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Intervista a Paolino di Rising Dragons: il tatuaggio come la società liquida di Bauman

Paolino di Rising Dragons, il tatuatore di Jovanotti, Muccino, Saturnino ci svela i segreti del suo lavoro

Paolino Caraffa di Rising Dragons, è nato a Milano e ha iniziato la sua professione potremmo dire per caso, ma vediamo insieme cosa ci ha raccontato!

Paolino Rising Dragons
Paolo Caraffa

L’esperienza di Paolino di Rising Dragons

D- Come hai incominciato?

P- Io ho cominciato con Danielino, Daniele Carlotti, un tatuatore che ha aperto il primo negozio su strada a Milano in via Torricelli e mi ha scelto per diventare quello che sarebbe stato più bravo di lui. Lui era bravo a tatuare e non a disegnare. Avevo 25 anni ora ne ho 50.

Paolino Rising Dragons
Daniele Carlotti

D- Eri già tatuato?

P- Non ero ancora tatuato e il primo tatuaggio che ho fatto l’ho anche subito. Dopo qualche mese Daniele mi ha detto ‘oggi ti tatui’ e ho scelto uno dei disegni che facevo ai tempi e l’ho disegnato sulla gamba. Da lì pian piano ho iniziato a farmi la mia clientela e siamo diventati soci. Sono stato li per 10 anni e soci per due. Poi mi sono innamorato di una ragazza che stava a New York e ho fatto avanti e indietro per mesi.

D- Come si diventa tatuatore?

P- Sicuramente bisogna avere delle doti artistiche. Fare tatuaggi è una tecnica ma è chiaro che al giorno d’oggi se non hai un minimo di nozioni artistiche fai moltissima fatica. Poi bisogna avere fortuna e trovare qualcuno che ti insegni perchè questo ti permette di non fare errori e di andare più velocemente.

D- Tu quanto ci hai impiegato?

P- Da quando ho iniziato a quando ho fatto pagare il primo tatuaggio 8 mesi, è stato veloce. Io mi ricordo che ho iniziato il primo di aprile e ad agosto ho avuto una crisi di rigetto perchè pensavo che il fatto che mettessi sulla pelle di qualcun altro un’immagine o una storia fosse di un’importanza colossale.

Paolino di Rising Dragons e le missioni impossibili

D- Quando qualcuno viene per fare un tatuaggio quindi tu mostri il book?

P- Di solito arrivano già con un’idea o con dei disegni poi tu crei un tatuaggio che avranno solo loro. Diciamo che io sono quello delle missioni impossibili. Tecnicamente sono  bravo e quando arriva qualcuno al quale tutti hanno detto di no poi chiamano Paolino . Questo mi ha fatto lavorare tantissimo.

Paolino Rising Dragons
Tatuaggio tribale

D- Non dai mai consigli personali?

P- Si assolutamente ma alla fine uno vuole un soggetto in un determinato punto perchè si sente così, chi sono io per dire che quello è peggio di altro?

D- Ti sei mai rifiutato di fare un tatuaggio?

P- Si assolutamente. Uno è venuto a chiedermi un soldato della Wehrmacht con pastore tedesco, non gliel’ho fatto.

I tatuatori più importanti

D- C’è un nome che ricorre tra i tatuatori: Fercioni

P- Fercioni è il padre di noi tatuatori, è quello che ha insegnato a quello che ha insegnato a me, potremmo dire che per me sia quasi un ‘nonno’. Lui ha veramente una passione smisurata per i tatuaggi, entrare nel suo studio è come entrare in un museo, anzi, aveva anche fatto un museo.

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Fercioni

D- Ci puoi dire quelli che consideri maestri?

P- Il primo è sicuramente lui poi direi Lyle Tuttle di San Francisco, Don Ed Hardy che negli Stati Uniti è un colosso. Andando alla generazione successiva direi Philippe Leu che ha reinventato il tatuaggio giapponese, Aaron Cain e Nissaco che fa tatuaggio geometrici di una precisione indicibile.

D- Qualcuno italiano invece?

P- Direi Fercioni, Daniele, Angelo Colussi, Marco Tattoo qua a Milano e Marco Pisa che ha aperto il primo negozio in Italia.

D-Quanti siete in Europa che possono essere considerati le eccellenze?

P- Tanti, un centinaio in Europa degni di nome. 

D- Qualche nome?

P- Direi Filip Leu, Marcus Pacheco, Robert Hernandez, ma ce ne sono tanti.

Il tatuaggio come opera d’arte

D- Tatuaggio per estetica o con significato?

P- Entrambe le cose, l’estetica è molto importante e vince sul significato la maggior parte delle volte. Poi è anche vero che ognuno dà un significato personale per giustificare l’estetica ma alla fine l’estetica è la parte più importante. 

D- Il tatuaggio è un’opera d’arte?

P- Il tatuaggio per me non è un’opera d’arte, il tatuaggio è tuo, sulla tua pelle, è bello ma tuo. Non è come un quadro è una cosa diversa. Il momento del disegno è la parte più importante, un bel disegno sarà un bel tatuaggio. Ma non è di tutti, è solo tuo, non come un quadro che è esposto per tutti.

Paolino Rising Dragons
Disegno

D- Tu la pensi così ma altri la pensano diversamente, no?

P- Si, assolutamente si. Ma io sono controcorrente, sono anche un tatuatore un po’ anomalo. Faccio più caso agli aspetti sociologici di quello che mi succede piuttosto che a quelli artistici, non amo neanche molto la categoria. Poi i tatuatori hanno questa sindrome di Mick Jagger che pensano di essere meglio degli altri. 

D- Prima c’era una vera e propria simbologia mentre ora è diventata più raffinata, era un’arte per pochi

P- Prima funzionava con i flash, ovvero disegni già pronti tra i quali scegliere. L’importanza di un negozio era stabilita dalla quantità di disegni. C’era un brasiliano, Mauricio, che faceva dei set di tavole e le vendeva a Marco Leoni che viveva in Brasile. Marco Leoni poi faceva le copie e ne faceva molti di più perchè a ogni convention li vendeva.

D- Il tatuaggio è una tendenza che a tuo avviso sta crescendo?

P- Per me è in continua crescita da più di 20 anni, si modifica. Mi viene in mente Zygmunt Bauman e la società liquida, il tatuaggio è una roba che funziona così. Ci sono poi un sacco di agenti esterni che influiscono, la tv è uno di questi. Anni fa è uscito uno show sui carcerati e immediatamente molti ragazzini sono venuti a chiedermi tatuaggi sul collo di AK47.

Il dolore come aspetto fondamentale del tatuaggio

D- Molti però chiedono di toglierli, no?

P- Beh non a me però si, è un fenomeno in crescita e anche la ragione per cui tanti ragazzi di tatuano in faccia. Sanno di avere la possibilità di toglierli in futuro senza avere lesioni alla cute. Ci sono infatti nuove macchine che praticamente distruggono i pigmenti di colore e li sciolgono nel sangue. Ci vogliono più sedute, è costoso e doloroso. 

D- Anche fare tatuaggi è doloroso

P- In realtà che io sappia è più doloroso toglierli. Poi sai il dolore del tatuaggio fa parte di tutto il concetto, non avremmo così tanto lavoro se non ci fosse questo aspetto del dolore, ne sono sicuro. Il dolore poi è soggettivo e varia a seconda di dove lo fai. Le donne hanno una capacità di resistenza al dolore che è parecchio superiore alla nostra, è un dato di fatto. Poi spesso quello che conta è la motivazione: se sei sicuro di volerlo fare, il dolore non sarà un problema.

Paolino di Rising Dragons e i tatuaggi in carcere

D- Ecco, molti si tatuano in carcere

P- Si certo e io mi sono fatto le ossa coprendo i tatuaggi dei carcerati, soprattutto in Italia ma alcuni anche a New York. Mi ricordo un uomo in America, un assassino, avevo una paura perchè sai, quando metti le mani addosso a questa gente devi essere perfetto.

D- Ti hanno mai spiegato il significato dei tatuaggi fatti in carcere?

P- No, sono restii a parlarne e io sono restio a chiedere. Posso però parlarvi dei tatuaggi dei carcerati russi che sono i più belli secondo me perchè il significato e il significante dell’immagine non vanno insieme. Per esempio, se uno si tatua la faccia di Lenin sul cuore non lo fa perchè ha a cuore Lenin ma per un altro motivo. Infatti è credenza popolare che una guardia non sparerebbe mai alla faccia di Lenin e questo vorrebbe dire che non gli sparerebbe mai al cuore. Per chiunque il significato del tatuaggio può essere solo uno anche se poi in realtà è un altro. In una comunità, quando si spogliano, i carcerati vengono ‘letti’. dai tatuaggi puoi infatti capire chi sei, per quale reato sei stato in carcere, dove eri in galera e per quanto tempo. Per loro è importante individuarsi.

Paolino Rising Dragons
Tatuaggio di Lenin sul cuore

D- Dentro i carceri come vengono fatti tatuaggi

P- Viene usata una macchinetta fatta in carcere con la penna Bic e il motorino. I tatuaggi dei criminali russi invece sono fatti a mano, la maniera più classica è con tre aghi legati e intinti nel colore punto per punto. I samoani tatuano con gusci di tartaruga. Loro si fanno un tatuaggio simbolico: dei boxer che vanno dalle ginocchia ai fianchi. 

I tatuaggi di Paolino di Rising Dragons a Jovanotti e Muccino

D- Cosa ti dicevano Jovanotti e Muccino quando li tatuavi?

P- Muccino è stato divertente perchè eravamo li e c’era la moglie al telefono. Ad un certo punto entra Uma Thurman. Io stavo tatuando Gabriele, mi fermo a salutare però non subisco molto il fascino. Uma Thurman si comporta in un modo come per dire ‘com’è che questo qua non mi caga?’. Mi ha dato allora una lezione di seduzione di cui non vado nei dettagli,. Da li, nei giorni successivi ogni tanto pensavo: ‘Cavolo, Uma Thurman‘. Devo dire che dal vivo è pure meglio.

Paolino Rising Dragons
Il tatuaggio di Gabriele Muccino

D- E Jovanotti?

P- Lorenzo è un bel tipo. Ho avuto a che fare anche un altro cantautore romano, Alex Britti, che mi ha fatto tutta una menata voleva uscire prima a cena, voleva farlo la notte. Comunque voleva un tatuaggio sul piede. Si sono fatte le due del mattino e alla fine gli ho chiesto: ‘ Ma tu lo vuoi questo tatuaggio? Perchè secondo me tu non lo vuoi’. Lui mi ha risposto ‘Sei un grande’. Si certo, io sono un grande ma tu mi hai fatto perdere la serata. Lorenzo è simpatico, una persona molto interessante, curioso, sa un sacco di cose, chiede ma non mette mai le mani nel mio lavoro. Ho tatuato anche la figlia a New York e il suo staff al Jova Beach Party. Lorenzo infatti ha voluto regalare un tatuaggio a tutto lo staff, la stessa immagine. Per due giorni abbiamo fato 70 tatuaggi al giorno. Era una maschera tribale che si chiama Kontiki.

Paolino Rising Dragons
Paolino tatua Jovanotti

 

Se vuoi saperne di più dei lavori di Paolino, visita il suo sito internet TATTOOS BY PAOLINO e il suo profilo instagram Paolino Rising Dragons (link).

Per contattarlo: paolocaraffa2@gmail.com

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