Funivia Stresa Mottarone
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Funivia Stresa Mottarone: la scarcerazione degli indagati

Il Gip ha disposto la scarcerazione per i tre indagati nella strage della funivia Stresa Mottarone

Nel caso della funivia Stresa Mottarone, Nerini, Perocchio e Tadini sono attualmente indagati per l’incidente che ha causato la morte di 14 persone.

Le accuse sono: concorso in omicidio colposo, falso in atto pubblico e rimozione dolosa di sistemi di sicurezza. Sabato sera 29 maggio 2021, la Gip (giudice analisi preliminari) Donatella Banci Bonamici ha disposto la scarcerazione degli indagati Luigi Nerini ed Enrico Perocchio. I due sono rispettivamente amministratore della società che ha in gestione la funivia del Mottarone e direttore del servizio della funivia.

L’arresto di Nerini e Perocchio è avvenuto nella mattina di mercoledì  26 maggio, in seguito alle indagini per l’incidente avvenuto domenica 23. Ritenendo insufficienti gli elementi che avevano condotto al loro arresto e non essendoci rischi di fuga, la Gip non ha convalidato la custodia in carcere per i tre indagati. Per quanto riguarda il caposervizio della funivia Gabriele Tadini però, si sono invece stabiliti gli arresti domiciliari.

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Scarcerazione anche per Gabriele Tadini. Ma resta l’indagato con l’accusa più grave nella la strage della funivia Stresa Mottarone

Resta grave l’accusa nei confronti del caposervizio della funivia Gabriele Tadini, il quale  ha confermato di aver lasciato inseriti sul carrello della cabina della funivia i “forchettoni”. L’impiego di questi era finalizzato ad evitare che si attivassero in continuazione i freni di emergenza. A posteriori è stato stabilito che se questi fossero stati in funzione però, quella domenica del 23 maggio, in seguito alla rottura della fune trainante, la cabina della funivia si sarebbe arrestata e quella che ad oggi risulta la strage della funivia Stresa Mottarone, avrebbe potuto essere un guasto nell’impianto tecnico, privo di perdite umane.

Per quanto riguarda gli indagati, Nerini e Perocchio, secondo quanto rivelato da Tadini, erano entrambi a conoscenza del fatto che la funivia fosse in funzione senza freni di emergenza. Ma in seguito alla negazione della veridicità di questa dichiarazione, la Gip ha considerato la sola testimonianza di Tadini insufficiente per l’arresto dei due.

Ad oggi, la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi ha dichiarato che gli indagati resteranno questi. Le indagini, inoltre, proseguiranno con la finalità di capire la causa della rottura della fune trainante.

Ordinanza di scarcerazione nei confronti dei tre indagati:

Secondo il gip il fermo per i tre “è stato eseguito al di fuori dei casi previsti dalla legge” e per questo non può essere convalidato. La motivazione addotta dalla procura era quella del pericolo di fuga, che però secondo il gip non sussiste.

Durissime le motivazioni per non convalidare il fermo: “Suggestivo ma assolutamente non conferente è il richiamo al ‘clamore mediatico’” spiega il giudice, che definisce “di totale irrilevanza” questo dettaglio in merito al pericolo di fuga per i fermati.

Nel dettaglio, la gip sottolinea anche che non si comprende perché Perocchio o Nerini avrebbero dovuto “avallare” la decisione di inserire i forchettoni come fatto, e ammesso, da Tadini. Le dichiarazioni rese dai testimoni infatti accuserebbero Tadini ma non direbbero nulla, secondo il gip, a proposito della “correità” degli altri due.

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