IL DESIGN IN 5 OGGETTI
Se a breve saremo tutti in prima fila al Salone del mobile, non possiamo non sapere l’abc del design
Innumerevoli sono i prodotti premiati nel corso degli anni per le loro caratteristiche tecniche e per l’innovazione. Ma ce ne sono alcuni che, nonostante la loro “età” rimangono nel dizionario del Buon Design. Sono oggetti che hanno segnato un cambiamento nella grammatica della progettazione e che, ancora oggi, indirizzano centinaia e centinaia di designer verso le soluzioni più corrette.
Vorremmo tutti poter annoverare, nelle nostre case, anche solo uno di questi Masterpiece.
Superleggera: Giò Ponti, 1957
Questa seduta è il paradigma del design italiano sul tema della modernità: un progetto nuovo per un nuovo modello di industria. Superleggera è un “oggetto primo” che esprime un momento di grande trasformazione. È una sfida racchiusa nella sezione triangolare delle gambe, la più ridotta possibile compatibilmente con le esigenze costruttive essenziali. Una sezione che, disse Ponti, “assottigliando visualmente la forma, la esprime”.
L’intera struttura portante viene ri-progettata. Le gambe vengono ridisegnate con una sezione triangolare di soli 18 millimetri, la più sottile mai concepita. E, quindi, la più leggera. Il risultato finale è una sedia altamente tecnologica che mantiene grande fedeltà al modello artigianale. Vincitrice si Compasso d’Oro e innumerevoli altri premi, attualmente è ancora prodotta da Cassina.
Eclisse: Vico Magistretti, 1965
Questa è una lampada che ancora oggi fa parte del catalogo di una delle aziende più famose di lighting design del mondo: Artemide. Si tratta di uno dei prodotti di disegno industriale più rilevanti del secolo scorso ed è uno dei simboli del design made in Italy nel mondo. Fa parte della collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano, della collezione permanente del MoMA di New York. Viene premiata con il Compasso d’Oro nel 1967.
Vico Magistretti narrò che mentre era in Metropolitana, stava pensando alla lanterna di Jean Valjean, descritta nel romanzo di Victor Hugo I miserabili. La sua prima idea fu quella di creare una lampada combinando un paio di sfere, fece così uno schizzo sul retro del biglietto, per non dimenticarsi la nuova idea. Si tratta di una lampada da tavolo, a luce diretta o diffusa. Il concetto deriva dal fenomeno astronomico da cui non solo prende il nome, ma anche le caratteristiche formali. La lampada, infatti, permette di oscurare, a nostro piacimento, la fonte di luce, sovrapponendovi a scorrimento un corpo tondo pieno. Semplicissimo e divertente, quindi, regolare il flusso luminoso. Eclisse riceve subito attenzione internazionale, sia per l’originalità formale, sia per l’armonia estetica. Ma, soprattutto, per l’innovazione in campo luminoso.
Pratone: Pietro Derossi, Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, 1971
Prodotta da Gufram nel 1971, questa chaise longue è ancora oggi in produzione. Pratone è una dissacrante idea di seduta che permette di sprofondare e sdraiarsi su lunghi steli verdi di un gigantesco giardino. Lontano anni luce dalle tipologie dell’arredamento borghese degli anni ’70, è diventato un parametro di riferimento nella storia del design. Pur essendo stato concepito con una precisa attitudine seriale tanto da essere modulabile, Pratone è un progetto radicale, icona della rivoluzione culturale dell’anti-design. Si tratta di un oggetto per il riposo singolo e collettivo, momentaneo, instabile.
Partendo da due misteri contrapposti (l’erba come riferimento e il materiale di produzione industriale come presenza), questa seduta, si pone nell’ambito delle ricerche formali volte a liberare la gente dai condizionamenti del comportamento abituale. Pratone è esposto in moltissimi musei d’arte moderna e di design, tra cui anche la Triennale di Milano.
Carlton: Ettore Sotsass, 1981
Prodotta dal gruppo Memphis, Carlton si distingue per la sua forma decisamente insolita e anticonvezionale. Si tratta di una composizione di forme geometriche lineari con arditi accostamenti di colori e texture. Realizzata in legno e laminato plastico, i piani della libreria compongono una figura dai tratti quasi antropomorfi. Richiama, infatti, l’immagine di un uomo con le braccia sollevate e le gambe aperte.
Carlton resta una delle opere magistrali di Sottsass,che a questo proposito scrisse: “ho provato a disegnare oggetti, cose, mobili e farli costruire. Non stanno quasi da nessuna parte e comunque non legano, non possono neppure produrre coordinati. Stanno soltanto da soli, come i monumenti nelle piazze, e non riescono neanche a fare stile”. Una libreria-totem che diventa non solo simbolo dell’intera produzione del gruppo Memphis, ma anche del design postmoderno tutto.
Juicy Salif: Philippe Starck, 1988
Prodotto da Alessi, questo spremiagrumi è considerato l’icona del industrial design. Esposto al MoMA di New York, è stato premiato con il Compasso d’Oro nel 1990.
La forma di questo Masterpiece di Starck ricorda tanto quella di un ragno: si spreme sulla “testa” e il succo lentamente scivola lungo le tanto studiate scanalature. La principale caratteristica che lo contraddistingue, infatti, da uno spremiagrumi tradizionale è l’assenza di un contenitore in cui raccogliere il liquido. Minimalismo e gambe sottilissime, tutto quello che serve è un’arancia e un bicchiere.
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