Ettore Scola
Cinema

Ettore Scola, l’ultimo maestro del cinema italiano ci lascia a 85 anni

Ettore Scola, l’ultimo maestro del cinema italiano

Ettore Scola, regista e sceneggiatore, ha occupato un ruolo centrale nel mondo del cinema e della cultura del nostro paese per circa quarant’anni, si è spento stanotte, nel reparto di cardiochirurgia del Policlinico di Roma, dove era stato ricoverato domenica 17 in seguito a un attacco cardiaco.

Lascia la moglie, Gigliola Scola, sceneggiatrice e regista, e due figlie, Silvia e Paola, con le quali a novembre 2015 ha presentato un documentario al Festival del cinema di Roma dal titolo emblematico Ridendo e Scherzando, durante la presentazione del quale dichiarò che “Il cinema è un lavoro duro ma si può, ridendo e scherzando, mandare qualche messaggetto, qualche cartolina postale con le proprie osservazione sul mondo. Il cinema è come un faretto che illumina le cose della vita”.

Ettore Scola

Non è facile trattenere la commozione scrivendo di colui che ci ha lasciato in eredità capolavori come Un giorno speciale, C’eravamo tanto amati, Brutti sporchi e cattivi nel 1976. Per la regia di questo film, ricevette il premio a Cannes, sulle degradate periferie romane care a Pasolini, che venne assassinato durante la lavorazione del film. Nel 1977 diresse Sofia Loren e Marcello Mastroianni in Una giornata particolare, col quale fu nominato a quattro Oscar e vinse il Golden Globe come migliore pellicola straniera.

Nel 1980 diresse La Terrazza, in cui descriveva, con amarezza volutamente malcelata,  intellettuali di sinistra frustrati- in molti si sentirono chiamati in causa!- perché incapaci di mettere in pratica i loro nobili sogni.

Sette anni dopo firmò La famiglia, in cui diresse Vittorio Gassman, Fanny Ardant e Stefania Sandrelli. E anche per questa pellicola ricevette innumerevoli premi e riconoscimenti. Il grande Maestro chiuse la sua carriera con La Cena, con l’immancabile Gassman, di nuovo la Ardant e Giancarlo Giannini. E con Concorrenza Sleale, con Diego Abatantuono e Sergio Castellitto.

Poi venne l’epoca berlusconiana, e Scola dichiarò che non sarebbe tornato più dietro la cinepresa, anche se poi non riuscì a rimanerci lontano a lungo. Infatti, nel 2003 diresse un documentario dedicato alla sua Roma, dal titolo Gente di Roma. E nel 2013, per ricordare il suo amico Federico Fellini, un altro intitolato Che strano chiamarsi Federico.

Scola ha descritto il nostro paese che si stava riprendo dalla macerie della guerra e dal fascismo. Ha avuto il coraggio di dare voce agli ultimi, ricordiamo il telecronista licenziato perché omosessuale e la casalinga sopraffatta dalla violenza del marito fascista. Non è calcolabile l’eredità culturale che ci ha lasciato, il vuoto purtroppo sì, anche perché rimarrà incolmabile.

Grazie di tutto, Maestro.

 

 

 

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