Milano

Il genio di Xu Bing alla triennale di Milano

 

Tutta nacque il giorno in cui il curatore Hans de Wolf vide a Pechino The Character of Characters. Era il 2013 e Xu Bing esponeva uno dei suoi progetti più ambiziosi di sempre: un’animazione video di diciassette minuti proiettata su una parete da cinque proiettori.

L’opera appariva come una pergamena in cui i caratteri della lingua cinese mostravano come fossero nati dall’osservazione dalla natura. Affascinato da questo immenso lavoro de Wolf lo portò a Bruxelles, insieme ad altri lavori di otto artisti cinesi, per un confronto con le opere dei colleghi occidentali.

La mostra ebbe un successo enorme, il pubblico poteva relazionarsi con ciò che vedeva e ammirare parte di quello che alla Biennale di Venezia del 2013 era passato quasi inosservato. Escluse le opere di Xu Bing, lui non partecipò alla manifestazione. Mentre la sua opera più importante

The Character of Characters, è adesso protagonista dell’esposizione alla Triennale di Milano in relazione con Alphabet Bété, le 426 sillabe dell’artista africano Frédéric Bruly Bouabré. Una mostra arricchita anche dai lavori di Marcel Broodthaers, Alighiero Boetti, Piero Manzoni, Le Corbusier, Guy Rombouts e il genio indiano Jyvia Soma Mashe. Anche se a risaltare è la grandezza di uno degli artisti più rispettati del panorama artistico cinese, colui che fin dagli esordi ha condotto la sua opera verso uno studio approfondito del mistero del linguaggio scritto.

 

XU BING – Worlds of Words/Goods of Gods

Fino al 6 marzo 2016

Triennale di Milano

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