Dizionario Arte

Ingres, Jean-Auguste-Dominique

Ingres, Jean-Auguste-Dominique.Pittore francese, figlio di un pittore e scultore minore, Jean-Marie-Joseph Ingres (1755-1814). Dopo la formazione all’Accademia di Tolosa si trasferì a Parigi nel 1797 per studiare nello studio di David. Vinse il Prix de Rome nel 1801 ma, a causa dell’instabile situazione politica in Francia, la sua partenza per l’Italia fu posticipata fino al 1806.

Nel frattempo realizzò i suoi primi ritratti, che rientrano in due categorie: ritratti di se stesso e dei suoi amici, spesso di spirito *romantico (Autoritratto, 1804, Musée Condé, Chantilly) e ritratti di clienti benestanti caratterizzati dalla purezza della linea e dai colori che sembrano smaltati (Mlle Rivière, 1805, Louvre, Parigi). I loro contorni espressivi hanno una propria bellezza sensuale al di là della funzione di contenere e delineare una forma, e questo fu caratteristico dei dipinti di Ingres per tutta la vita.

Durante i primi anni a Roma

Durante i primi anni a Roma Ingres, Jean-Auguste-Dominique continuò a eseguire ritratti e iniziò a dipingere bagnanti, un tema che sarebbe diventato uno dei suoi preferiti (La bagnante di Valpinçon, 1808, Louvre). Quando la sua borsa di studio della durata di quattro anni giunse al termine, decise di restare a Roma, dove si guadagnò da vivere principalmente con i ritratti a matita dei membri della colonia francese. Ricevette però anche commissioni rilevanti, tra cui due dipinti decorativi per il palazzo di Napoleone a Roma (Trionfo di Romolo su Acron, 1812, École des Beaux-Arts, Parigi; e Il sogno di Ossian, 1813, Musée Ingres, Montauban).

Nel 1820 si trasferì da Roma a Firenze, dove rimase per quattro anni lavorando principalmente sul raffaellesco Voto di Luigi XIII, commissionato dalla cattedrale di Montauban. L’opera di Ingres era stata spesso criticata severamente a Parigi a causa delle sue distorsioni ‘gotiche’ e quando presentò questo dipinto al Salon del 1824 fu sorpreso del suo successo e di essere diventato lui stesso il leader dell’opposizione accademica al romanticismo impersonato da Delacroix (il cui Massacro di Scio era esposto allo stesso Salon).

Ingres, Jean-Auguste-Dominique stette a Parigi per i

Ingres stette a Parigi per i dieci anni seguenti e godette del successo ufficiale e delle onorificenze da sempre agognati. In questo periodo dedicò molto tempo all’esecuzione di due grandi opere: L’apoteosi di Omero per un soffitto del Louvre (installato nel 1827), e il Martirio di san Sinforiano (esposto al Salon del 1834) per la cattedrale di Autun. Questi ultimi due dipinti però vennero mal accolti ed egli accettò la direzione dell’Accademia di Francia a Roma, posto che conservò fino al 1840. Fu amministratore e insegnante modello, migliorando decisamente i mezzi dell’accademia, e produsse anche alcune delle sue opere più importanti in questo periodo.

Nel 1841 ritornò in Francia, ancora una volta acclamato come punto di riferimento dei valori tradizionali. Soffrì molto per la morte delle moglie nel 1849, ma si sposò felicemente una seconda volta nel 1852 e continuò a lavorare con grande energia fino a oltre ottant’anni.

Nell’ultimo periodo realizzò alcuni tra i suoi ritratti migliori (Mme Moitessier, 1856, National Gallery, Londra) e uno dei suoi capolavori più conosciuti, lo straordinario e sensuale Bagno turco (1863, Louvre), nasce proprio negli ultimi anni della sua vita.

Alla morte lasciò una gran

Alla morte lasciò una gran quantità di sue opere (diversi dipinti e più di 4000 disegni) al suo paese di origine Montauban, dove ancora oggi sono conservate nel museo che porta il suo nome.

Ingres è un artista enigmatico e la sua carriera è piena di contraddizioni. Dopo la morte fu percepito come grande fautore della tradizione classica francese, ma aveva passato gran parte dell’inizio della sua carriera insistendo ostinatamente su opere che a Parigi non erano apprezzate.

Il suo modo di vivere era borghese ma, come sottolineò Baudelaire, le sue opere più belle sono il prodotto di una natura profondamente sensuale. La contraddizione centrale della sua storia è che, sebbene lo si ritenesse il guardiano dell’ordine e delle regole classiche, solo le sue personali ossessioni e il suo manierismo fanno di lui un artista così grande.

La sua tecnica come pittore era accademicamente impeccabile -diceva che la pittura doveva essere liscia come la buccia di una cipolla -ma fu spesso criticato per le distorsioni espressive dei suoi disegni; i critici dicono per esempio che la schiena sproporzionatamente lunga della Grande odalisca (1814, Louvre) aveva tre vertebre in più.

Sfortunatamente la sua influenza

Sfortunatamente la sua influenza si vide proprio in questi difetti e debolezze che finirono per essere considerati il marchio di fabbrica dell’opera accademica inferiore. Fu ammirato da diversi allievi, ma Chassériau fu l’unico che si distinse. Per quanto riguarda il disegno invece i suoi veri successori furono Degas e Picasso. Vedi anche troubadour, stile.

Nascita: Montauban 1780; Morte: Parigi 1867

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