Il Covid spaventa la Cina: 65 milioni di casi a settimana
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Il Covid spaventa la Cina: 65 milioni di casi a settimana

Torna a incutere paura il Covid, e lo fa nuovamente là dove è partito: in Cina. Dopo che l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato ufficialmente finita l’emergenza pandemica mondiale e Paesi come gli USA non contano neppure più il numero dei contagiati, arriva da Oriente un nuovo preoccupante allarme.

Dalla Cina sta rimbalzando un’insistente previsione che parla di ben 65 milioni di casi a settimana attesi verso la fine del mese di giugno. Una nuova ondata di Covid-19 parrebbe dunque pronta ad investire il colosso orientale nell’arco di un mese, ma le autorità cinesi frenano e non si dicono preoccupate.

Del resto l’incidenza dei casi nel Paese del Sol Levante è in crescita dal mese di aprile, e ha toccato un tasso di contagio del 83.6% ad inizio maggio. Per la fine del mese gli esperti si aspettano numeri vicini ai 40 milioni di nuovi casi alla settimana, destinati poi a salire appunto a 65 milioni settimanali con l’avvento del mese di giugno.

Covid-19, la nuova ondata in Cina è un pericolo per tutti?

Ha comprensibilmente gettato benzina sul fuoco e scatenato forte ansia collettiva la previsione dell’epidemiologo cinese Zhong Nanshan, esperto di malattie respiratorie e consulente del governo cinese, che ha annunciato come le varianti Xbb di Omicron siano prossime a dilagare in Cina.

Lo scienziato ha voluto sottolineare l’incremento del tasso di contagio che il Paese asiatico sta registrando ormai da inizio 2023 e ha indicato con precisione i numeri attesi nell’arco dei prossimi 30 giorni:

“A fine giugno raggiungeremo il picco di 65milioni di contagi alla settimana”.

Il virus pare però essere drasticamente cambiato e non spaventa le autorità cinesi. Piuttosto a tenere banco in Cina sono le misure restrittive che il governo dovrà varare in caso di elevato numero di contagi. L’ansia in tal senso è legata al possibile contraccolpo economico che tali interventi potrebbero provocare al sistema produttivo cinese.

La domanda appare a questo punto più che legittima: tale deciso aumento di casi in terra cinese può rappresentare un pericolo anche per il resto del Mondo? Il parere degli esperti in tal senso è negativo. Secondo numerosi scienziati tali sotto-varianti di Omicron denominate Xbb hanno un’incidenza decisamente blanda, e non dovrebbero creare cambiamenti significativi in termini di patogenicità.

Il Covid spaventa la Cina: 65 milioni di casi a settimana
Il Covid spaventa la Cina: 65 milioni di casi a settimana

Le varianti del Covid-19: l’opinione degli esperti

I vaccini oggi approvati contro il Covid-19 garantiscono ancora una protezione completa e sostanziale contro il decorso più grave del virus. A dirlo è la stessa OMS, che però conferma come siano necessarie nuove formulazioni vaccinali per affrontare al meglio le ultime varianti virali.

Tra le voci che hanno voluto fare eco proprio all’OMS circa la necessità di aggiornare i vaccini c’è anche quella di Marco Cavalieri, responsabile dei vaccini Ema. A proposito delle attuali varianti Xbb il funzionario ha così commentato:

“Niente di preoccupante. È sempre Xbb che sta salendo in diverse parti dell’Asia ed è un’altra dimostrazione che il virus rimane tra noi e si diffonde continuamente. Con il Covid comunque bisogna farci i conti. Ma senza creare allarmismi”.

Il noto virologo milanese Fabrizio Pregliasco ha inoltre cercato di fare chiarezza e di spiegare quelle che al momento sembrano essere le principali caratteristiche di queste nuove varianti Xbb Omicron. Queste le sue parole:

“Le varianti Xbb hanno caratteristiche di trasmissibilità e fuga immunitaria superiori a Omicron stessa, ma avranno molto probabilmente un impatto ridotto sugli ospedali. Anche da noi si assisterà con buona probabilità ad un rialzo dei contagi fra 2-3 mesi, ma senza produrre un significativo aumento in termini di casi gravi”.

Dopo Gryphon, apparsa per la prima volta nell’agosto 2022, tra le ultime varianti Xbb Omicron registrate la più recente sarebbe quella ribattezzata Acrux. Tale “figlia” del virus è stata inserita nell’elenco delle varianti da tenere sotto controllo dall’OMS lo scorso 18 maggio, e avrebbe già fatto il suo ingresso in Italia.

In particolare a Milano, presso l’Ospedale Sacco, sarebbero stati intercettati due casi. Nessuna paura però, come confermato dalla dottoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’istituto meneghino, che ha confermato come si tratti di una forma potenzialmente più contagiosa ma sicuramente non più grave di quelle con cui si ha già avuto a che fare.

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