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Eutanasia legale giudicata inammissibile: 40 anni di battaglie ignorate dalla nostra politica

Corte Costituzionale: l’eutanasia legale è inammissibile

La Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia legale attiva, richiesto da una numerosa raccolta firme negli scorsi mesi tramite l’Associazione Luca Coscioni. Le motivazioni integrali devono ancora essere diffuse. Ma secondo una nota dell’ufficio stampa della Corte, il referendum sarebbe stato respinto perché «non garantirebbe la tutela minima costituzionalmente necessaria alla vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili».

Insomma, a nulla è servita la mobilitazione di oltre 1 milione di Italiani. Sembra che il nostro Paese sui temi civili sia destinato a rimanere immobile. Ancora una volta, non viene data la possibilità di scegliere per la propria vita e le proprie sofferenze.

Una sentenza ipocrita che lascia soddisfatto l’egoismo di chi non ha nessuna pietà verso coloro che ogni giorno sono costretti a subire dolori infernali e vivono solo grazie all’aiuto di una macchina o di terzi. Il bigottismo di chi preferisce sentirsi in pace con la propria coscienza, accettando di mantenere in vita un malato. Cosa che però spesso coincide con una vera e propria tortura.

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Eutanasia legale: cosa chiedeva il referendum

Il referendum proposto richiedeva di abrogare parte dell’articolo 579 del codice penale, che punisce l’omicidio di una persona consenziente. Ciò avrebbe garantito l’eutanasia attiva, attuata attraverso la somministrazione, da parte di un medico, del farmaco necessario a morire. Che, per altro, è oggi illegale in Italia.

La stessa Corte Costituzionale aveva avviato il dibattito pubblico sull’eutanasia nel 2019, in seguito alla morte di DJ Fabo (Fabiano Antoniani). In quella circostanza, aveva stabilito che a determinate condizioni non è punibile l’eutanasia definita ‘assistenza al suicidio‘, ovvero quando una persona permette a un’altra di suicidarsi.

La sentenza depenalizzava l’aiuto a una persona a morire in caso di patologie irreversibili o intollerabili, se la persona fosse pienamente in grado di decidere liberamente e consapevolmente e se tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. La Corte aveva anche spinto il Parlamento ad approvare una legge in merito. Il testo è stato approvato nell’estate del 2021, ma da allora non ci sono stati sviluppi.

40 anni di battaglie sull’eutanasia legale completamente ignorate

«Questa è una brutta notizia per la democrazia e per tutti coloro che soffrono e dovranno soffrire ancora più a lungo». Queste sono state le parole di Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. E ha poi aggiunto: «Sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti. Andremo avanti con disobbedienza civile e ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina».

Dall’altro lato, invece, sono rimasti soddisfatti i vescovi italiani. La Cei (Conferenza episcopale italiana), scrive in merito: “Prendiamo atto con favore di tale pronunciamento. È un invito a non marginalizzare mai l’impegno della società e a offrire il sostegno necessario per superare o alleviare la situazione di sofferenza o disagio”.

Certo, a decidere sono stati i quindici giudici della Corte Costituzionale. Ma l’Italia chiede che sia il Parlamento ad assumersi le proprie responsabilità e a dare una legge adeguata al Paese. Ancora una volta, la politica ha voltato le spalle alla volontà di oltre 1 milione di Italiani che hanno lottato per questa legge firmando a favore del referendum.

Giovedì, intanto, si riprenderà in esame la proposta di legge sul fine vita alla Camera. Sono passati 40 anni dalla prima raccolta firme. Era il 1979. Ma l’eutanasia, evidentemente, rimane irraggiungibile.

 

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Editor: Susanna Bosio

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