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Habemus Papam, il nuovo film di Nanni Moretti

Habemus Papam: le ansie, i timori e le preoccupazioni di un papa depresso

Habemus Papam è il nuovo film di Nanni Moretti.

Il papa nel cinema

Fantastica, reale o surreale, la figura del Pontefice ha sempre interessato il mondo del cinema, che ne ha riprodotto sul grande schermo vita e comportamenti. Da L’uomo venuto dal Kremlino, del 1968, in cui Anthony Queen, anticipando l’avvento di Karol Wojtyla, interpretava un papa di fantasia proveniente dall’Europa dell’Est, all’ultima e contestatissima serie televisiva, Sotto il cielo di Roma, che riprendeva la controversa figura di Pio XII, diversi registi hanno trattato l’argomento, affatto facile, “Chiesa” e tutto ciò che vi ruota attorno.

Habemus Papam, trama del film

Ed oggi? Oggi Habemus un nuovo papam, e ad eleggerlo è Nanni Moretti, nel duplice ruolo di regista e attore. La presentazione del nuovo pontefice, il cardinale Melville, non avverrà dalla loggia della Basilica di San Pietro ma dalla sala proiezioni del festival di Cannes.

Dopo due fumate nere, tra preoccupazioni e paure, viene fuori un nome inatteso, proprio quello di Melville, che ha il volto dell’85enne Michel Piccoli. Liberi dal terrore, gli altri cardinali lo applaudono come sollevati da un ingombrante peso. Differentemente da quanto si crede, nessuno all’interno del conclave spera di essere designato, turbato dall’importanza dell’incarico.

E il terrore è anche negli occhi di Melville, che subisce il paragone con il predecessore. Assalito da mille dubbi e timori, il papa morettiano viene affiancato da uno psicanalista chiamato dal Vaticano per assisterlo. Nello specifico, Nanni Moretti.

Nel film Habemus Papam, Moretti esplora l’inconscio

Tra cardinali affannati sulla cyclette e prelati che giocano a scopone scientifico, ogni personaggio del film è vittima di un’ossessione, di una nostalgia. E mentre di giorno si distrae tra una sigaretta e una partita a briscola, di notte, in sogno, da sfogo ai propri tormenti interiori.

Il regista di Brunico, a distanza di trent’anni, riprendendo i temi trattati in Sogni d’oro: torna così a visitare l’inconscio in una commedia che svolge un’analisi sullo smarrimento, sul disorientamento e sulle paure interiori.

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