Il Grinch - Stasera in tv il film diretto da Ron Howard.
Interviste

Intervista a Ron Howard

Incontro con il regista di The Grinch. Ron Howard

Incontro con Ron Howard, regista di The Grinch

Nel corso della tua carriera di regista sei passato con disinvoltura da un genere all’altro. Non senti di essere un po’ l’erede di quei professionisti di talento della vecchia Hollywood come George Sidney, Raoul Walsh, Howard Hawks, inseriti nel sistema eppure autori a tutti gli effetti?

Ho sempre ammirato i registi che hai appena nominato, specie Howard Hawks. E Billy Wilder, che ha sperimentato innumerevoli stili differenti ed era efficace in ognuno di questi.

Io sono stato ispirato dal loro modo di spaziare di genere in genere nello stesso modo in cui alcuni giornalisti riescono a occuparsi di tipi diversi di storie: una volta in politica, un’altra nello spettacolo, un’altra ancora nello sport. È interessante per me soddisfare la mia curiosità, essere capace di esplorare stili diversi.

Registi come te sono rari a Hollywood…

Beh sai, sono stato fortunato agli inizi nel convincere i produttori degli studios, ma anche gli attori e gli sceneggiatori, che ero in grado di lavorare in genere di film differenti.

Una delle scene più divertenti di The Grinch è quella in cui Jim Carrey impartisce ordini al cane e finge di essere un regista. È una specia di in-joke surreale che sembra quasi improvvisato… 

È iniziata come una semplice idea, con Jim che continuava a girare senza soluzione di continuità. È venuta fuori questa gag e, dato che quel giorno mi aveva divertito tanto, ho deciso di tenerla nel film, anche se in molti non erano d’accordo. Mi sono detto «Al diavolo, se ha divertito me divertirà anche il pubblico»…

Quale dei tuoi film è stato più difficile da girare? Personalmente sono rimasto molto impressionato da Ransom, per il modo con cui hai usato la suspense e gli attori, e Parenti, amici e tanti guai, per come sei riuscito a gestire tutto l’enorme cast riuscendo a tratteggiare ogni personaggio.

Da tempo sto cercando un film che sia facile da girare, ma credo che non esista. Sono tutti difficili. Tutti hanno la loro sfida da affrontare…

Di solito sono al allo stesso tempo eccitato e nervoso mentre giro un film, perché non puoi mai essere sicuro di quello che verrà fuori nel corso delle riprese. Solo in post-produzione ti rendi veramente conto di quello che sei riuscito a realizzare. Quindi è eccitante ma anche spaventoso.

E dei tuoi film qual è quello che preferisci?

È difficile da dire…

Sono come dei figli…
Sì, è un po’ così. Ci sono delle cose che mi piacciono in tutti quanti, ma allo stesso tempo ognuno di loro è criticabile per qualche aspetto…proprio come dei figli… (ride)

Tu sei allo stesso tempo un regista e un produttore. Come riesci a gestire contemporaneamente questi due ruoli?
Io non ho mai pensato a me stesso nei termini di produttore. Qualche volta il mio nome compare tra quello dei produttori, ma in realtà è il mio socio Brian Grazer che gestisce il tutto.

Mi piace dirigere. Nei film che dirigo molto spesso vengo accreditato anche come produttore perché sono talmente immerso nel progetto che finisco per controllare ogni aspetto della realizzazione. Di quelli che non ho diretto mi considero solo una specie di «padrino» del progetto…

Hai dichiarato di non aver mai visto The Nightmare Before Christmas. Eppure il tuo film e quello di Henry Selick e Tim Burton hanno molte cose in comune…

Può darsi. Ma sono portato a credere – e spero che Tim Burton non si arrabbierà – che siamo stati entrambi influenzati dal libro del Dr. Seuss. È solo un’ipotesi…

Come è nata la scelta di brani musicali di The Grinch? Curiosamente sono tutti in stile anni Cinquanta e Sessanta. Quello dei Barenaked Ladies sembra quasi una canzone di Brian Wilson…

Fin dall’inizio, quando stavamo sperimentando con la colonna sonora, sapevo che avevamo bisogno di canzoni originali per il film. Nelle prove che stavamo facendo, non so perché, ma ogni canzone che non fosse degli anni Cinquanta o Sessanta non sembrava andare bene.

Forse perché se guardi l’interno delle case è come se sentissi l’atmosfera di quel periodo. Così quando ci siamo rivolti ai vari musicisti e abbiamo cominciato a parlare delle canzoni di cui avevo bisogno, ho spiegato loro quello che sentivo. E loro sono tornati con una serie di brani che sembrano essere una versione moderna delle canzoni natalizie degli anni Cinquanta e Sessanta. Non a caso, comunque, abbiamo scelto dei musicisti che avessero del senso dell’umorismo.

Visivamente, The Grinch è un film molto complesso. Qual è stato in sede di preparazione il tuo approccio alla storia del Dr. Seuss? 

Mi sono circondato di molti collaboratori di talento, come lo scenografo Michael Corenblith e la costumista Rita Ryack. Con noi hanno lavorato anche quattro disegnatori di story-board: due avevano già lavorato con Lucas e Spielberg, mentre gli atri provenivano dal mondo dell’animazione.

Sono stati molto utili, non solo per l’apporto alla parte visiva del film, ma anche nella creazione delle trovate comiche. Il nostro scopo era quello di creare una sorta di universo parallelo, un universo molto simile al nostro ma con leggi fisiche leggermente diverse, con un senso molto relativo della gravità che abbiamo ottenuto inclinando leggermente la macchina da presa: un trucco che ho appreso mentre giravo Apollo 13.

Nel film c’è un messaggio anticonsumistico…

Sì, ma è trattato soprattutto in forma di commedia, oltre a essere un valido punto di vista sull’eccessiva commercializzazione delle festività. Era solo un modo per ricordare ai bambini che il Natale consiste soprattutto nello stare insieme, nell’atmosfera, e non solo nei regali. Come adulto, mi sembrava un buon elemento su cui costruire un po’ di satira e di commedia. Ogni Natale mi dico sempre: «Il prossimo lo farò più semplice», ma non è così…

Quello successivo sarà sempre più grande e sfarzoso dei precedenti. Io lo so bene, è una trappola a cui è difficile sfuggire… Comunque, devo ammettere che lo scopo del film è soprattutto quello di divertire, puro intrattenimento. D’altro canto un altro tema valido del film è quello della separazione.

Nella nostra storia un malinteso di molti anni prima crea un muro tra il Grinch e gli abitanti di Whoville, un muro che solo l’innocenza di questa ragazzina, Cindy Lou, riuscirà ad abbattere.

Quale sarà il tuo prossimo film?

Sarà un ennesimo cambio di stile. Sto lavorando a un dramma psicologico interpretato da Russell Crowe, Ed Harris e Jennifer Connelly. Si intitola A Beautiful Mind ed è ispirato alla storia vera del premio Nobel John Nash, un matematico che nel corso della sua vita ha sofferto di disturbi mentali.

(a cura di andrea tagliacozzo)

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