Arte

IL NEW MUSEUM DI NEW YORK PORTA IN SCENA ANRI SALA

 

Fino al 10 aprile le installazioni audio e video di Anri Sala andranno a invadere diversi piani del New Museum di New York. Una dozzina di video e sedici anni di lavoro, di crescita artistica e personale, sono presentati nella mostra Answer Me, curata brillantemente da Massimiliano Gioni. Una personale, la più completa mai realizzata fino ad oggi negli Stati Uniti, del videoartista albanese, conosciuto a livello internazionale già dalla fine degli anni novanta. Capace di sedurre pubblico e critica per il suo continuo e incessante interesse a far convergere musica, storia e architettura in un’unica opera.

A conquistare è Ravel Ravel (2013), già esposto alla 55° Biennale di Venezia: due interpretazioni del Concerto per pianoforte per la mano sinistra in Re Maggiore di Maurice Ravel, composto tra il 1929 e il 1930, sono proiettati simultaneamente in una camera creata appositamente per assorbire il suono. Sala reinventa i tempi musicali per ogni pianista, le due esecuzioni progrediscano dentro e fuori sincrono per produrre una strana percezioni di echi.

In Le Clash (2010) i musicisti interpretarono Should I Stay or Should I Go con un organetto e un carillon fuori da una sala per concerti abbandonata a Bordeaux. Mentre in Tlatelolco Clash (2011) fra le rovine del sito di Tlatelolco a Città del Messico frammenti di una partitura vengono fuori da un organetto creando una versione sconnesso della canzone. Entrambi i film amplificando il senso di alienazione e di incertezza con le loro inaspettate interpretazioni di melodie familiari.

Non manca neanche Give Me the Colors girato a Tirana, la città in cui Sala ha vissuto prima di trasferirsi a Parigi e poi a Berlino. I luoghi ripresi mostrano una città in costruzione, nella sequenza notturna si susseguono strade anonime in cui colori sgargianti degli edifici appaiono e scompaiono sotto la luce di fari di un’automobile. Da lontano si sente la voce dell’artista interrotto una sola volta dalla Recondita armonia (il cui primo verso è appunto “Dammi i colori…”) dell’opera Tosca di Giacomo Puccini. Il caso di Tirana si pone come manifesto di un’idea di arte vista come strumento per il rinnovamento sociale. Nel 2000 la capitale albanese elesse come sindaco Edi Rama, anch’egli artista, costretto all’esilio, con cui Sala visse per due anni in Francia. Rama, subito dopo il suo mandato promosse un progetto di trasformazione ridipigendo le facciate degli edifici per rompere gli schemi rigidi dell’architettura post-socialista.

Opere tutte che appaiono come frammenti di vita, ritratti di una società. Lavori di un’evoluzione artistica continua, dai primi video della fine degli anni ’90 incentrati sulla politica fino alle esperienze più acustiche degli ultimi lavori in cui la musica assume il ruolo rilevante di evocare immagini e comunicare emozioni.

 

 

Anri Sala: Answer Me

Fino al 10 aprile

New Museum, New York

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