Mame Arte: Gucci 2018-19 l'arte detta la moda
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Gucci 2018-19: l’arte detta la moda

La sfilata messa su dal Direttore Creativo Alessandro Michele per Gucci 2018-19 di certo non è passata inosservata. Tra fantasticherie, scenografie e dettagli il risultato è stato un prodotto armonioso tra Kitsch e Trash. L’obiettivo è riuscito, che se ne parli bene o se ne parli male, l’importante che se ne parli.

IL CASO DELLE TESTE MOZZATE ALLA SFILATA DI GUCCI 2018-19 CONTINUA A FAR DISCUTERE

Ma si è fatto molto più che parlare della sfilata di Gucci, forse non sono state tanto la sala d’attesa, il lettino da sala operatoria, la location ricreata quasi da un incubo e la musica a lasciare tutti un po’ sbigottiti.

La musica scandisce il tempo e l’attesa si fa più trepidante, tutti fermi e im-pazienti di assistere allo show. Inquietante magia riflessiva su chi siamo, chi stiamo diventando e come lo stiamo facendo. Un mix di ogni cosa pur di recuperare noi stessi, passato, presente e futuro in una unione caotica retta dalla tensione.

E poi arriva la provocazione, prima con il Fantasy e il cucciolo di drago tra le braccia e poi quello che ha generato più scalpore: le teste mozzate. La proiezione di se stessi fuori dal proprio corpo. La testa come involucro prezioso della più fervida immaginazione e della consapevolezza. Ma anche capi coperti che celano chiassosamente stupore e mistero, così come il terzo occhio; tutto è molto riflessivo. C’è l’Uomo in questa collezione, i suoi rimandi e i suoi richiami sia culturali che sociali.

Arte & Moda

Un sodalizio lungo una vita quello tra arte e moda, se poi il Direttore Creativo si comporta come artista questo si sente ancora di più. Alessandro Michele come un artista dei nostri giorni, qual è, dietro la sua messa in scena nasconde un messaggio. E’ così che si comporta l’arte contemporanea, il richiamo al contemporaneo è nell’approccio, nell’idea, è appunto nel messaggio.

Come farlo al meglio se non recuperando anche la tradizione iconografica del passato? L’arte del passato è silenziosa e le sue “teste mozzate”, che hanno impazzato sul web, ne sono testimonianza.

 

Tra le più celebri teste decapitate della storia dell’arte troviamo quelle del Caravaggio come Medusa (1597), Giuditta che taglia la testa ad Oloferne (1602), Decollazione di san Giovanni Battista (1608). David con la testa di Golia (1609), ma anche Salomè di Tiziano del 1515, Giuditta II di Klimt del 1909. Rubens con La testa di Ciro portata alla regina Tomiri del 1622, Perseo di Benvenuto Cellini del 1545, Teste mozzate di Gericault (datazione incerta).

Come queste opere, moltissime altre hanno lo stesso tema, sino ad arrivare ai giorni nostri con Ron Mueck e la sua Mask II del 2001. Non solo umani ma anche teste di animali come le sculture di Vinci e Galesi del 2011 che ritraggono teste di maiali. Ancora Samuel Salcedo con la sua CutTim Noble & Sue Webster in Miss Understood & Mr Meanor del ’97. Qualcosa di sottile è riscontrabile anche nell’arte di Maurizio Cattelan nell’opera Bambini-Manichini del 2004 che furono “impiccati” a Milano ad un albero a Porta Ticinese.

Appartenenti ad epoche diverse e sicuramente con chiavi interpretative diverse, queste opere rappresentano le pietre miliari di un ragionamento molto ampio. La collezione Gucci 2018-19, può aver sconvolto, può essere piaciuta o meno, questo è relativo, ciò che davvero importa è essere arrivati al pubblico e indurre riflessioni.

 

 

 

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