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Gli sconfitti delle elezioni: Letta e Salvini al capolinea

Se Fratelli d’Italia ha trionfato alle elezioni 2022 ci sono sicuramente due partiti e i relativi leader che ne escono sconfitti. Il PD di Letta e la Lega di Salvini devono cambiare

Dopo il deludente risultato elettorale il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha già dichiarato che non si ricandiderà alla segreteria al congresso del prossimo marzo, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, per ora non molla.

Via Letta dentro Bonaccini?

Ciò che i risultati delle elezioni dicono per quanto riguarda il PD è che c’è una netta spaccatura tra i voti ottenuti in generale e quelli nelle città. Per esempio, a Milano il PD è il primo partito ma se si estende il raggio alla provincia cede il posto a Fratelli d’Italia. Ed è da qui che il PD può ripartire: dagli amministratori locali. Non a caso il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, si sta muovendo per la conquista della segreteria centrale forte dei buoni risultati ottenuti dal PD locale. Altro punto che gioca a favore di Bonaccini è la constatazione che le correnti di palazzo non hanno funzionato e hanno portato il PD a una sconfitta dopo l’altra.

I capigruppo, i vari Zingaretti e Orlando e le segreterie probabilmente si opporranno a un cambiamento drastico che arriva dall’esterno. In particolare, il candidato prescelto dalla segreteria centrale romana e dalla sinistra del partito è Peppe Provenzano è in allarme. Dello stesso avviso di Bonaccini è anche il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.  “Va smantellato l’intero modello su cui il Pd si fonda. Basta con i capi corrente. Basta con l’auto conservazione come unico scopo della politica”, come riportato dal Corriere della Sera.

L’outsider: Schlein

Un altro nome che ultimamente sta prendendo piede, e che ha anche ricevuto una sorta di benedizione dal The Guardian, e che potrebbe gareggiare con o contro Bonaccini è la sua vice Elly Schlein. Lei è ha già ricevuto un appoggio politico dal grande vecchio Romano Prodi e da Letta stesso la vorrebbe come nuovo, e non solo prossimo, segretario.

Il centrosinistra ha fallito alle elezioni anche perché si è ritrovato impreparato ad affrontare le richieste del mondo moderno e dei giovani. Elly Schlein, 37 anni, è cittadina italiana, statunitense e svizzera è una promotrice dei diritti civili e dell’ambientalismo e rappresenta tutto ciò che è mancato al PD in questi anni. Apertura al mondo, alla modernità interpretata sia come parità di genere (non è possibile che in Italia la prima premier donna sarà probabilmente espressione del post fascismo) e come difesa del diverso (sessuale, etnico, etc…).

La basa elettorale spinge per la sua candidatura, che al momento è tecnicamente impossibile perché ha stracciato la tessera del PD in protesta al Jobs Act di Renzi, ed è anche l’ora che il cosiddetto centrosinistra si convinca che serve freschezza, visione dell’Italia e dell’Europa e di competenza.

Indiscrezioni dicono che lei non è però la candidata ideale dei capi corrente al Nazareno ma è l’unica che può ostacolare l’ascesa di Bonaccini che è visto più come una minaccia per gli equilibri interni. C’è chi anche spinge per la candidatura dei sindaci di Firenze, Dario Nardella, e di Pesaro, Matteo Ricci, per contrastare Bonaccini utilizzando amministratori locali come lui.

Salvini al copolinea. Maroni ha già in mente il nome del nuovo segretario

Anche dall’altra parte dello schieramento elettorale, in quello vincente a dire il vero, c’è un partito che deve rivedere la propria leadership. Salvini in 4 anni ha portato la Lega dal 17% circa ottenuto alle elezioni del 2018 all’8,9% e ora i vertici pensano a congresso straordinario. Oggi è intervenuto l’ex segretario Roberto Maroni che pensa già al post Salvini. “E ora si parla di un congresso straordinario della Lega. Ci vuole e io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma per adesso non faccio nomi”, ha detto.

Anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, è stato critico nei confronti del risultato elettorale e apre all’analisi delle cause.  “Il voto degli elettori va rispettato, perché, come diceva Rousseau nel suo contratto sociale, ‘il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega’.

“È un momento delicato per la Lega ed è bene affrontarlo con serietà perché è fondamentale capire fino in fondo quali aspetti hanno portato l’elettore a scegliere diversamente”, ha aggiunto. A differenza di Letta Salvini non ha intenzione di fare un passo indietro autonomamente e neanche il non ottenimento del Viminale, come dichiarato oggi da Meloni, sembra invogliarlo a rimettere in discussione la leadership della Lega.

 

 

Foto di copertina: Sky TG24

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Editor: Lorenzo Bossola

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