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Flee, tris di nomination per il documentario animato danese agli Oscar 2022: un caso unico nella storia dell’Academy

Il documentario danese che racconta la tragedia dei migranti con la leggerezza dell’animazione: Flee, capolavoro di umanità – Il film di Jonas Poher Rasmussen fa la storia agli Oscar 2022

Mentre le bombe continuano a cadere nelle strade di Kiev, il cinema dimostra ancora una volta il suo potere narrativo: questa volta, ce lo dimostra con Flee, il piccolo capolavoro di Jonas Poher Rasmussen che si è ritagliato un posto nella storia degli Oscar 2022.

Documentario animato altamente suggestivo, Flee – come è ovvio – non parla della guerra in Ucraina. Ma, assistendo allo snocciolarsi di una trama ispirata a una terribile storia vera, ci si rende conto che poco importano location e personaggi. La storia è esattamente la stessa. Quella di un’umanità incapace di compassione e fratellanza, che sfugge al tempo e allo spazio. Che sia afghano o ucraino, infatti, Amin – il migrante protagonista del film – è anche protagonista di storia che sembra destinata a ripetersi.

La portata universale del film non è passata inosservata all’Academy: Flee ha collezionato ben 3 nomination agli Oscar 2022, una delle quali lo vedrà scontrarsi direttamente con È stata la mano di Dio come Miglior Film Straniero. Continua a leggere per scoprire tutte le curiosità sul temibile rivale di Paolo Sorrentino agli Oscar 2022: trama e storia vera di Flee, trailer, recensione e molto altro.

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Storia vera di un’umanità persa: la trama di Flee, il film-documentario da Oscar di Jonas Rasmussen

Fuggi. Questo il significato del titolo monosillabico del documentario di Jonas Rasmussen, che ha deciso di raccontare la storia di Amin Nawabi, profugo di guerra afghano con cui il regista è cresciuto. 

«Ci siamo conosciuti a scuola, avevamo 15 anni, ci vedevamo tutti i giorni e si capiva che era una persona “diversa”», ha infatti raccontato il regista. «Si è tenuto dentro un segreto per 25 anni, io ho rispettato il suo silenzio e solo dopo molti tentativi sono riuscito a convincerlo a raccontarmela e solo ora a farla diventare un film». 

Dietro lo pseudonimo, inventato per proteggere l’identità del protagonista, si nascono gli infiniti volti di una tragedia in corso da anni. Gli abitanti di Kiev sono solo gli ultimi “Amin” che si sono aggiunti alla lista di migranti in fuga per la propria vita. 

Sotto questo punto di vista, infatti, quella raccontata in Flee non è certo una storia originale. Troppe persone continuano a viverla sulla loro pelle ogni giorno.

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Una scena del film
Flee, il documentario danese racconta il viaggio di Amin, profugo afghano in  fuga per la vita

Costretto ad abbandonare l’Afghanistan per sfuggire al regime talebano, Amin inizia il suo viaggio alla fine degli anni Novanta, insieme alla madre e ai fratelli. Oltre alla sua infanzia e alla sua terra, Amin si lascia così alle spalle anche la morte del padre, ucciso quando era solo un bambino.

Flee segue Amin in un viaggio disperato attraverso l’Europa, un’odissea di minacce, truffe e violenza, ma animato dalla speranza più grande: quella di una vita di migliore. 

Quando arriva in Danimarca, dove conoscerà Rasmussen, Amin è da solo: la madre si è sacrificata per lui, donandogli l’unico lasciapassare per il Paese disponibile. Ormai privato della sua stessa identità, è costretto a spacciarsi per orfano per ricevere aiuto. E con questa bugia bianca si compra un futuro che non avrebbe mai immaginato: la scuola, una famiglia in affido, la possibilità di diventare qualcuno. 

Oggi Amin Nawabi è uno stimato professore di Princeton di 36 anni, apertamente omosessuale e felicemente sposato con un danese. Solo dopo anni di sofferenza, ha deciso di raccontare la sua storia, che è anche quella di infiniti altri.

Jonas Rasmussen spiega la scelta dell’animazione: Flee dopo Valzer con Bashir 

Quando la potenza di una storia parla da sé, il linguaggio utilizzato per raccontarla, persino le difficoltà linguistiche e culturali, passano in secondo piano. Quella di Flee è una trama dalla portata universale, che interroga lo spettatore non in quanto europeo, in quanto afghano o in quanto ucraino. Ma in quanto uomo.

Un simile messaggio sarebbe stato recepito in ogni caso. Eppure, l’animazione riesce a smorzare la pesantezza della trama di Flee, donandole la leggerezza e la poeticità giusta per diventare un piccolo gioiello del cinema documentario. 

«Il linguaggio del cinema d’animazione sembra persino più potente della fiction», ha infatti affermato il regista Jonas Rasmussen. «E credo di poter immaginare perché: siamo invasi di immagini del reale sui migranti, sulle guerre, siamo colpiti certo ma anche assuefatti e così relazionarti con l’animazione, pur non avendo un volto umano davanti, ti ripresenta tutto il dramma in una veste diversa». 

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Amin in Flee

Evadendo dai tratti somatici di un particolare attore, dunque, i lineamenti stilizzati di Amin possono accogliere il volto di qualsiasi migrante. Grazie all’animazione, il personaggio sfugge al particolare e diventa universale: prototipo esemplare di un’intera categoria. A riportarci alla realtà, tanto, ci sono alcuni spezzoni di repertorio dal vero, inseriti di tanto in tanto nella narrazione. 

Senza dubbio il precedente è il documentario animato Valzer con Bashir (2008), in cui il regista israeliano Ari Folman raccontava la guerra in Libano con la lente del fumetto e del graphic novel. Libano, Afghanistan, Ucraina: mutatis mutandis, anche in quel caso la storia era pressoché la stessa.

Oscar 2022, le tre nomination di Flee: un caso unico nella storia dell’Academy

Fin dalla pubblicazione della short list per le nomination agli Oscar 2022, è stato chiaro a tutti che il documentario di animazione di Jonas Rasmussen sarebbe stato “quello da battere”.

Lo sapeva bene anche Paolo Sorrentino, che – come tutti gli italiani – temeva di vedere il suo È stata la mano di Dio scalzato dalle nomination agli Oscar 2022 proprio da Flee. E se Sorrentino ce l’ha fatta, lo stesso si può dire di Rasmussen.

Flee si è infatti guadagnato un posto tra i candidati per il Miglior Film Straniero agli Oscar 2022, e non solo. Il documentario è infatti nominato anche nelle categorie di Miglior Film d’Animazione e Miglior Documentario. Un tripletta che l’Academy non aveva mai visto nell’intera storia dei Premi Oscar.

Già vincitore del Premio come Miglior Film d’Animazione agli European Film Awards e come Miglior Lungometraggio alla kermesse dedicata all’animazione di Annecy, Flee potrebbe avere ottime possibilità anche al Dolby Theatre. Tuttavia, la principale speranza del regista resta quella di vedere il suo amico Amin tra il pubblico in sala.

«Non sa ancora se mi accompagnerà alla notte degli Oscar, intanto è felice che la sua storia abbia fatto già tanta strada e abbia portato attenzione alla condizione dei rifugiati. Le statuette? Speriamo».

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Editor: Valentina Baraldi

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