GIUSEPPE PENONE RIVOLUZIONA IL MART
Una monumentale installazione appare subito nel vano scale del MART. È un’opera di Giuseppe Penone, fra le figure più importanti dell’arte povera italiana, i suoi lavori si distaccano dal linguaggio canonico di scultura, sono innovativi, sono i suoi. Sono gli stessi che fino al 26 giugno invaderanno le stanze del Museo di Rovereto, mescolandosi all’architettura, intrecciandosi con essa. Come vuole la nuova linea del Mart nel nuovo allestimento e restauro, in cui i confini fra una stanza e l’altra sono spariti come a dare il via a una nuova era visiva.
Spazio di luce, per esempio, si arrampica lungo le pareti del cavedio, punto di congiunzione tra le sale espositive. Un albero di oro e bronzo ancorato alle scale costringe a sbirciare fra le sale dei piani superiori, dove le pareti interne sono state abbattute, solo i pilastri e i muri perimetrali scandiscono l’allestimento. Ora illuminato da lucernari.
Così mente l’architettura di Mario Botta si investe di una nuova funzione, la scultura di Penone diventa parte integrante di essa lungo tutto il percorso espositivo. In cui spicca l’universo vegetale, tema caro all’artista piemontese, che nella sua carriera ha riflettuto sulla natura attraverso l’utilizzo di diversi materiali: il bronzo, il marmo, il legno, la terracotta, il cristallo, l’onice o il fogliame.
Opere che hanno un inizio, ma mai una fine. Penone è interessato alla percezione, spesso modifica i lavori in occasione delle istallazioni successive, o “costringe” gli spazi ad adattarsi a loro. Come è successo al Mart, che ha addirittura abbattuto le mura per lasciarsi investire dalla sculture, spesso immense. Come Sigillo che si insinua prepotentemente nello spazio, un tappeto di marmo candido e venato che si srotola per molti metri.
Giuseppe Penone. Scultura
Fino al 26 giugno
MART, Rovereto
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