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Gucci Fest è terminato. Ma cosa resta del format?

Gucci Fest, il festival ideato da Alessandro Michele per la presentazione della nuova collezione Ouverture, è terminato. Pubblicata ieri la settima e ultima puntata della miniserie Ouverture Of Something that never ended.


L’ultima puntata della miniserie, At Nightly Walk, presentata in occasione del Gucci Fest, è stata pubblicata ieri. La nostra protagonista, Silvia Calderoni, vaga di notte tra le vie di Roma. Incontra diversi personaggi che escono da una palazzina, tra questi anche il regista Gus Van Sant, con indosso un eccentrico abito dai colori sgargianti. Silvia inizia a leggere una poesia al citofono di un portone, è rivolta al cantante e attore Lu Han, che all’interno del suo appartamento stira e accorcia con delle forbici un abito rosso della prima collezione di Alessandro Michele, del 2015. La protagonista sale poi su uno scooter, guidato da un uomo misterioso, che l’accompagna in un giro panoramico per le strade della città. Torna poi al punto di partenza, al teatro. La miniserie termina così, tra finizione e realtà.

Gucci fest
Gus Van Sant- photography by Gus Van Sant

Per sapere di più delle puntate precedenti clicca qui: la prima, la seconda, la terza e la quarta, la quinta e la sesta.

Ma cosa ci ha lasciato questo Gucci Fest?

La scelta del Direttore Creativo di Gucci, diffusa con la pubblicazione del suo manifesto Appunti del Silenzio, è stata quella di staccarsi dalla vecchia nozione di stagionalità, rallentare i ritmi frenetici imposti dalla moda dei nostri giorni. Rinunciare quindi alle sfilate come mezzo di comunicazione della nuova collezione, a favore di un nuovo medium: il cinema. Il connubio cinema-moda non è nuovo. Già Miu Miu ha lanciato, a partire dal 2011, un progetto chiamato ‘ Women’s Tales‘. Obbiettivo del progetto è quello di indagare sul ruolo della moda, ma anche sulla femminilità e sull’estetica. Indossare un abito è uno dei mezzi più eloquenti per esprimere se stessi. Personalità femminili di spicco nel panorama cinematografico odierno hanno quindi realizzato 20 film, l’ultimo pubblicato nel 2020, unica clausola: indossare solo abiti Miu Miu. Ora però con Gucci l’obbiettivo è cambiato, non solo l’espressione dei valori sposati dal brand, ma anche la presentazione della nuova collezione Ouverture, una ripresa dei pezzi chiave delle collezioni precedenti del brand. L’obbiettivo di Alessandro Michele non è quello di narrare una storia, ma creare degli spunti che permettono di osservare il mondo da una prospettiva diversa. Risvegliare un mondo di possibilità interpretative.

Spunti riflessivi. Le tematiche trattate da Gucci Fest

  • La commistione delle arti. 

    Evocata nel discorso tra Harry Styles e Achille Bonito Oliva. Le arti che si fondono. Vediamo infatti attori (Silvia Calderoni, Jeremy O.Harris) cantanti (Harry Styles, Billie Eilish e Florence Welch) esponenti del mondo della letteratura (Paul B. Preciado e lo stesso Achille Bonito Oliva), ballerini e coreografi (Sasha Waltz e la sua compagnia). I confini tra le arti si affievoliscono, un mix di linguaggi che convivono con un obbiettivo comune.

Gucci Fest
Florence Welch- cantante dei Florence and the Machine- photography by Gus Van Sant

 

  • La moda sostenibile. 

    Il grande tema del momento. Obbiettivo che il mondo fashion si è posto da tempo, ma che la pandemia ha sicuramente accelerato, instillando in tutti noi il desiderio di essere più consapevoli nel momento in cui facciamo gli acquisti. Ecco quindi il Vintage Shop ma anche la riproposta di pezzi delle collezioni passate: l’abito floreale in plissé di seta, la Jackie 1961 e la Horsebit 1955.

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Vintage Shop Gucci- photography by Gus Van Sant

 

  • Il Gender fluid.

    La libertà di essere chi si vuole, l’abbattimento della divisione binaria di genere. Capi che non sono più pensati per l’uomo o per la donna, ma per chi ha il desiderio di indossarli. Identificarsi non per l’appartenenza di genere ma per la propria personalità e individualità. Ecco allora mini-shorts indossati sa Harry Styles, consacrato ormai come icona del gender-fluid, una mini-Jackie 1951 a tracolla dell’attore Jeremyy O.Harris, il completo maschile indossato da Silvia Calderoni nell’ultima puntata.  Abiti come simbolo di libertà.

Gucci Fest
Harry Styles- photography by Gus Van Sant
  • Accessibilità. 

    La scelta di utilizzare una miniserie per presentare la collezione ha dato la possibilità al grande pubblico di accedere ad un evento di solito riservato a pochi eletti. Partecipa alle sfilate un piccolo pubblico, un élite scelta a cui viene data la possibilità di assistere alla presentazione dei lavori dei brand. Si parla spesso di inclusività nel mondo della moda, parola che va a scontrarsi con i prezzi elevati e con un mondo che esclude. Se pensiamo però alla moda come strumento per riflettere, come mezzo per la veicolazione di messaggi, come mezzo per offrire nuove possibilità interpretative allora si la moda può essere inclusiva. E in questo senso l’idea di Alessandro Michele è sicuramente vincente. Ricordiamo però che non è stato l’unico. Giorgio Armani ha infatti presentato la nuova collezione in diretta tv, lo stesso Elisabetta Franchi. Speriamo quindi sia l’inizio di una rivoluzione.

 

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