enzo jannacci
Musica,  Spettacolo

Ho visto un re: chi era Enzo Jannacci

Chi era Enzo Jannacci il cantautore milanese, unico nel suo genere

Ricorre oggi 3 giugno il compleanno di Enzo Jannacci, e anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, lo celbra con un collegamento Instagram da Casa Jannacci, in via Ortles. Casa Jannacci è una struttura di accoglienza nata nel 2014, un anno dopo la scomparsa del cantautore.

Enzo Jannacci, cantautore, cabarettista, medico cardiologo, è stato un personaggio veramente iconico. Enzo, all’anagrafe Vincenzo Jannacci, padre di Paolo Jannacci, era un musicista unico nel suo genere.

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Enzo jannacci con il figlio Paolo

Dotato di una straordinaria sensibilità umana (secondo chi l’ha conosciuto), ma anche di un incredibile talento poliforme e versatile. Enzo infatti era innanzitutto un medico, un outsider dunque al mondo della canzone. Si pensi che era nell’équipe che eseguì il primo trapianto di cuore del mondo.

Era anche però un umorista, un cabarettista, uno showman (si direbbe oggi), un cantautore finissimo. Campione di Kung-fu, Paolo Rossi (amico di sempre) ha scherzato sulla sua poliedricità dicendo: “In palestra lo consideravano un medico, in ospedale lo consideravano un cantante, tra i cantanti lo consideravano un karateka”.

La carriera artistica e i Due corsari

Jannacci inizia la sua carriera artistica esibendosi in vari locali milanesi, all’epoca molto in voga: su tutti l’Aretusa, la Taverna Mexico e soprattutto il Santa Tecla. In queste frequentazioni, in cui si esibisce principalmente come tastierista, conosce vari esponenti del panorama musicale del momento. Tra questi Ricky Gianco, Giorgio Gaber e Adriano Celentano. Registra anche molti dischi come jazzista, collaborando con musicisti del calibro di Chet Baker, Franco Cerri, Gerry Mulligan.

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Inizia ad essere conosciuto al grande pubblico grazie al sodalizio artistico con Giorgio Gaber, con cui forma il duo I due corsari. Autori, insieme, di canzoni umoristiche e di successo come Birra e Fetta di limone.

Enzo Jannacci e Milano

Di origini pugliesi, Enzo è nato e cresciuto a Milano. Città di cui conosceva la parlata, il dialetto, le strade, gli umori: tutto materiale che prenderà vita nelle sue canzoni. Si pensi ad esempio a El purtav i scarp de tennis, incisa in un murales alla stazione Forlanini, scritta interamente in dialetto.

Ma è soprattutto l’ambiente cittadino a ispirare Enzo Jannacci, appassionato di atmosfere urbane e misteriose, che lui sapeva dipingere sempre con toni scanzonati, liberatori, leggeri. Su questo genere la splendida Faceva il palo nella banda dell’ortica o I soliti accordi (con cui partecipa a Sanremo insieme a Paolo Rossi vedi). Più triste invece Giovanni telegrafista, di un colore nero, angosciante quasi per il suo ritmo: stupenda atmosfera del lavoro meccanico e monotono moderno. Fotografia perfetta dell’alienazione da lavoro.

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Il murales della stazione Forlanini a Milano, con inciso il testo di El purtava i scarp de tennis

Famosissimi rimangono però i tormenti Vengo anch’io e Ho visto un re. Scritta nel ’68 dal premio Nobel Dario Fo, Ho visto un re è una ballata folk, spensierata e profonda allo stesso tempo. Jannacci la incise con un coro di tutto rispetto: Giorgio Gaber e Cochi e Renato.

Non si può non sorridere, non si può non farsi catturare dalle atmosfere delle canzoni di Jannacci, che ti arriva al cuore tra un sorriso e l’altro.

Il re, forse, era lui.

 

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