IL RAPPORTO FRA SCULTURA E FOTOGRAFIA INDAGATO IN THE CAMERA’S BLIND SPOT
Terzo episodio per The Camera’s Blind Spot, il progetto espositivo curato da Simone Menegoi al cui centro è un’indagine sul rapporto fra fotografia e scultura. A partecipare numerosi artisti di fama internazionale, Dove Allouche, Elia Cantori, Attila Csörgő, Linda Fregni Nagler, Paolo Gioli, Franco Guerzoni, Raphael Hefti, Lisa Oppenheim, Simon Starling, Luca Trevisani, Carlos Vela-Prado, per citarne alcuni.
Una mostra all’interno degli eventi espositivi della quarta edizione di ART CITY Bologna il cui titolo LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia sposta l’attenzione, rispetto ai precedenti episodi -al MAN di Nuoro del 2013 e ad Extra City Kunsthal di Anversa del 2015- dall’opera all’oggetto, alla macchina con cui è stata realizzata l’immagine.
Una rassegna piuttosto eccentrica il cui scopo è di creare uno “shock” allo spettatore, il quale davanti a dagherrotipi, scansioni fotografiche sferiche, stampe al platino sarà costretto a porsi domande rispetto a un’invenzione che ha rivoluzionato la cultura visiva. Tutto in rapporto alla scultura che si presenta come presenza fisica come in Structure for Moon Plates and Moon Shards del 2015 di Johan Österholm. Una costruzione realizzata con i vetri di una vecchia serra per fiori, spalmati di emulsione fotosensibile e poi esposti alla luce della luna.
Per un ritorno alle origini, alle sperimentazioni già apportate da Medardo Rosso e Costantin Brancusi, fra la fine del XIX e il principio del XX secolo, in cui la macchina fotografica diventa il mezzo per fotografare le loro stesse opere, ma in condizioni mutevoli di luce e di spazio. Come nel ciclo The Camera’s Blind Spot in cui il medium si spinge oltre per trasformare immagini spesso in qualcosa di tangibile.
LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia
Dal 29 gennaio al 28 febbraio
Palazzo De’ Toschi, Bologna
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