Mame Moda Giulia Mensitieri, scandalo nella moda francese. ritratto antropologa
Moda

GIULIA MENSITIERI, SCANDALO NELLA MODA FRANCESE

Giulia Mensitieri denuncia, con un libro, un grave scandalo nell’industria della moda francese

Non è tutto oro quello che luccica. Questa è l’opinione di Giulia Mensitieri che mette a nudo alcuni gravi episodi che vedono protagonista il settore moda francese.

Il nuovo libro dell’antropologa Mensitieri mette in discussione il dietro le quinte dell’acclamato fashion biz francese che rappresenta, per la Francia, il secondo settore trainante dell’industria d’oltralpe con 15 miliardi di euro.

Mame Moda Giulia Mensitieri, scandalo nella moda francese. Copertina libro
Copertina del libro firmato da Giulia Mensitieri

Le plus beau métier du monde” diventa, dunque, il manifesto dei sarti e designer sfruttati dal sistema e che gridano a voce alta lo scandalo.

È il caso di Mia, una stilista italiana che, sebbene lavorasse per un’importante casa di moda francese, non poteva permettersi nemmeno il lusso di avere una casa in affitto o mangiare in un ristorante. Non riusciva nemmeno a racimolare qualche euro per pagare la bolletta telefonica.

La nota maison “accomodava” la sua prestazione con un buono di 4.500 euro da spendere nella loro boutique. Tale riguardo, c’è da dire, le era generosamente accreditato per un lavoro di una settimana. Ma questo, chiaramente, non può considerarsi uno vero stipendio.

Ciò che evidenzia lo studi di Giulia Mensitieri (condotto su cinquanta campioni) è la totale (o quasi) indifferenza del settore che ha valutato, dopo la lettura, “Le plus beau métier du monde“, poco obiettivo.

L’unico a commentare il libro è stato Jean Paul Gaultier che ha stigmatizzato il lavoro dell’antropologa. Del resto, proprio lo stilista francese è stato oggetto di analisi con l’accusa di aver retribuito con salario minimo una delle sue creative che, ad ogni modo, lo ha ritenuto un padre, il suo mentore.

Lavorare nella moda, dunque, sarebbe un privilegio non retribuito.

Il messaggio è che non devi essere pagato perché sei fortunato ad esserci” dichiara Giulia alla giornalista del The Guardian.

Nel libro, inoltre, viene denunciata una sorta di mobbing sul posto di lavoro: dal modello astemio costretto a bere per sembrare più rock’n’roll alla stylist maltrattata perché non riusciva ad accontentare le disposizione del suo boss.

Una riflessione, seppur superficiale, andrebbe fatta. Quindi vi lascio con un punto di domanda: quali lati oscuri si celano dietro il sistema? È davvero possibile che basti una borsa griffata per ripagare il creativo di uno sforzo prosfuso per il successo del marchio? E chi sono, davvero, i “sudditi” della moda?

 

La voce Jean Paul Gaultier è consultabile sul Dizionario della Moda di MAM-e.it

La sua prima collezione di prêt-à-porter maschile, per la primavera-estate ’84 (titolo emblematico: L’uomo-oggetto), gli offre nuovi territori d’ironia, di travestimento e di rimescolamento delle zone erogene dell’uomo (la scollatura profonda sulla schiena), trasposti dal vestiario d’una donna che nell’inverno precedente ha sbeffeggiato con serissimi trench e impermeabili. Arriveranno in seguito l’uomo con la gonna e persino in “princesse“.

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