Il coronavirus e stile di vita, le cose torneranno alla normalità?
IL CORONAVIRUS POTREBBE CAMBIARE IL NOSTRO STILE DI VITA
Il Coronavirus nelle ultime tre settimane ha per davvero sconvolto le nostre vite. Milioni di persone sono state costrette a rimanere confinate nella propria casa, e a cambiare radicalmente il proprio stile di vita. Ed è inutile darsi una scadenza temporale per il ritorno alla normalità. Tutto questo potrebbe avere conseguenze anche per il prossimo futuro. Lo affermano anche gli esperti.
IL CORONAVIRUS E STILE DI VITA
Il Coronavirus sta cambiando lo stile di vita delle persone. Gli italiani stanno imparando ad utilizzare gli strumenti digitali per utilizzare lo smart working e l’e-learning, cosa che potrebbe diminuire il digital divide. Inoltre, molti ristoranti potrebbero chiudere, oppure modificare profondamente le proprie strutture. Anche le relazioni interpersonali probabilmente risentiranno dell’epidemia di Covid-19, poiché la gente ormai è consapevole che toccare cose, stare con altre persone e respirare in uno spazio chiuso è rischioso.
EDOARDO FLEISCHNER: NULLA SARÀ PIÚ COME PRIMA
Il docente di Comunicazione all’Università di Milano, Edoardo Fleischner, ha rilasciato un’intervista all’ Agi; Agenzia Giornalistica Italiana, in cui espone come sta mutando l’Italia in relazione alla pandemia da Covid-19.
CORONAVIRUS E IL NUOVO STILE DI VITA
Edoardo Fleischner sottolinea come durante la quarantena gli italiani siano stati costretti ad un’alfabetizzazione digitale forzata per imparare nozioni informatiche necessarie per riuscire a lavorare da casa. Fleischner inoltre afferma che questo è un “fenomeno senza precedenti”. Per fare un esempio pratico di quello che sta accadendo, il docente sostiene che è come “se in una situazione di emergenza come un terremoto tutti fossero costretti da subito a imparare come comportarsi”.
Il professore sottolinea come fino ad ora la digitalizzazione in Italia si fosse diffusa a macchia di leopardo, con intere zone in cui il digitale non veniva utilizzato a causa di ritardi economici, delle infrastutture o culturali. Appare quindi probabile che dopo l’emergenza Coronavirus ci sarà un crollo del digital divide. Le competenze acquisite in questo periodo, secondo il professore, potrebbero anche modificare l’uso futuro di internet. Ma questo non è l’unico aspetto della nostra società che potrebbe mutare post Coronavirus.
POTREBBERO ESSERCI MENO RISTORANTI
Secondo Paul Freedman, professore di storia presso la Yale University: in futuro ci potrebbero essere meno ristoranti.
Freedman fa notare come nell’ultimo periodo negli Stati Uniti d’America, come nel resto del mondo. Molte persone abbiano sviluppato una propensione per il cibo d’asporto. I ristoranti potrebbero risentire dunque dell’epidemia di Coronavirus e chiudere i battenti almeno per un po, considerato anche come la maggior parte della gente stia imparando o riscoprendo le proprie doti culinarie. I ristoranti potrebbero inoltre essere costretti a modificare le proprie strutture per via del distanziamento sociale imposto dal Covid-19 che li porterebbe a poter accogliere un numero minore di clienti ed adottare norme igieniche molto più stringenti.
TOCCARE LE COSE E STARE CON LE ALTRE PERSONE È PERICOLOSO
Il Coronavirus come l’Influenza Spagnola, il Crollo delle Torri Gemelle e la crisi del 2008, ha ricordato alle persone, quanto siano vulnerabili. Deborah Tannen, professoressa associata alla Georgetown sostiene; che Tutto questo ha cambiato profondamente il modo di vivere portando alla consapevolezza che “toccare cose, stare con le altre persone e respirare in uno spazio chiuso è rischioso”. Inoltre la studiosa afferma che in futuro molte persone “potrebbero continuare ad evitare di stringere le mani o toccarsi i volti”.
Le misure di distanziamento sociale apprese, potrebbero in una qualche segnare indirettamente tutti. Con la possibile conseguenza che in pochi ad emergenza terminata riprenderanno le vecchie abitudini.
Quel che è certo è che l’epidemia di Covid-19 potrebbe insegnare all’umanità ad utilizzare le tecnologie in modo più flessibile e sostenibile. E che Quando l’Italia e il mondo “riapriranno”, ci metteranno un bel po’ per tornare dove erano prima. E non è detto che ci riescano del tutto.
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