Grosz, George
Dizionario Arte

Grosz, George

George Grosz

Grosz, George. Pittore e disegnatore d’origine tedesca, divenuto cittadino americano nel 1938. Cominciò da *caricaturista e mediante i suoi disegni espresse il suo disgusto per la depravazione della casta militare prussiana. Durante la prima guerra mondiale per due volte prestò servizio nell’esercito tedesco e ogni volta ne fu esonerato come inabile al servizio.

Nel 1917, con Heartfield anglicizzò il suo nome (aggiungendo una e a Georg) in segno di protesta. La più famosa delle illustrazioni satiriche che fece a quei tempi contro la guerra è il disegno Fit for Active Service (1918, MoMA, New York), nel quale un grasso dottore compiacente dichiara uno scheletro idoneo al servizio. Dal 1917 al 1920 Grosz fu una preminente figura del movimento dada a Berlino e negli anni Venti divenne con Dix capofila della nuova oggettività. Nel 1917 pubblicò la prima di diverse raccolte di disegni con le quali consolidò la sua reputazione internazionale.

Le più famose sono The Face of the Ruling Class (1921) e Ecce Homo (1927). In queste, come nei dipinti, senza pietà denunciò la decadenza di una società nella quale la ghiottoneria e la depravazione venivano prima della povertà e della malattia; prostitute e profittatori comparivano spesso tra i suoi personaggi. Usò spesso gli acquarelli e, malgrado i soggetti indecenti e la rudezza della satira, le sue opere così realizzate sono notevoli per la pura bellezza e delicatezza della tecnica.

Le opere più convenzionali di Grosz

Le opere più convenzionali del periodo comprendono un gruppo di ritratti incisivi. Grosz fu processato più volte per oscenità e blasfemia e nel 1933, disperato per la situazione politica della Germania, fuggì in America accettando l’offerta di un posto di insegnante all’ Art Students League di New York.
In America Grosz abbandonò largamente le maniere satiriche per più romantici paesaggi, nature morte e, di tanto in tanto, apocalittiche visioni di un futuro angosciante.

Sebbene avesse conquistato, nella seconda parte della carriera, parecchi onori, guardava se stesso come un fallito perché incapace di farsi considerare un pittore serio piuttosto che un brillante satirico, e dipinse diversi autoritratti che evidenziano quanto isolato e depresso si sentisse nel suo paese d’adozione (The Wanderer, 1943, Memorial Art Gallery, University of Rochester, New York). La sua autobiografia fu pubblicata a New York nel 1946. Tornò a Berlino nel 1959 affermando “il mio sogno americano si è rivelato una bolla di sapone”, e lì morì poco dopo cadendo da una scala.

Nascita: Berlino 1893;
Morte: Berlino 1959

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