Dizionario Opera

Gita in campagna, La

Dopo un fortunato esordio operistico sulla scia delle tendenze post-veriste e neogotiche del primo Novecento italiano ( Ginevra degli Almieri , Roma 1937, su libretto del regista Giovacchino Forzano, sorta di tardivo omaggio a Gianni Schicchi ), e un’opera seconda di stampo analogo ( Lo stendardo di San Giorgio , Genova 1941), il compositore romano mutò radicalmente i suoi orientamenti stilistici. Ne fece le spese proprio La gita in campagna , la cui première – posta al centro di un trittico di opere ‘moderne’, le cui ‘ante’ erano formate dalla Figlia del diavolo di Virgilio Mortari e da Amelia al ballo di Menotti – sfociò in uno scandalo, causato non da ultimo dalla presenza sul palcoscenico di un’automobile. Il libretto, ricavato dallo stesso Moravia dal suo racconto Andare verso il popolo , è, solo in apparenza, di una semplicità disarmante.

Durante l’ultimo anno di guerra Ornella e Mario, una giovane coppia, decide di fare una gita in automobile nella campagna romana, salvo rimanere a piedi a causa del radiatore surriscaldato. Alla ricerca di un secchio d’acqua, si avvicinano a un desolato casolare abitato da (ex) contadini, andando appunto «verso il popolo». Senonché la sua inquilina Leonia, ridotta in miseria a dal passaggio dei soldati nazisti, candidamente confessa di sbarcare il lunario derubando i passanti. Giusto perché «noialtre donne non sta bene che ci facciam vedere mezze nude», Leonia lascia a Ornella il suo bel vestito; ma ai due malcapitati toglie tutto il resto, sfamando così il suo consistente nucleo famigliare, che richiama infine alla rapina con grida di esultanza.

L’operina, dalla durata di appena una trentina di minuti, si pone all’incrocio di tendenze neorealiste – rilevabili nell’ambientazione, che contrasta fortemente con l’estrazione snob dei due fidanzatini – grottesche (l’assurdità del rituale cui vengono sottoposti Mario e Ornella) e genericamente satiriche: l’involontario spogliarello è contrappuntato da marcati richiami al jazz, con un assolo di pianoforte sostenuto dalla batteria, mentre il resto della scorrevole partitura si situa dalle parti di una ‘dodecafonia moderata’, a tratti orecchiabile (ritmi di valzer), che non ostacola minimamente l’intelligibilità delle parole; da notare anche l’intervento di una fisarmonica e qualche eco del Nino Rota più disinvolto. Dopo l’ éclat della ‘prima’ scaligera, con scene di Guttuso e la direzione di Nino Sanzogno, La gita in campagna venne ripresa varie volte negli anni Cinquanta, a Colonia, Oldenburg, Brema e negli Stati Uniti, nonché all’Accademia filarmonica romana (con la regìa di Luigi Squarzina) e alla Rai di Milano, confermando il sostanziale interesse di un lavoro graffiante sì, ma in contrasto con l’‘impegno’ prescritto, forse con troppo rigore, in tante opere ad essa contemporanee.

Type:

Opera in un atto e tre quadri

Author:

Mario Peragallo (1910-)

Subject:

libretto di Alberto Moravia

First:

Milano, Teatro alla Scala, 25 marzo 1954

Cast:

Ornella (S), Mario (T), Leonia (Ms), Alfredo (B/Bar); contadini

Signature:

j.s.

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