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Arte

Francis Bacon. L’artista dell’uomo moderno

Sesso, violenza, solitudine, dolore e paura. Gli elementi che definiscono la condizione dell’uomo moderno.

E l’arte di Francis Bacon.

Francis Bacon è un pittore esistenziale, ma ai limiti della patologia estetica. I suoi uomini hanno volti scarnificati e corpi malati. L’evoluzione della sua arte si riconosce nella ricerca spasmodica della torbida intimità delle persone. La sua ricerca del sublime si protende al negativo, al torbido, al deforme. Ecco alcune delle caratteristiche che hanno reso Francis Bacon famoso e affascinante.

Francis Bacon fu maestro, ma soprattutto pioniere della cosiddetta Nuova Figurazione inglese animata. Ma con l’ambizione di indagare artisticamente la vera essenza dell’uomo contemporaneo. L’uomo visto da Bacon è dilaniato dalla seconda guerra mondiale, ma soprattutto assediato dal dopoguerra.

L‘atelier era il suo mondo, il posto in cui ha avuto il coraggio di spingere fino all’estremo i soggetti della sua pittura, come a volerne raccontare un progressivo processo di caduta sia fisica che spirituale.

Francis Bacon nasce nel 1909 e fin dalla più tenera età dimostra una spiccata personalità, estremamente complessa e al limite del “disturbo psichico”. Espressa nella ricerca artistica che tende alla rappresentazione della malattia e delle mutilazioni. Infatti furono ritrovate alcune immagini di bambini deformi o mutilati nel suo studio. Nonostante fosse nato nella repressiva e estremamente cattolica Irlanda si dichiarò omosessuale fin da giovanissimo.

Il debutto e la crescita artistica

Il suo debutto fu tardivo, avvenne negli anni trenta del ‘900. Arrivò sulla scena dell’arte da autodidatta, ma soprattutto dopo una serie di piccoli viaggi. Infatti visitò l’Irlanda, la Francia e anche la Germania. Al momento del debutto aveva trent’anni e un passato da designer. In un primo momento la sua arte lasciava trasparire un’ispirazione tratta dal cubismo sintetico di matrice picassiana. Non dimentichiamoci che, d’altronde, erano gli anni in cui Picasso concepì Guernica. Nonostante lo sguardo rivolto a Picasso i suoi lavori rivelavano già un interesse per l’ambiguità della figura.

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Francis Bacon, autoritratto, 1971

A partire dagli anni Quaranta la sua sperimentazione lo portò ad abbozzare pamphlet scenici ad alta tensione. Non c’è pietà, non c’è sentimento, né umanità, ma animalesche presenze i cui volti sono lacerati da bocche fameliche, quasi a sublimarsi in un manifesto dell’orrore e dell’angoscia.

Francis Bacon si accanisce sulla figura nelle opere degli anni Cinquanta. Mentre nell’Europa dell’arte esplode la mania dell’astrazione lirica influenzata dalla nuova avanguardia americana dell’Action Painting. Invece Bacon punta a una pittura d’immagine di grande forza e originalità. Ovviamente esaltando l’emblema stesso della figurazione: il volto umano. Sono le opere di questo decennio che fanno ormai di Bacon il maestro indiscusso della “defigurazione“, volendo osare addirittura della “deformità“.

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Figure deformate da bocche enorme e fameliche tipiche dell’arte raffigurativa di Francis Bacon

Nella swinging London degli anni Sessanta i personaggi prendono luce e spazio. Fino all’apoteosi dell’interiorità umana coi Trittici degli anni ’70. Ma senza mai perdere le tinte fosche, la sua sensibilità oscura, violentemente riversata e le immagini di cruda drammaticità sempre in bilico tra un’energia straripante e la disperazione. Elementi che fanno di Francis Bacon un artista da film, da aneddoti e da leggenda.

Continuerà a dipingere fin quasi alla sua morte avvenuta nel 1992.

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