Dizionario Opera

Giulio Cesare

A cinque anni dalla fondazione della Royal Academy of Music, H&aulm;ndel era ancora impegnato nella competizione con il compositore Giovanni Bononcini, il quale nella stagione 1723-24 presentò due nuove opere, Farnace e Calfurnia . La risposta del musicista tedesco fu Giulio Cesare in Egitto , che riscosse un così grande successo da spingere Bononcini ad abbandonare il suo incarico nella stagione successiva. Il libretto porta la firma di Nicola Francesco Haym, segretario italiano dell’Academy, e si ispira al Giulio Cesare in Egitto di Giacomo Francesco Bussani, presentato nel 1677 a Venezia con musiche di Antonio Sartorio. L’elaborazione del libretto originale implicò come di consueto la redazione di nuovi testi per le arie e la riduzione dei recitativi, che risultavano di difficile comprensione per il pubblico inglese. Dopo le 13 rappresentazioni del 1724, Giulio Cesare fu ripreso l’anno seguente e ancora nel 1730 e nel 1732. Tra le modifiche apportate nel 1725 vi è quella legata alla parte di Sesto, che in quell’occasione fu affidata al tenore Francesco Borosini: solo due arie furono semplicemente trasposte di un’ottava, mentre le altre tre vennero completamente riscritte in relazione alla nuova voce. Nireno e Curio, personaggi secondari che interpretavano soltanto recitativi, furono eliminati. L’opera riscosse un grande successo anche fuori dell’Inghilterra: tra il 1725 e il ’37 fu presentata più volte in Germania, a Braunschweig e Amburgo, dove ebbe ben quaranta repliche. Giulio Cesare fu tra le prime opere presentate nel nostro secolo: a Göttingen, nella versione elaborata da Oskar Hagen (nel 1922, dopo Rodelinda e Ottone ); nel ’27 fu rappresentato a Darmstadt in un allestimento d’avanguardia con la regia di Arthur Maria Rabenalt, mentre nel ’30 fu interpretato dalla London Festival Opera Company al Teatro alla Scala. In seguito il personaggio di Cleopatra è stato interpretato da celebri cantanti quali Joan Sutherland e Montserrat Caballé.

L’episodio storico alla base dell’opera è la campagna d’Egitto di Giulio Cesare nel 48-47 a. C.: Cesare giunge in Egitto per inseguire il nemico Pompeo, in fuga dopo la sconfitta di Farsalo. Cornelia, moglie di Pompeo, e suo figlio Sesto invocano clemenza e il condottiero promette una riappacificazione, ma essi ignorano che il re d’Egitto Tolomeo ha fatto uccidere il fuggitivo nella speranza di entrare nelle grazie di Cesare. Questi, però, quando il comandante egiziano Achilla gli porta la testa del nemico, è sdegnato di fronte a un gesto così empio. Achilla riferisce al re la reazione di Cesare e si impegna a ucciderlo in cambio della mano di Cornelia, di cui è innamorato. Cleopatra, sorella di Tolomeo, vede in Cesare un prezioso alleato per conquistare il trono d’Egitto, cui aspira in quanto primogenita; dapprima cerca di sedurre il condottiero romano presentandosi come Lidia, una fanciulla del suo seguito, ma poi si innamora davvero e rivela la propria identità. Nello scontro tra romani ed egiziani la sorte arride inizialmente a Tolomeo: Cornelia e Sesto cadono nelle mani nemiche dopo che il giovane ha tentato di uccidere il re, Cleopatra viene imprigionata e pare che Cesare sia perito in mare. In verità egli è salvo e sconfigge le truppe di Tolomeo con l’aiuto di Sesto e di Achilla, che ha abbandonato il suo re perché gli ha negato la mano di Cornelia e muore sul campo di battaglia. Tolomeo, ancora ignaro dell’esito dello scontro, cerca di conquistare Cornelia ma viene ucciso da Sesto che riesce finalmente a compiere la sua vendetta. Cesare affida a Cleopatra il regno d’Egitto e tutti festeggiano il ritorno della pace.

H&aulm;ndel si riservò un periodo di tempo insolitamente lungo per la composizione, iniziata nell’estate del 1723 e terminata a ridosso della ‘prima’ nel febbraio successivo. Come spesso accadeva in quell’epoca, il musicista apportò notevoli modifiche alla sua composizione dopo aver appreso i nomi degli interpreti: nella prima versione del primo atto Cornelia era un soprano, Sesto un contralto e Tolomeo un tenore. Ancora a pochi giorni dalla ‘prima’ il compositore continuò a rivedere e rielaborare la sua opera, spostando le arie da un atto all’altro o riscrivendone alcune, tanto che il copista dovette preparare una seconda partitura. Il libretto, estremamente complicato, rientra pienamente nella tipologia premetastasiana per l’intreccio di vicende amorose e intrighi di corte che si succedono in rapidi cambi di scene. H&aulm;ndel approfondì le situazioni drammatiche in una partitura estremamente ricca e variegata, scrivendo quella che ancor oggi è considerata una delle sue migliori opere di soggetto eroico. I ruoli di Cesare e Cleopatra, affidati al castrato Senesino e a Francesca Cuzzoni e comprendenti ben otto arie e due recitativi accompagnati per ciascuno, sfruttano pienamente le doti vocali ed espressive dei due interpreti dando luogo a personaggi a tutto tondo; Cornelia e Sesto risultano invece più statici poiché sono colti nel loro affetto fondamentale, l’una addolorata per la morte del marito e costretta a difendere la sua virtù dagli assalti di Achilla e Tolomeo, l’altro impegnato a vendicare la morte del padre. Cleopatra è il personaggio più sfaccettato: se inizialmente si vale delle sue astuzie femminili per sedurre Cesare e conquistare il trono d’Egitto, ben presto la storia d’amore cominciata per opportunità politica diviene un sentimento autentico. Questa trasformazione è rispecchiata puntualmente dalla musica: quando comprende che Cesare è in pericolo e poi pensa addirittura che sia morto, Cleopatra intona due arie di grande intensità drammatica, “Se pietà di me non senti” (II,8) e “Piangerò la sorte mia” (III,3). Per esemplificare il carattere sensuale che attraversa tutta l’opera si può citare invece l’aria “V’adoro, pupille”, in cui Cleopatra, nelle vesti di Lidia,compare a Cesare circondata dalle muse del Parnaso (II,2); questo brano impiega due orchestre, di cui una è un ensemble sulla scena comprendente archi con sordino, oboe, tiorba, arpa, fagotti e viola da gamba concertante.

Una delle pagine più note del Giulio Cesare in Egitto è il recitativo accompagnato del protagonista “Alma del gran Pompeo” (I,7), assente nel libretto originale di Bussani, che contiene alcune riflessioni di carattere filosofico sulla precarietà della vita umana. H&aulm;ndel adotta qui l’insolita chiave di sol diesis minore, che alla fine approda enarmonicamente al la bemolle minore passando attraverso audaci modulazioni (secondo il giudizio ammirato di Burney, «non vi è quasi nessun accordo che l’orecchio possa prevedere»). In questo e altri recitativi, come “Che sento? oh Dio!” di Cleopatra e “Dall’ondoso periglio” di Cesare, il compositore impiega una ricchezza musicale del tutto inconsueta per un recitativo.

Un altro effetto squisitamente musicale è impiegato nell’aria “Al lampo dell’armi” (II,8), in cui il protagonista giura di difendere se stesso e Cleopatra dalle trame della corte di Tolomeo: l’effetto drammatico è amplificato dall’intervento del coro dei congiurati alla fine dell’aria (“Morà, morà, Cesare morà!”) che, in mancanza del coro vero e proprio, veniva allora interpretato dall’ ensemble dei solisti fuori scena. È da osservare poi la grande ricchezza dell’orchestrazione (che comprende anche flauti, corni e trombe – aggiunte nella versione del 1725 – e il citato ensemble sulla scena), che viene sfruttata con effetti mirabili anche nelle pagine strumentali di carattere guerresco.

Type:

Dramma per musica in tre atti

Author:

Georg Friedrich H&aulm;ndel (1685-1759)

Subject:

libretto di Nicola Francesco Haym

First:

Londra, King’s Theatre, 20 febbraio 1724

Cast:

Giulio Cesare (A), Curio (B), Cornelia (A), Sesto (S), Cleopatra (S), Tolomeo (A), Achilla (B), Nireno (A)

Signature:

c.p.

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