Dizionario Arte

Grünewald, Mathis

Pittore tedesco, il più grande fra i contemporanei di Dürer. Il suo vero nome era Mathis Gothardt, o Neithardt, ma lo si scoprì solo negli anni Trenta del Novecento. L’origine del soprannome Grünewald (verde-bosco) non è nota ma è certo che non fu in uso prima del XVII secolo, in particolare da parte di Sandrart, autore della prima biografia dell’artista nel suo Teutsche Akademie (1675). Questa incertezza circa l’identità dell’artista riflette l’isolamento e l’individualità della sua opera e l’oscurità nella quale cadde dopo la morte; non ebbe discepoli noti e (a differenza di molti contemporanei tedeschi) non fece xilografie o altre incisioni, opere che sarebbero state veicolo di diffusione del suo nome. In vita ebbe successo per la maggior parte della carriera, lavorando come pittore di corte di due consecutivi arcivescovi di Magonza, ma la sua reputazione non gli sopravvisse a lungo e nel 1597, quando l’imperatore Rodolfo II (vedi Asburgo) cercò di acquistare il suo capolavoro, la pala di Isenheim, il nome dell’autore era già stato dimenticato.
La documentazione rimasta su Grünewald è scarsa e talvolta incerta poiché è risultato che certe informazioni, in passato ritenute a lui riferibili, parlavano di fatto di altri artisti chiamati ‘Master Mathis’ (un nome a quel tempo molto comune). Trascorse gran parte della sua carriera ad Aschaffenburg, una città vicina a Francoforte dove la sua presenza è documentata con certezza nel 1504-05. Nel 1510 era al servizio dell’arcivescovo di Magonza Uriel von Gemmingen, la cui residenza ufficiale era ad Aschaffenburg. Von Gemmingen morì nel 1514 e Grünewald passò al servizio del successore Albrecht von Brandeburg (che era anche arcivescovo di Magdeburgo). Oltre a essere pittore, si sa di lui che lavorò come ingegnere idraulico e supervisore di opere di architettura. Il poco che si conosce della sua vita privata proviene da Sandrart, che lo descrive come malinconico e solitario e parla di un infelice matrimonio negli ultimi anni della sua vita; di questo matrimonio non esiste conferma documentata ma si conosce l’esistenza di un figlio adottivo chiamato Andreas Neithardt, il cui cognome il pittore alle volte usò per se stesso in documenti che si riferivano al ragazzo, creando così uno dei motivi di confusione sulla sua identità.
L’opera di Grünewald è in completo contrasto con quella di Dürer. Laddove Dürer -un intellettuale imbevuto delle idee del rinascimento -aveva una sconfinata curiosità sul mondo, Grünewald era concentrato esclusivamente sulla tematica religiosa e in particolare sulla crocifissione, un soggetto che fece totalmente proprio. La sua più famosa realizzazione di questo soggetto è il pannello centrale del suo capolavoro, la pala d’altare per l’ospedale dell’abbazia degli antoniti di Isenheim in Alsazia, completata verso il 1515 e ora al Museo d’Underlinden a Colmar. L’ospedale di Isenheim curava in particolare le vittime della peste, e la concentrazione sui terrorizzanti spasimi fisici di Cristo, sul suo corpo orribilmente straziato e lacerato, doveva servire a sostenere la fede degli ammalati ricordando loro che anch’egli aveva atrocemente sofferto prima di trionfare sulla morte. Nella Resurrezione Cristo mostra le sue ferite da chiodi e lancia ma le lacerazioni che coprono il suo corpo nella Crocifissione sono sparite, suggerendo così ai pazienti dell’ospedale che potevano venir sanati dalle loro malattie e dai loro peccati. La pala è impregnata di profonda intensità emotiva, originata dalla distorsione espressiva e dalla straordinaria incandescente bellezza del colore. Grünewald aveva dimestichezza con le idee rinascimentali sulla prospettiva, ma spiritualmente apparteneva al tardo mondo medievale. Le altre sue opere comprendono le crocifissioni di Basilea (Úffentliche Kunstsammlung), Karlsruhe (Staatliche Kunsthalle) e Washington (National Gallery) e diversi disegni. La fine della carriera di Grünewald fu segnata dal declino della sua fortuna: aveva simpatie per i protestanti e dopo la ‘guerra dei contadini’, durante la quale il palazzo dell’arcivescovo fu assediato, lasciò il servizio e si trasferì a Francoforte. Qui condusse una magra esistenza e si dedicò a varie occupazioni, compreso il commercio di colori e di un balsamo curativo che aveva probabilmente conosciuto a Isenheim. Nel 1527 si convinse che la sua vita era in pericolo e fuggì a Halle, dove morì di peste l’anno seguente. Sebbene la sua influenza sia verificabile nei dipinti di contemporanei quali Baldung Grien e Ratgeb, solo con l’avvento dell’ espressionismo, all’inizio del XX secolo, la sua opera cominciò a destare un largo interesse e la sua figura cominciò a risalire verso il vertice di stima di cui gode oggi come uno dei più ammirevoli artisti non solo del suo tempo, ma di tutti i tempi.

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