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Cinema,  Spettacolo

Il divo, un capolavoro di Paolo Sorrentino

Trama

Siamo nei primi anni ’90 e Giulio Andreotti è pronto per il suo settimo governo. Il film biografico narra la parabola del senatore democristiano negli anni della fine della prima repubblica: un uomo apparentemente distaccato e privo di qualsiasi emozione che, tra morti misteriose e Tangentopoli, arriva fino al processo per collusione con la mafia dalla quale viene poi assolto.

Il Divo: il surreale per descrivere la realtà

Paolo Sorrentino compie una scelta coraggiosa e difficile decidendo di utilizzare la figura di Giulio Andreotti come simbolo di riflessione sui mali del nostro paese. D’altronde Il “Divo Giulio” è  colui che più di tutti ha rappresentato in Italia l’idea di potere e del suo utilizzo.

Sorrentino però non è un mero descrittore della realtà ma infarcisce il suo Divo, e tutto il film, di una pronunciata vena grottesca tanto che in determinati frangenti il surreale e il reale coincidono. Un lavoro ambizioso quello del regista premio Oscar partenopeo che ha diretto un film di eccezionale fattura. Dalla straordinaria attenzione alla colonna sonora, che unisce con insolita maestria classica e pop, alla magistrale fotografia, fino ad arrivare al cast. Primo fra tutti, ovviamente, un Tony Servillo in grande spolvero che offre una superlativa interpretazione del personaggio di Giulio Andreotti.

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Tony Servillo in una scena del film “Il Divo”

Curiosità

Il Divo ha ricevuto il premio della giuria al Festival di Cannes del 2008 acclamato con quasi 10 minuti di applausi.

Giulio Andreotti vide il film in anteprima e in proiezione privata non gradendo particolarmente il film e il modo in cui Sorrentino, a suo dire, cambiò la realtà dei fatti. Il regista a sua volta rispose: «Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà». Nonostante tutto il senatore a vita non sporse mai querele, non chiese tagli ne si oppose alla distribuzione della pellicola.

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