebbe un grandissimo successo, anche grazie all’interpretazione della Sanderson, il cui sol sopracuto venne soprannominato la ‘nota-Eiffel’, con riferimento alla famosa Tour inaugurata per l’Esposizione universale di quell’anno. Restò memorabile in particolare la scena dell’incantesimo nel primo atto: per la prima volta fu utilizzata la lanterna magica che proiettava su uno schermo sette quadri di Eugène Grasset, raffiguranti l’evocazione di Roland da parte di Esclarmonde.

Type:

Opéra romanesque in un prologo, quattro atti e un epilogo

Author:

Jules Massenet (1842-1912)

Subject:

libretto di Alfred Blau e Louis de Gramont, dal romanzo Parthenopeus de Blois

First:

Parigi, Opéra-Comique, 15 maggio 1889

Cast:

Esclarmonde, imperatrice d’Oriente (S); Parséis, sua sorella (Ms); Roland, cavaliere e conte di Blois (T); Phorcas, imperatore e padre d’Esclarmonde (B); l’arcivescovo di Blois (Bar); Énéas, cavaliere bizantino e amante di Pars&eacute

Signature:

a.t.

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