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Il ritorno del Welfare con la pandemia: tra punti di forza e falle nel sistema

Il ritorno del Welfare State con la pandemia: cosa significa, successi e fallimenti, sfide e rischi

Welfare State e pandemia Covid-19, la sfida del coronavirus ha fatto tornare in auge una delle invenzioni più importanti del Novecento.

Welfare State: cos’è

Il Welfare State è una delle invenzioni più importanti del Novecento: è l’incontro di Stato, capitale, lavoro e società. L’obiettivo era dare una base strutturale concreta a quella forma di convivenza civile nata dal contratto sociale. Convivenza che oggi ha come protagonisti virologi, politici, economisti, cittadini e No Vax, tutti al centro di un grande e confuso dibattito permanente dall’inizio della pandemia.

Welfare e pandemia: il ritorno nell’era Covid

Di fatto, si sente poco parlare di “Welfare”, questo sistema, così letteralmente, non viene mai pronunciato. Ma è in realtà ciò cui ci troviamo di fronte da due anni a questa parte. Da una parte l’emergenza dei contagi, con alcune falle nel sistema delle restrizioni, dall’altra parte le speranze di rilancio e ricostruzione dopo la crisi pandemica, tra bonus e decreti: in mezzo, a fare da collante, c’è proprio il Welfare State.

La resurrezione del welfare, si nasconde tra Patto di stabilità europeo, sussidi, cassa integrazione e sanità pubblica. Sì, perché nei mesi più critici, il Welfare, cioè di fatto il sostegno dello stato, ci ha protetti dal virus con la sanità pubblica, economicamente con la cassa integrazione, sul punto dell’istruzione reinventando il sistema scolastico introducendo la DAD, lavorativamente parlando con lo Smart-working. Il tutto quindi organizzatosi intorno al triangolo sanità-lavoro-famiglia, tre pilastri classici del Welfare, che la pandemia ha risollevato. La presenza dello Stato, nonostante qualcuno sarà in disaccordo, si è vista. Lo Stato ha fatto la sua parte. L’obbligazione a garantire un livello minimo di reddito, salute, alimentazione, abitazione e istruzione a ogni essere umano come diritto del cittadino.

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Istruzione reinventata: il sistema DAD

Welfare State e democrazia

Il Welfare State, con la lista di diritti che ne conseguono, dà una sostanza concreta alla democrazia repubblicana.  Dall’insieme di principi e regole, diventa un impegno concreto nella vita dei suoi cittadini. Si potrebbe anche definire, il Welfare, come un elemento distintivo delle nostre società, della nostra parte di mondo, caratteristica della civiltà europea, che ci accomuna in ciò che noi chiamiamo Unione Europea.

Le sfide e le falle nel sistema Welfare nella pandemia

Se da un lato il Welfare, ha portato benefici, proprio per definizione, dall’altro è messo in crisi da diverse sfide. La globalizzazione, che portato alla fine di un unico “tetto” comune della vecchia fabbrica, la divaricazione tecnologica, l’invecchiamento della popolazione, la bolla della spesa pensionistica e il concetto di lavoro nella precarietà, sono tutti elementi che attaccano il Welfare e lo mettono in crisi. Il fatto di tollerare una percentuale di disoccupazione così alta, additando la colpa al Welfare State, accusandolo di essere troppo dispendioso, è una minaccia per il sistema stesso.

Anche le critiche al sistema sanitario pubblico come “assistenza insostenibile”, minano alla stabilità e credibilità del Welfare. Il virus ci ha mostrato come la spesa pubblica per la sanità in Italia è al 6,5% del Pil, contro il 9,7% della Germania, il 9,4% della Francia e il 9,3% della Svizzera. O ancora che i medici occupati nel Servizio sanitario nazionale, in dieci anni, sono diminuiti di 6.410 unità e gli infermieri di 8.221.

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Servizio Sanitario Nazionale uno dei pilastri del Welfare State

Il Welfare con la pandemia si ricostruisce sulla base dei pilastri fondamentali: lavoro, occupazione, sanità e famiglia. Si recuperano i cittadini tagliati fuori dalla crisi, reintroducendo il concetto di “coesione sociale”, con il Welfare che fa da collante nel ricostruire un vincolo di cittadinanza comune, difendendo la democrazia e la solidarietà.

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