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Letteratura

Frankenstein di Mary Shelley: 5 cose da sapere sul romanzo

Frankenstein di Mary Shelley, il primo romanzo di fantascienza, compie 203 anni. Ecco 5 curiosità sul celebre racconto gotico

L’11 marzo 1818 uscì la prima edizione di Frankenstein, il celebre romanzo di Mary Shelley. Inizialmente anonimo, l’autrice mise il suo nome nella riedizione del 1831, spiazzando tutta la critica. A più di 200 anni dalla sua pubblicazione, celebriamo quindi l’anniversario della sua uscita con 5 curiosità su quello che è considerato il primo romanzo di fantascienza della storia della letteratura.

Frankenstein di Mary Shelley: tutto ebbe origine da un concorso

L’idea del romanzo nasce durante l’estate del 1816. In quel periodo, infatti, Mary Shelley era in vacanza in Svizzera assieme al fidanzato Percy Bysshe Shelley, lo scrittore e scienziato John William Polidori, il poeta Lord Byron e Claire Clairmont, la sorellastra di Mary. A causa del maltempo, non poterono esplorare la natura come si erano prefissati. Decisero quindi di indire un concorso letterario: ognuno avrebbe dovuto scrivere una storia spaventosa. Polidori scrisse Il vampiro, un racconto horror, e anche Byron si dedicò ai vampiri, creando un frammento che pubblicò assieme al poema Mazeppa. Percy, invece, si ritirò all’ultimo.

Mary all’inizio non sembrava avere idee, ma alla fine un sogno arrivò in suo soccorso. Sognò infatti un uomo disteso che, una volta avviato un potente motore, mostrava segni di vita. Sono state poi molte altre le ispirazioni che l’hanno portata alla creazione del suo romanzo. Uno degli argomenti fu di sicuro il discorso di Percy e Byron sulla teoria di Erasmus Darwin sulla vita dopo la morte di altri protozoi. Nell’Ottocento, inoltre, si stavano conducendo diversi esperimenti sull’elettricità e il gas. Inoltre, grande punto di partenza fu la phantasmagoria, ovvero studi sulle entità sovrannaturali.

Un romanzo sull’umanità

Nonostante l’argomento sovrannaturale, il sottotitolo indica una grande vicinanza all’umanità. The Modern Prometheus (Il Moderno Prometeo) riprende infatti la mitologia greca. Secondo le leggende, Prometeo era un titano incaricato da Zeus di creare gli uomini dall’argilla e animarli col fuoco divino. Il gigante, tuttavia, si affezionò alle sue creature e, impietosito dalle loro condizioni e sofferenze, rubò il fuoco agli dèi e lo portò agli uomini. Per questo motivo, Zeus lo punì duramente.

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Copertina di Frankenstein

Il paragone è quindi più che chiaro. Come Prometeo ha cercato di scavalcare gli dèi, allo stesso modo il dottor Frankenstein prende il posto di Dio per decidere della vita e della morte. L’espressione fu comunque coniata da Immanuel Kant, che la usò per parlare di Benjamin Franklin e i suoi esperimenti con l’elettricità.

Frankenstein vs la creatura

La figura della creatura più famosa nella cultura popolare non è quella creata da Mary Shelley. Anzitutto, Frankenstein è il nome dello scienziato, Victor von Frankenstein, non del mostro. Quest’ultimo è infatti senza nome, ci si riferisce a lui come “creatura”, “mostro”, “esso”. Inoltre, nel romanzo, la creatura non si limita a grugniti. Anche in questo caso si tratta di un dettaglio che viene dal cinema. Nelle pagine del libro, infatti, il mostro si lascia andare a discorsi filosofici e racconta al suo creatore le sue peripezie.

Erroneamente si crede anche che la creatura sia malvagia. Come si evince dai discorsi che fa a Frankenstein, invece, la sua condizione di “malvagità” è dovuta alle sventure che gli sono capitate. Non è infatti nato maligno, ma il rifiuto del suo stesso creatore e le reazioni violente delle altre persone, spaventate dal suo aspetto mostruoso, lo hanno allontanato dalla civiltà. Avendo conosciuto solo odio e disprezzo, allora, la creatura ha imparato ad odiare. “La miseria mi ha reso nemico. Fammi felice e sarò di nuovo virtuoso,” è quello che dice a Victor.

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La creatura, Frankenstein, 1931

Una rivoluzione letteraria

Frankenstein di Mary Shelley è un romanzo rivoluzionario per diversi motivi. Anzitutto, si tratta del primo vero e proprio romanzo di fantascienza. È inoltre il primo che ha introdotto il concetto di “scienziato pazzo”, diventato in seguito un cliché cult soprattutto nel cinema. Anche il nome stesso di Frankenstein è entrato nel linguaggio comune, utilizzato per indicare qualcosa di innaturale e orrendo.

Non è solo questo, tuttavia, ad aver fatto entrare il romanzo nella storia. Sebbene scrittrici donne fossero già esistite, come Jane Austen, Mary Shelley fu la prima – o una delle prime – ad avventurarsi in generi letterari considerati maschili. O per lo meno, rendendosi nota come la vera autrice dell’opera. La critica fu infatti molto stupita, nel 1831, quando scoprì che l’autrice era una donna e, peraltro, molto giovane: quando lo pubblicò la prima volta, infatti, aveva solo 19 anni.

Frankenstein al cinema

Frankenstein è inoltre forse una delle opere di letteratura classiche ha ricevuto più reinterpretazioni in ambito popular. Si contano infatti circa una settantina di film tratti o ispirati al romanzo, così come una trentina di libri tra adattamenti e rielaborazioni. Innumerevoli poi i riferimenti in tutti gli ambiti della cultura popolare, come i richiami in diversi episodi di molte serie TV, come i Simpson o di X-Files, le parodie, come il Rocky Horror Picture Show, e le versioni teatrali, come il Frankenstein del 2011 con Benedict Cumberbatch. La prima versione cinematografica risale addirittura al 1910 con un cortometraggio muto.

Il lungometraggio principale e fondante per l’iconografia successiva è certamente il Frankenstein del 1931 di James Whale con Boris Karloff nei panni della creatura e Colin Clive in quelli del dottor Frankenstein. La rielaborazione più famosa, però, è forse Frankenstein Junior, la parodia cult di Mel Brooks del 1974. Nel film, Gene Wilder interpreta Frederick Frankenstein, lo scettico nipote di Victor che, però, seguirà le sue stesse orme. Il film, nonostante sia più basato sulla tradizione cinematografica che sul romanzo di Mary Shelley, è il classico di maggior successo dell’home video anche in Italia, grazie allo splendido doppiaggio che è riuscito a reinventare le battute e i giochi di parole.

 

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