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Esiste un Emmanuel Macron in Italia? L’assenza di un centro riformista nella politica italiana

Emmanuel Macron: il suo riformismo deve fare da lezione all’Italia

Di fronte alla guerra in corso tra Russia e Ucraina abbiamo tutti temuto per l’esito delle elezioni francesi. Eppure, Emmanuel Macron è riuscito a vincere e ad essere riconfermato alla presidenza della Francia: una vittoria che deve fare da lezione per l’Italia e per la nostra politica.

La rielezione del leader del partito En Marche garantisce il continuo delle democrazie liberali in Europa ed è la riconferma dell’esistenza di quelle politiche europee in lotta con soluzioni populiste offerte ai bisogni della popolazione.

In Italia manca un anno alle prossime elezioni, ma all’orizzonte sembra non riuscire a profilarsi una nuova offerta politica che sia diversa dai due poli di destra e sinistra. Dov’è finito, allora, quel centro riformista che sembrava potersi aggiudicare un nuovo spazio all’interno del nostro panorama politico? In Italia abbiamo, di fatto, una figura equivalente a quella di Macron?

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Emmanuel Macron: il progetto centrista d’esempio per l’Italia

Dalla sua elezione nel 2017 ad oggi, Emmanuel Macron è riuscito a cambiare la politica francese. Alla sola età di 39 anni, che gli ha permesso di aggiudicarsi il titolo di Presidente più giovane nella storia della Repubblica francese, si è presentato alla cittadinanza francese sconvolgendo gli equilibri politici allora presenti. Ed è riuscito ad aggiudicarsi i voti di un fronte molto ampio, in un percorso che potremmo definire “di centro“.

Nelle ultime due tornate elettorali, sono quasi del tutto scomparsi i due partiti che si erano divisi i presidenti francesi dalla Quinta Repubblica di De Gaulle. Certo, abbiamo visto rafforzarsi contro Macron i due estremi opposti. Da un lato, la sinistra radicale di Mélenchon, e dall’altro l’estrema destra con Le Pen e Zemmour. Tuttavia, i voti ottenuti dalla candidata gollista Pécresse e da quella socialista Hidalgo sono stati inferiori al 7%.

Insomma, sembra che si possa riporre fiducia nel progetto politico di En Marche, che ha come obiettivo quello di coniugare la cultura socialdemocratica e liberale con l’ecologismo che rappresenta i giovani di oggi. Un riformismo che incarna il rilancio di una politica davvero vicina alle istanze della popolazione e ai principi della democrazia.

E in Italia? Qual è la situazione?

L’Italia ha bisogno del suo Emmanuel Macron

Come è successo con Macron in Francia, anche in Italia bisognerà far convergere le posizioni dei partiti politici. Con la guida del governo Draghi, sarà necessario agire d’urgenza per aprire il Paese a una posizione europea, occidentale e atlantica. In vista di quello che sarà un anno complesso, tra un autunno e un inverno esposti al rincaro energetico, all’inflazione e alla recessione, bisognerà individuare quel cammino politico né di destra né di sinistra, che come il partito di Macron sappia unire convinzioni e sensibilità diverse per costruire qualcosa di nuovo e unitario.

Proprio questo potenziale “centro-riformista” aveva dato segni di vita all’inizio del governo di Mario Draghi, che si formò su iniziativa di Matteo Renzi e con la successiva affermazione di Carlo Calenda alle comunali di Roma.

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Italia: un possibile equivalente di Emmanuel Macron?

Si potrebbe pensare, quindi, a delle figure politiche equivalenti a Macron nel nostro Paese?

Matteo Renzi in queste ultime settimane ha dimostrato di voler portare avanti un progetto di grande Centro insieme al suo partito Italia Viva. “Uno spazio riformista che arrivi a vincere in tutta Europa”, ha affermato. Insomma, una posizione che si avvicina di certo a quella di Macron. Eppure, Renzi sembra essersi in qualche modo buttato via politicamente negli ultimi anni per i suoi continui giochi di palazzo.

Un’altra figura è quella di Enrico Letta, una persona preparata e formata all’insegna dei principi europeisti. Come ha lui stesso ribadito negli ultimi mesi, “abbiamo un anno per riformare la politica italiana”. Una necessità che lo porterebbe quindi a guardare altrove al perimetro giallorosso e ad affacciarsi verso una coalizione centrista. Letta si è spesso dimostrato un buon leader di partito, eppure mancherebbe in lui quella risolutezza che abbiamo visto portare Macron all’Eliseo.

Vi è poi Carlo Calenda, sicuramente un europeista, ma la cui idea di “centro” appare spesso poco chiara. Da sempre insiste con la sua narrazione di rappresentante di un terzo popolo, lontano e indipendente dal centrodestra (che lui definisce sovranista) e dal centrosinistra (a trazione grillina). Eppure, l’abbiamo visto sostenere Virginia Raggi in un organo dell’amministrazione romana fondamentale per il futuro della Capitale.

Insomma, è piuttosto evidente che ad oggi nel nostro Paese non sia presente una personalità così decisa e innovativa come quella di Macron. L’Italia, quindi, resta ancora in attesa di una possibile linea politica “macroniana” che possa porre fine al netto spaccamento tra destra e sinistra.

 

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Editor: Susanna Bosio

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