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FASTWEB, SERGIO SCALPELLI CI RACCONTA COME SI SVILUPPERÀ LA RETE IN ITALIA

Sergio Scalpelli, Direttore Relazioni Esterne e Istituzionali di Fastweb, in questa intervista esclusiva descrive la realtà italiana e lo scenario futuro della rete e indica il panorama dei vantaggi che il completamento della digitalizzazione apporterà, anche e soprattutto nella quotidianità.

Caro Scalpelli, partiamo dal tema della banda larga, come lo vede affrontato in Italia?

«Intanto la questione della banda ultralarga, le cui direttive arrivano dall’Unione Europea, e che prevede il raggiungimento nel 2020 della possibilità per il 50% della popolazione di navigare in Internet a 100 Megabit per secondo e per l’altro 50% a 30 Megabit per secondo. C’è stata una forte spinta del Governo, oltre che dell’Europa, per dotare il Paese di una rete efficiente, che permetta non solo ai singoli ma anche ad aziende, scuole e alla macchina Stato-burocrazia di accelerare o meglio riprendere il ritardo nel quale il Paese si sta trovando in questo momento.

Gli operatori privati sono impegnati a raggiungere in fibra le aree più densamente abitate del Paese, in particolare Fastweb è impegnata a coprire circa il 30% della popolazione italiana con la sua rete in fibra ottica da qui al 2016. Il Governo sta invece intervenendo nelle aree in digital divide, a fallimento di mercato (cioè aree povere e/o non economicamente convenienti per essere raggiunte dalle compagnie ora operanti) con Infratel che creerà e gestirà la rete».

Lei quali vantaggi vede per il Paese da questo completamento della digitalizzazione?

«Vedo lo stesso risultato che negli anni 90, sotto la spinta di Bill Clinton e Al Gore, si è ottenuto negli Usa, in particolare nella quotidianità dell’uso del digitale e delle reti telematiche sia nell’assistenza sanitaria, sia nelle imprese, sia nella scuola».

A questo proposito, ci spieghi l’intervento di Enel e il suo sviluppo in settori vicini o supportati dalla banda larga.

«Il ruolo di Enel potrebbe essere quello di integrare e completare la rete nelle zone più difficili da raggiungere, sia per densità di popolazione sia per problematicità del territorio».

Come si sviluppa la domanda di servizi e la modalità di richieste di connessione alla rete?

«Innanzitutto attraverso l’ampliamento dei servizi da parte della Pubblica amministrazione. Ma credo che anche l’incremento dei servizi di video on demand, come Netflix, e delle nuove forme di comunicazione che ribaltano il rapporto tra utenza generalista e produttori di contenuti possa produrre un’evoluzione dei consumatori, non solo giovani ma anche di mezz’età».

E come vede il rapporto tra carta stampata e informazione online e i suoi sviluppi?

«Innanzitutto l’informazione online deve oltrepassare il livello della replica del prodotto di carta, come sono in realtà i giornali online di oggi. Tenendo conto che gli investimenti di gruppi come il nostro si stanno spostando fortemente sul web, che consente di raggiungere target molto ampi ma anche di raggiungere micro target cui la carta stampata oggi non può arrivare, sia in chiave territoriale sia in chiave linguistica. È evidente che le comunità straniere, che ormai hanno superato ampiamente il 10% della popolazione italiana, possono essere facilmente raggiunte da media che segmentano per lingua e contenuti la dinamica della comunicazione. Quindi nel futuro i giornali online rispetto anche alla carta stampata dovranno adattarsi all’adeguamento nel corso della giornata dello sviluppo delle notizie, degli approfondimenti, che si presentano nell’evolversi del tempo mantenendo la centralità di alcuni commenti che non si bruciano con il passare delle ore».

Per quanto riguarda la telefonia, è ancora parte così importante del vostro business?

«Fastweb offre principalmente connettività e telefonia a famiglie, aziende, pubblica amministrazione. Ma nel tempo offriamo sempre più servizi di ICT a valore aggiunto. Abbiamo già effettuato importanti investimenti nel cloud. Crediamo che la nostra azienda possa, per esempio, mettersi a disposizione della Pubblica Amministrazione e aiutare la valorizzazione del patrimonio artistico italiano. Pensi a città come Ravenna o Ferrara, così difficilmente raggiungibili e che sono il frutto nascosto del nostro Paese, e alla possibilità di produrre contenuti, immagini e video 360° di queste straordinarie città d’arte “minori” che attraverso la rete possono arrivare a tutti».

Qual è la sua sfida personale?

«La mia sfida personale è la straordinarietà di poter sedere su una poltrona che non si trova più in un ufficio, ma nel mondo, e che risolve in chiave digitale i bisogni dei cittadini».

Alessandro Dalai

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