
Il palco di Sanremo: una storia
Le scenografie del palco dell’Ariston nei decenni
Ieri sera sul palco dell’Ariston è andata in scena la spiacevole performance di Blanco, che, a causa di alcuni problemi tecnici con l’audio in cuffia, ha pensato bene di ‘divertirsi’ a scapito dell’allestimento floreale. Un momento gestito bene dai conduttori Amadeus e Gianni Morandi, ma che rimarrà inevitabilmente nella memoria del Festival e che ha acceso l’attenzione su un elemento onnipresente in ogni edizione di Sanremo, ma che spesso passa in secondo piano rispetto alle canzoni in gara e all’abbigliamento di cantanti e ospiti: la scenografia.
La sobrietà degli anni ’50
Il Festival della Canzone italiana nacque nel 1951, ospitato nel Salone delle feste del Casinò di Sanremo. Dal momento che si trattava di poco più di una cena di gala trasmessa per via radiofonica, all’epoca la scenografia corrispondeva a una semplice decorazione della sala.
Fu solamente dal 1955 che il Festival fu trasmesso in TV, motivo per cui, dal 1957, anche la scenografia si adattò al salto compiuto: tuttavia si sentiva ancora la formalità del palco che si calcava e si scelsero soluzioni all’insegna della sobrietà. Di fatto, oltre ai lunghi drappi che facevano da sfondo alle esibizioni canore, la decorazione era affidata ai fiori, simbolo della cittadina ligure. L’unico elemento dirompente era costituito dalle linee avanguardistiche della scritta RAI, che giganteggiava sul boccascena.

La svolta degli anni ’60
Gli anni ’60 apportarono importanti cambiamenti: da ricordare l’anno 1964, quando fece la sua comparsa la scala centrale, da allora simbolo indiscusso del Festival. La modernità, tuttavia, arrivò a Sanremo solamente nel 1967, con una scenografia optical ispirata alla Pop Art che spopolava in quegli anni: le quinte erano costituite da un susseguirsi di pannelli rosa traforati, le cui trasparenze creavano interessanti giochi di luce.

La crisi degli anni ’70
In questa decade il Festival di Sanremo dovette misurarsi con il Controfestival, organizzato gratuitamente da Dario Fo e Franca Rame, nella stessa città e nelle stesse date, in aperta contestazione al simbolo di un turismo elitario e di uno spettacolo eccessivamente costoso.
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo: così avvenne. Gli organizzatori del Festival, che volevano che questo rimanesse un evento di spicco della cultura italiana, decisero di rispondere alla provocazione cambiando la venue: fu così che Sanremo si legò per sempre al teatro Ariston. Questo avvenimento favorì un cambiamento anche nelle scenografie, che – grazie alle realizzazioni di Anelli Monti Milos e Rino Ceriolo – videro importanti contrasti cromatici e qualche accenno al design.
La fine del secolo
Gli anni ’80, a partire dalle scenografie realizzate da Enzo Somigli (1981 – 1984) portarono sul palco dell’Ariston atmosfere leggermente kitsch ispirate al mondo della discoteca, in cui si avvicendavano specchi e scale luminose. Da ricordare il Festival del 1987, quando la famosa scalinata, che già negli anni 1984 e 1985 era stata pienamente protagonista, fagocita l’intero palco.

Dopo gli eccessi degli anni ’80, il decennio successivo fu segnato da un ‘ritorno all’ordine’, con ispirazioni neoclassiche e déco (su tutti il palco di Sanremo del 1994, sul cui sfondo giganteggiava la stilizzazione di un mazzo di fiori). Poi, verso la fine degli anni ’90, ebbe inizio una transizione che portò la scenografia ad avvicinarsi sempre di più a quelle odierne, anticipando gli sviluppi del 2000.
Il nuovo secolo
Nel 2000 le scenografie sanremesi si avvalgono della tecnologia e della motorizzazione. Se il fil rouge è la presenza di ledwall ed illuminazioni la cui tonalità prevalente è il blu, che rendono l’Ariston sempre più simile ad un’astronave, non mancano anni eccezionali in cui si sperimentano degli effetti speciali: nel 2007 Gaetano Castelli, che vanta una lunga collaborazione con il Festival, pensò ad una scenografia mobile, che cambiasse a seconda del brano cantato; nel 2010 poi, in occasione del sessantesimo anniversario di Sanremo, un’ascensore sostituì quell’elemento scenico fondamentale che è sempre stata la scalinata.
Per fortuna però ne abbiamo visto il ritorno: nel 2013 si è anche provato a motorizzarla, ma negli anni successivi non si è ripetuto l’esperimento. In quel mix di tradizione e trasgressione che caratterizza Sanremo, se le scenografie – più o meno innovative che fossero – hanno sempre rappresentato il cambiamento, la presenza della scalinata rimane tutt’oggi un baluardo della tradizione.
Leggi anche:
Il Festival della Canzone italiana compie 71 anni dalla prima edizione: storia e segreti di Sanremo
Sanremo 2007: fiori dall’oltretomba
Sanremo 2021: Festival della Canzone italiana? No, del sessismo
NEWSLETTER
Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.