francis bacon pittore
Dizionario Arte

FRANCIS BACON PITTORE INGLESE

FRANCIS BACON PITTORE DELLA MODERNITÀ

Il pittore inglese Francis Bacon, nasce in Irlanda (Dublino, 1909) da genitori inglesi. È discendente collaterale dello statista e scrittore elisabettiano dello stesso nome. Suo padre, allenatore di cavalli da corsa, era un puritano, e mandò il figlio via da casa a soli sedici anni, dopo averlo scoperto a indossare biancheria intima della madre.

Trascorse un paio di mesi a Berlino e circa diciotto mesi a Parigi (dove fu fortemente impressionato da una mostra dei lavori di Picasso nel 1928) prima di stabilirsi a Londra nel 1929.

Francis bacon pittore: gli inizi

Inizialmente si guadagnò da vivere disegnando mobili e tappeti, senza avere ricevuto un’istruzione pittorica classica.

Negli anni Trenta cominciò a esporre nelle gallerie commerciali di Londra, ma in seguito distrusse la maggior parte dei suoi primi lavori. Scomparve dalla scena pubblica fino al 1945, quando presenta Tre studi di figure alla base di una Crocifissione (Tate, Londra). Il dipinto viene esposto alla Lefevre Gallery di Londra, e lo rende il pittore più controverso del paese. John Russell (Francis Bacon, 1971) ha scritto che i visitatori della mostra erano scioccati da “immagini talmente atroci che la mente istintivamente si ritraeva”

L’immaginario di Francis Bacon

L’immaginario del pittore Francis Bacon pittore divenne in seguito più naturalistico. Allo stesso tempo però l’impatto emotivo delle sue opere aumentò grazie a una nuova tecnica. Infatti, da una pennellata abbastanza impersonale passò a un linguaggio pittorico molto più originale, con cui disfaceva e contorceva volti e corpi. Le protuberanze indefinite e rappezzate che riusciva a creare davano l’idea di informi creature simili a lumache: è un incubo visionario.

“Vorrei che i miei dipinti dessero l’idea che un essere umano li avesse attraversati, come un serpente, lasciando un segno della presenza umana e una traccia di memoria di eventi passati come un serpente lascia la sua bava”.

Di solito i suoi dipinti rappresentano singole figure isolate o disperate, inserite in uno spazio tetro spesso simile a una gabbia, qualche volta con accanto un grosso pezzo di carne cruda: “Noi tutti siamo carne, siamo potenziali carcasse”. Spesso i suoi lavori avevano come punto di partenza la sua vita quotidiana (eseguì numerosi autoritratti), ma anche immagini fotografiche o fermi-immagine di film.

Il ritratto di Innocenzo X

In particolare, una serie di dipinti (iniziati nel 1951) è basata sul celeberrimo ritratto di papa Innocenzo X eseguito da Velázquez, ma al posto dell’implacabile espressione dell’originale diede al pontefice un volto urlante tratto dal film di Sergej Ejzensõtejn La corazzata Potìmkin. Le opere di Francis Bacon pittore risultarono talmente nuove e inquietanti che per molti anni “pubblico e critica furono incerti se considerarlo come un egocentrico in cerca di facili sensazionalismi o come il pittore più significativo che la Gran Bretagna avesse mai prodotto da diverse generazioni” alla Tate Gallery  di Londra

francis bacon
francis bacon, ritratto di Innocenzo X

Nel 1962 si tenne una retrospettiva alla Tate Gallery di Londra, che poi si trasferì in diverse città del resto d’Europa. Questo evento lo consacrò tra i grandi della pittura. In seguito la sua fama crebbe e, nel catalogo di una seconda retrospettiva alla Tate (1985), il direttore della galleria Alan Bowness scrisse che Bacon era “certamente il più grande pittore vivente; nel nostro secolo nessun artista ha rappresentato la condizione umana con tale discernimento e sentimento”.

La concezione pessimistica

Molti critici del tempo concordarono con questa asserzione, ma altri trovarono la sua concezione pessimistica della vita -vista come “un gioco senza ragione” -eccessiva. Accanto a quella di pittore, Bacon si costruì una reputazione maledetta. A cerare la leggenda furono la promiscua omosessualità, il forte bere e il vizio del gioco.

Nonostante la sua opera abbia suscitato enorme interesse, dal punto di vista stilistico non fece scuola sui contemporanei: il suo linguaggio era talmente personale che era difficile venisse assimilato da altri artisti senza che producessero semplici pastiche.

Il suo necrologio sul Times, tuttavia, dichiarava che “la sua influenza sui giovani artisti negli anni Cinquanta e Sessanta fu considerevole, non dal punto di vista stilistico, perché ebbe pochi imitatori, ma per l’atteggiamento verso il proprio lavoro e per l’idea di fondamentale rilevanza dell’arte che comunicò attraverso le sue opere”.

 

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