Ich bin ein Berliner
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“Ich bin ein Berliner”, il discorso di Kennedy che ha fatto la storia

“Ich bin ein Berliner”, sono un berlinese: quel discorso di John Kennedy che ha fatto la storia

“Ich bin ein Berliner”, sono un berlinese: così è passato alla storia quel discorso di John F. Kennedy a Berlino, uno dei più celebri discorsi politici di sempre. L’allora Presidente degli Stati Uniti d’America pronunciò la frase “Ich bin ein Berliner” nel corso di un discorso, diventato celeberrimo, a Berlino, il 26 giugno 1963.

Il Presidente Kennedy, in visita in Germania Ovest, voleva così riaffermare la presenza americana e lanciare un messaggio fortemente anti-comunista. Erano gli anni tra i più “caldi” della Guerra Fredda. La notte fra il 12 e il 13 agosto del 1961, infatti, il governo della DDR aveva edificato il lungo muro di protezione anti-fascista (il muro di Berlino), dividendo così per più di 20 anni il cielo sopra Berlino (l’evento ispirò anche il celebre romanzo di Christa Wolf, Der geteilte Himmel, Il cielo diviso).

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Una foto del Berliner Mauer, davanti alla Porta di Brandeburgo

Nel ’62, invece, c’era stata la crisi dei missili di Cuba a far rischiare lo scontro diretto tra USA e URSS. Ed ecco che nel ’63 Kennedy vola a Berlino Ovest e tiene uno dei discorsi più famosi di sempre. Discorso che viene considerato (tuttora) un messaggio di libertà e liberazione, motivo per cui viene spesso citato e ricordato.

Proprio recentemente, anzi, un articolo dell’HuffingtonPost commentava la situazione di Hong Kong ricordando Ich bin ein Berliner; articolo racchiuso nell’eloquente titolo “Perché siamo tutti hongkonghesi” – vedi.

“Ich bin ein Berliner”: il discorso di John Kennedy

Quel 26 giugno, John Kennedy parlò nella piazza del Municipio di Berlino Ovest, Rudolph-Wilde-Platz, oggi John F. Kennedy Platz. Berlino diventa in quel 1963 il simbolo di tutte le città, i paesi, i popoli che vivono e lottano per la libertà. Perché ciò accade? Come fa il discorso di Berlino a diventare universale? La risposta è che Berlino diventa bandiera della resistenza contro i sistemi di repressione della libertà individuale.

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John F. Kennedy

Il discorso di Kennedy, volutamente e palesemente anti-comunista, infatti, fa la storia e viene citato come grande discorso in difesa della libertà dei cittadini, proprio perché diventa, in assoluto, un manifesto dei valori democratici occidentali.

Duemila anni fa — Duemila anni fa, il più grande orgoglio era dire “civis Romanus sum”. Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire “Ich bin ein Berliner.”

Berlino Ovest allora è importante perché è libera, sebbene assediata e divisa (dal comunismo). Da Berlino Ovest, quindi, è importante lanciare e riaffermare un messaggio di libertà, proprio perché “la libertà è indivisibile, perché quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero”. Ovviamente il messaggio è immediato: la libertà è indivisibile, il sistema comunista costruisce muri e divide, il sistema comunista è contro la libertà. Il muro infatti è “una offesa non solo contro la storia, ma contro l’umanità, separa famiglie, divide i mariti dalle mogli, ed i fratelli dalle sorelle, divide un popolo che vorrebbe stare insieme”.

Infine, Berlino Ovest è importante in quanto simbolo di speranza, in quanto parte della collettività dei popoli liberi. Infatti “Ogni uomo, ovunque viva, è cittadino di Berlino”. “E dunque, come uomo libero”, dice Kennedy, “sono orgoglioso di dire Ich bin ein Berliner“.

Uno straordinario esempio di retorica politica

Messaggio universale, ma anche straordinario esempio di ars retorica, dall’inizio alla fine sono le parole libertà e democrazia a farla da padrone. Parole usate per dipingere il mondo occidentale (libero) come categoricamente contrapposto al “mondo comunista”. Nel discorso di Kennedy c’è tutto quello che serve al buon oratore. C’è il pathos, sottolineato nella parola orgoglio, nel richiamo agli affetti, alla famiglia; c’è l’ethos, nei valori di libertà e democrazia, termini ripetuti quasi ossessivamente; infine il logos, nell’organizzazione per opposti (dividere/unire; comunismo/sistema democratico) e nel sapiente uso dell’orecchio, di cui esempio lampante è la ripetizione “Let them come to Berlin“, lasciate che vengano a Berlino, sugellata perfino con il tedesco “Lass’ sie nach Berlin kommen”.

Ich bin ein Berliner
Il celebre murale su un pezzo di muro, raffigurante il bacio (simbolico) tra Breznev (URSS) e Honecker (DDR)

Curiosità: la storia del krapfen

Una leggenda popolare vuole che il Presidente Kennedy abbia commesso un grave errore grammaticale dicendo Ich bin ein Berliner e non ich bin berliner. Berliner, infatti, è uno dei nomi (molto diffusi in varie zone della Germania) con cui sono conosciuti i krapfen, i celebri bomboloni tedeschi fritti e ripieni di marmellata. Il Presidente allora nell’intento di dire “Io sono un berlinese”, avrebbe in realtà detto “Io sono un krapfen”. In realtà ciò non è assolutamente vero e, pur essendo Berliner sinonimo di krapfen, il messaggio era assolutamente corretto grammaticalmente e molto chiaro.

Nessuno rise e tutti capirono.

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