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Gas, c’è un nuovo accordo con l’Egitto: verso l’indipendenza dalla Russia

Trovato l’accordo con l’Egitto sul gas

Continua la strategia italiana per garantire la diversificazione delle fonti energetiche e spezzare la dipendenza dalle importazioni russe. Dopo l’Algeria, è adesso la volta del gas proveniente dall’Egitto. L’Italia, quindi, si appoggerà ai maggiori produttori africani, tra cui i Paesi che, come l’Egitto, non hanno buoni rapporti con il nostro Stato.

C’è un nuovo accordo che ha come protagonisti l’Eni, per l’Italia, e l’Engas, per l’Egitto. Esso si basa sull’aumento della produzione e dell’esportazione di gas liquefatto (Gnl) equivalente a tre miliardi di metri cubi in più l’anno.

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L’accordo sul gas con l’Egitto

Ci sono delle differenze tra gli accordi con Algeria ed Egitto. Dalla prima, il metano arriva in Italia tramite i gasdotti che attraversano la Tunisia e il Mediterraneo. Dall’Egitto, invece, il Gnl viene caricato via nave per essere poi lavorato in uno dei nostri tre rigassificatori presenti a Livorno, Rovigo e La Spezia.

Secondo alcuni esperti, tuttavia, il prossimo inverno arriveranno dall’Egitto non più di 1,5 miliardi di metri cubi di gas all’Italia. Tutto dipenderà dalla diminuzione delle forniture russe e dalla domanda di mercato.

Nei giorni successivi a Pasqua, Mario Draghi si impegnerà a portare avanti nuovi accordi sul gas. Sarà la volta di Congo e Angola, altri due Paesi dove Eni è presente da anni e da cui si potrebbero ottenere altri 5 miliardi di metri cubi di gas. Tutte mosse che di certo non passano inosservate al Cremlino, che sta già lavorando al momento in cui l’Europa farà a meno del gas in arrivo dai giacimenti siberiani. “Possiamo venderlo ad altre parti del mondo”, ha detto Putin lasciando intendere il suo interesse per Cina e India. Ma a quel punto sarebbe costretto al trasporto via nave, vista la scarsità di gasdotti verso sud.

Gas dall’Egitto: le conflittualità sul caso Regeni

Per siglare l’accordo con l’Egitto si è scelto un basso profilo. Infatti, i rapporti tra Roma e il Cairo non sono per niente semplici. Pesano ancora molto gli strascichi del caso Regeni, dall’inchiesta sulla morte alla ricerca dei colpevoli tra gli apparati di sicurezza egiziani.

Anche per questo è stato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, a guidare le trattative. La società è presente nel Paese dal 1954. Dunque, a qualsiasi accordo con il Cairo non verrà attribuito alcun significato politico lontanamente simile a quello raggiunto con l’Algeria. Non è prevista neanche un’eventuale visita del premier Draghi o dei suoi ministri.

 

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Editor: Susanna Bosio

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