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Letteratura,  Arte

Il ricordo di Elsa Morante, nata il 18 Agosto 1912

Esattamente 37 anni fa ci lasciava Elsa Morante, una delle più importanti narratrici italiane del XX secolo, nata il 18 Agosto 1912

Nata il 18 Agosto 1912 Il 25 novembre 1985 moriva Elsa Morante, scrittrice e poetessa di enorme spessore, con dei profondi occhi scuri e un temperamento tutt’altro che indifferente.

Elsa Morante, la fanciullezza e le prime storie

Nata il 18 agosto 1912, Elsa Morante è figlia naturale di una maestra ebrea di Modena, Irma Poggibonsi, e di Francesco Lo Monaco, un impiegato siciliano (che morirà suicida nel 1943). A riconoscerla già alla nascita è però il marito della madre, Augusto Morante. A raccontare la particolare storia della famiglia fu uno dei fratelli minori di Elsa, Marcello, anch’egli scrittore.

Trascorre i primi anni della sua vita a Testaccio, quartiere popolare di Roma, e già da giovanissima mostra la sua passione per la scrittura. Scrive le prime storie nella sua cameretta, sui quaderni a righe della scuola elementare. Compone filastrocche, racconti e fiabe, pubblicati su vari periodici tra cui “Il Corriere dei piccoli”, “I diritti della scuola” e “Oggi”.

Si iscrive alla Facoltà di Lettere, che abbandona ben presto a causa delle ristrettezze economiche della famiglia e “per conoscere la vita”. Va infatti a vivere da sola, e guadagna con la redazione di tesi di laurea, dando lezioni private, e collaborando con riviste e giornali.

Alberto Moravia, il grande (ma non unico) amore

Nel 1936 Elsa Morante fa la conoscenza di Alberto Moravia, affermato romanziere, noto dal 1929 per “Gli indifferenti”. Dopo aver trascorso lunghi periodi ad Anacapri, ma aver vissuto anche anni di tormenti, separazioni e riavvicinamenti (raccontati dalla donna in un diario) i due si sposano nel 1941 a Roma.

Lo stesso anno Garzanti pubblica il primo libro della Morante, “Il gioco segreto“, una raccolta di racconti giovanili. L’anno successivo esce per Einaudi “Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina“, corredato da illustrazioni realizzate da lei stessa (verrà pubblicato nuovamente in una versione arricchita nel 1959).

Gli anni Quaranta sono però anche quelli della Seconda guerra mondiale, e i due coniugi, per sfuggire ai nazisti (Moravia era ebreo) sono costretti a fuggire dalla capitale e rifugiarsi per qualche tempo in un paese vicino al mare in provincia di Latina.

Per mesi vivono in condizioni frugali, e tra il 1943 e il 1944, Elsa Morante inizia la stesura di “Menzogna e sortilegio”. Per il marito, d’altro canto, nascono proprio in quel periodo le prime pagine de “La Ciociara” (pubblicato poi nel 1957).

morante e alberto moravia

Il rapporto tra i due va avanti tra liti, tensioni, tradimenti da parte di entrambi. A quanto pare, Elsa era innamorata di Luchino Visconti, sfuggente e seduttivo. Oltre a intrattenere per un breve periodo una relazione, faceva con lui lunghe ed erotiche telefonate notturne mentre Alberto si fingeva addormentato.

La donna alternava un estremo bisogno di indipendenza a uno di protezione e affetto; rifiutò la maternità, cosa che in seguito rimpianse amaramente.

Negli anni del matrimonio la Morante e Alberto Moravia ebbero però modo di intrattenere rapporti con molti dei maggiori artisti del tempo: da Pasolini (di cui lei divenne grande amica) a Umberto Saba, e poi Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Sandro Penna ed Enzo Siciliano.

La coppia si separò nel 1962, anno in cui Elsa Morante fu sconvolta dalla morte (non si sa se volontaria o accidentale) del pittore newyorkese Bill Morrow, conosciuto qualche anno prima e a cui si era legata. Il trauma fu tale che l’autrice, sprofondata nel lutto, si limitò da allora a una scrittura sporadica.

La ricca carriera letteraria e l’interesse per il cinema

Grazie a Natalia Ginzburg, nel 1948 vede la luce il romanzo che consacra la Morante come scrittrice, il sopracitato “Menzogna e sortilegio”. Pubblicato da Einaudi, il pubblico e la critica lo accolgono favorevolmente e vince il Premio Viareggio quello stesso anno. Il libro viene tradotto nel 1951 negli USA col titolo di House of Liars, ma l’autrice si dice non soddisfatta.

Il primo romanzo morantiano è ambientato nel sud Italia, in un luogo imprecisato (probabilmente Palermo), alla fine dell’800, ed è la storia di una famiglia raccontata attraverso la voce narrante di Elisa.

La giovane protagonista, ormai orfana, ripercorre le vicende dei suoi cari: i nonni, la madre Anna e il padre Francesco, e il misterioso cugino Edoardo. Tutti fantasmi che continuano a tormentarla.

Se in quegli anni si afferma in Italia il neorealismo, la scrittura di Elsa Morante sembra però invece rifarsi maggiormente al grande romanzo ottocentesco.

Negli anni ’50 nasce e si afferma la passione della scrittrice per il cinema. Agli inizio di quel decennio curò infatti dapprima un programma di critica cinematografica per la RAI, che abbandonò perché si rifiutò di sottostare alla censura dell’emittente radio-televisiva, volta ad “attenuare le punte critiche”.

Collabora anche con Alberto Lattauda e Franco Zeffirelli a due progetti che però non vedono mai la luce. Elsa Morante riesce comunque a coltivare il suo interesse grazie all’amicizia con Pier Paolo Pasolini.

Fece una breve apparizione nel suo film “Accattone” del 1961, e collaborò con lui in maniera anonima durante gli anni Sessanta a quasi tutti i suoi progetti lavorativi, sia come aiuto-regista che nelle colonne sonore. Si ricordano in particolare “Il Vangelo secondo Matteo” del ’64, e “Medea”, cinque anni dopo, l’unico in cui il suo ruolo sia stato accreditato.

elsa morante l'isola di arturo

Al contempo, nel 1957 esce in Italia per Einaudi il romanzo di formazione “L’isola di Arturo“. Per quest’opera, da cui nel 1962 Damiano Damiani trasse un film, Elsa Morante fu la prima donna a vincere il Premio Strega. Successivamente scrisse diverse altre opere, meno note, come “Alibi”, composto da 16 poesie, “Lo scialle andaluso”, la seconda raccolta di racconti e dei testi brevi. Degno di nota il saggio “Pro o contro la bomba atomica”, che riprendeva il suo intervento a una conferenza del 1965, in cui affermava il ruolo dell’arte e della poesia, nell’impegno per tenere viva la realtà.

“La storia” e gli ultimi anni

È del 1974 il romanzo considerato uno dei cento libri migliori di sempre. Si tratta de “La storia”, per il quale la Morante volle che fosse pubblicato direttamente in edizione economica. Divenne un successo tra il vasto pubblico anche internazionale che riuscì così a raggiungere, ma fu pure oggetto di aspre critiche. Ambientato a Roma, durante il secondo conflitto mondiale, presenta una visione tragica e fatalista della storia.

L’ultima opera dell’autrice fu “Aracoeli“, nel 1982. Circa un anno dopo, Elsa Morante tentò il suicidio ma fu salvata in extremis. Dopo due interventi, si spense il 25 novembre 1985, lasciandoci la profonda verità delle sue parole, capace di oltrepassare i confini della poesia.

Autore: Chiara Anastasi

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