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GLI INCENDI IN AMAZZONIA E LA FUGA DI VF CORP

La VF Corp non perdona la cattiva gestione degli incendi in Amazzonia.

I devastanti incendi che avvolgono la foresta pluviale dell’Amazzonia in Brasile stanno provocando, oltre che la più grande perdita naturalistica, anche una dura reazione della VF Corp.

E’ il caso di numerosi brand tra cui Vans, Timberland e North Face, che hanno appena comunicato che non acquisteranno più riforniture di pellami dal Brasile.

Infatti VF Corp, proprietaria dei brand sopracitati, da quanto si legge in una nota ufficiale, sta ritirando tutti gli investimenti nella pelle brasiliana. 

Di fatto VF ha dichiarato che riprenderà ad acquistare pelle brasiliana quando avrà fiducia e certezza che i materiali utilizzati nei loro prodotti non contribuiscano al danno ambientale nel paese.

Per altro l’identità di questa corporation americana della moda è spiccatamente improntata alla sostenibilità ambientale, dunque la grave mancata tutela del polmone verde d’ America per eccellenza diventa chiaramente imperdonabile.

Gli incendi più violenti d’Amazzonia e gli investimenti in fuga.

Purtroppo la crisi incendiaria di quest’anno, che secondo l’INPE, agenzia spaziale brasiliana, è la peggiore dal 2010, solleva i timori di aziende che si vedono costrette a lasciare il Brasile tra la pubblicità sfavorevole che circonda la gestione della foresta in fiamme e la prospettiva di sanzioni internazionali. 

Tuttavia il provvedimento aziendale della VF Corp, in risposta alla gestione degli incendi in Amazzonia, è stato il più pragmatico e netto mai preso prima.

Il marchio Vans di VF Corp.

Solo pochi mesi fà le fiamme avvolgevano un altro patrimonio dell’umanità, ovvero la cattedrale di Notre Dame, e la gestione, visibilità e coordinazione di soccorso, sono state diametralmente opposte.

L’ambiguità dei provvedimenti di Bolsonaro.

In effetti, gli innumerevoli incendi che hanno attraversato l’Amazzonia hanno generato una pesante crisi internazionale per il Brasile.

Non sono mancate proteste pubbliche e interventi di leader mondiali che sostanzialmente esprimono preoccupazione per il fatto che il governo di Bolsonaro sta facendo troppo poco per proteggere la più grande foresta pluviale tropicale del mondo.

Quindi, dopo la pioggia di critiche, Bolsonaro ha deciso di inviare i militari per sostenere gli sforzi antincendio.

Da allora l’emergenza si è leggermente attenuata. Infatti da sabato 24 agosto, in Amazzonia, si sono registrati da 3.917 focolai a 2.696, secondo i dati INPE. Dunque c’è un calo del 31% rispetto ai giorni precedenti l’intervento militare. 

Tuttavia le ripercussioni internazionali, per i blandi e tardivi soccorsi prestati, cominciano a manifestarsi nella loro concretezza.

Probabilmente i capitali in fuga porranno oltre che l’attenzione dell’opinione pubblica anche quella di un presidente dal discutibile tempismo.

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