Grande maniera: Maniera maestosa e retorica della pittura storica
Grande maniera. Termine applicato alla maniera maestosa e retorica della pittura storica, che nella teoria accademica considerano appropriata ai soggetti più seri e importanti
Grande maniera. Termine applicato alla maniera maestosa e retorica della pittura storica, che nella teoria accademica considerano appropriata ai soggetti più seri e importanti. La definizione classica di questi principi si può leggere nel terzo e nel quarto dei Discorsi (1770 e 1771) di Reynolds, dove si asserisce che il grande gusto degli italiani, il beau ideal dei francesi, il great style, genius e taste degli inglesi, sono soltanto modi diversi di chiamare la stessa cosa.
Cecil Gould
Cecil Gould (An introduction to Italian Renaissance Painting, 1957) giustamente asserisce che “la Grande Maniera è un atteggiamento piuttosto che uno stile” e prosegue spiegando lucidamente alcune delle sue caratteristiche: “Lo scopo principale è di trascendere la natura… Il soggetto nel complesso deve trovarsi su un piano trascendente ed elevato… Similmente le figure individuali in tale scena devono essere ripulite dalla volgarità dell’ordinaria esistenza… Lo sfondo di paesaggio e i dettagli ornamentali devono essere ridotti al minimo e le particolarità individuali della fisionomia umana assolutamente eliminate.
I drappeggi appaiono semplici
I drappeggi appaiono semplici ma ampi e nobili e assolutamente da evitare i costumi all’ultima moda. Se così non fosse, sarebbe meglio che i personaggi fossero nudi”. L’idea della grande maniera si delineò in Italia nel XVII secolo specialmente con gli scritti di Bellori. Il suo amico Poussin e i grandi pittori bolognesi di quel secolo ne furono considerati importanti esponenti, ma si ritenne concordemente che il più grande di tutti sia stato Raffaello.
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