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Gas russo in Italia: Mario Draghi pensa a un piano in caso di blocco totale da Mosca

L’Italia e la dipendenza dal gas russo: a quale piano penserà Draghi per sostituirlo?

La guerra che Putin ha scatenato contro l’Ucraina ha sollevato la questione energetica europea e, in particolare, la dipendenza russa nel mercato del gas. Mario Draghi sta cercando delle soluzioni per l’Italia nel caso avvenissero grossi tagli sul gas russo o un eventuale blocco totale.

La Commissione europea cerca di trovare delle strategie per staccarsi da Mosca e ottenere il gas da altri Paesi fornitori.

Ma cosa potrebbe accadere se la Russia, come minaccia già di fare, smettesse di fornirci il gas? E quali altre soluzioni abbiamo?

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Italia: la dipendenza dal gas russo

Le importazioni di gas russo con l’Unione Sovietica iniziarono già negli anni ’60, permettendo all’Italia e all’Occidente di sostituire il petrolio mediorientale e i conseguenti prezzi alle stelle. Dal 2000 in poi, per Vladimir Putin il gas è diventato come una leva politica da sfruttare nelle crisi ucraine. E la prospettiva di taglio totale all’Europa non è mai stata presa in considerazione, neanche negli scenari peggiori.

Chi è più dipendente dalla Russia in Europa è sicuramente la Germania, con il 51% del suo import. Ma a seguirla è di poco l’Italia, con il 40% del gas totale importato. Dunque, lo stop al gas russo è fortemente da scongiurare. Perché ciò costringerebbe il nostro governo ad imporre un razionamento, e quindi dei blackout nella corrente elettrica o nelle erogazioni di gas ad uso domestico e industriale.

In più, è evidente che sostituire dall’oggi al domani 29 miliardi di metri cubi importati dal nostro Paese sarebbe molto difficile nel medio termine.

L’Italia e la dipendenza dal gas russo: il piano di Draghi

L’obiettivo di Palazzo Chigi è quello di dimezzare la dipendenza dal gas russo nel breve periodo, fino all’azzeramento delle importazioni nel giro di due anni. Mario Draghi è in stretto contatto con Ursula von der Leyen per un confronto sul piano europeo sull’energia cui sta lavorando la Commissione Ue.

Il premier pochi giorni fa ha annunciato la possibilità di riaprire alcune centrali a carbone, quelle di La Spezia e di Monfalcone. Se tornassero operative le 7 centrali a carbone si risparmierebbero 8 miliardi di metri cubi l’anno di gas. Ma comunque le difficoltà per il riavvio portano la stima a 4 miliardi.

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Lo scenario

Insomma, il tempo ora non gioca a nostro favore. Il rischio di un’interruzione di forniture dalla Russia potrebbe diventare reale sulla base dell’andamento della guerra in atto. L’Italia ha un’autonomia di almeno 8 settimane in caso di un blocco totale. Ma bisogna vedere quale sarà la situazione nel prossimo autunno.

Se va bene, la dipendenza dalla Russia si abbasserà da 29 miliardi di metri cubi a 14 miliardi. Vuol dire che comunque la situazione non sarà migliorata di tanto. I governi europei, con i loro 27 sistemi differenti e spesso poco integrabili tra loro, dovranno riuscire ad andare oltre il proprio interesse particolare. E dovranno essere in grado di condividere i costi le opportunità di una transizione energetica, che fino ad ora è stata aggravata da instabilità politiche e tensioni sociali.

 

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Editor: Susanna Bosio

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