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Haugen contro Facebook: la testimonianza dell’ex manager

Le parole della talpa Frances Haugen contro Facebook: “Pone i profitti prima delle persone”

Un periodo chiaramente non buono per Mark Zuckerberg e la sua azienda. Dopo l’internet down provocato dai suoi server lo scorso lunedì sera, Facebook deve ora difendersi dalle accuse dell’ex manager Frances Haugen.

Le prime accuse erano state mosse dal Wall Street Journal qualche settimana fa in seguito a una indagine interna e a notizie trapelate da una presunta talpa. Si è infatti poi scoperto – domenica scorsa – l’identità di questa talpa: l’ex manager di Facebook Frances Haugen, assunta per effettuare controlli sulla disinformazione elettorale.

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Frances Haugen durante l’audizione al Senato Usa

Le parole della Haugen contro Facebook

L’ex dirigente Frances Haugen ha testimoniato davanti al Senato Usa: “Non possiamo permetterci niente di meno che la totale trasparenza. Fino a quando Facebook opererà nell’ombra e nasconderà le proprie ricerche al controllo pubblico, non sarà chiamato a rispondere”. La Haugen ha anche aggiunto che “un social media più sicuro, rispettoso della libertà di parola e più divertente è possibile”.

Ed ancora: “Le scelte che vengono fatte all’interno di Facebook sono disastrose per i nostri figli, per la nostra sicurezza pubblica, per la nostra privacy e per la nostra democrazia”.

Durante la sua audizione, Frances Haugen ha anche dichiarato che Instagram danneggia materialmente la salute e il rendimento scolastico di oltre il 6% dei teenager, causando disturbi come depressione, ansia e anoressia e bullismo. Inoltre, secondo le parole della Haugen, Facebook privilegia i profitti alla sicurezza, mettendo il guadagno di fronte alle persone e alla loro salute.

La risposta di Zuckerberg

Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, in risposta alle accuse, le ha definite “illogiche”. 

Nella lettera ai suoi dipendenti ha dichiarato che il suo gruppo “si preoccupa “profondamente di questioni come la sicurezza, il benessere e la salute mentale”. Ed ancora, ha aggiunto: “L’argomentazione che deliberatamente spingiamo per il profitto contenuti che fanno arrabbiare le persone è profondamente illogica, facciamo soldi con le inserzioni e gli inserzionisti continuamente ci dicono che non vogliono che i loro annunci siano vicino a contenuti dannosi o furiosi. Non conosco alcuna azienda tech che vuole realizzare prodotti che rendono le persone arrabbiate o depresse. 

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