Dizionario Opera

Ipocrita felice, L’

La novella The Happy Hipocryte dell’umorista e moralista inglese Max Beerbohm ispirò a Ghedini l’opera radiofonica Lord Inferno , che vinse nel 1952 il Premio Italia ( ex-aequo con il balletto Il suonatore di flauto di Marius Constant). La versione che fu trasmessa dalla Rai di Milano della Commedia harmonica (come la definì l’autore, con esplicito riferimento all’ Amfiparnaso di Orazio Vecchi) presentava varie soluzioni espressamente pensate per il mezzo radiofonico: ampio ruolo del narratore sostenuto da una voce recitante, passi di melologo, momenti di musica lontana, dissolvenze ottenute col potenziometro. Parte di tali soluzioni vennero rielaborate per la versione scenica del 1956 (che riprende il titolo originale della novella), dove il recitante diventa un tenore (coadiuvato dal coretto madrigalistico del ‘pubblico’ che commenta) e l’orchestrazione viene rifatta, mantenendo comunque l’idea del narratore e l’ambientazione favolistica: l’opera, ultima produzione teatrale di Ghedini, ottenne un notevole successo dimostrato dalle sette chiamate agli interpreti e all’autore, in una serata completata da Apollon musagète di Stravinskij e da El retablo de maese Pedro di Falla.

In seguito alla richiesta da parte del coro di una favola «per noi uomini stanchi», il narratore racconta del dissoluto Lord Inferno, che vide recitare nel teatrino di Garble la dolce Jenny Mere e se ne innamorò (colpito dalla freccia del nano-Cupido). Ella però lo rifiutava affermando di poter amare solo un uomo che avesse «il volto di un santo». Il narratore descrive allora il vagare notturno del Lord per la città fino al negozio di Mr. Aeneas: questi gli prepara una maschera da santo e così (dopo un intervento del nano sagittario su Jenny) il Lord, diventato Paradiso, corona il suo sogno. Il narratore però mette in guardia dagli effetti degli inganni: arriva infatti l’ex amante, la Gambogi, che smaschera il Lord. Dopo una prima incertezza, tuttavia, Jenny lo accetterà ancora e il coro conclude con le parole: «Solo amore è speranza».

Nella cosciente presa di distanza dall’opera comica tradizionale, nonché dall’originario carattere buffo della novella, Ghedini caratterizza la vicenda fin dalla prima scena con un tono di fiaba, realizzato dal vago arcaismo strumentale a lui congeniale e da un particolare declamato melodico, che giunge «a una sua inverosimile credibilità, proprio attraverso l’intensificazione consapevole del più estremo artificio» (Mila). Trova quindi una sua consistenza l’irreale figura del nano-Cupido, accompagnato dalle rapide increspature dei violini, che si esprime con vocalità belcantistica; acquista fascino il candore di Jenny Mere, nel suo canto diatonico. In una scrittura orchestrale sempre tersa e lineare, meno distesi sono il tormentoso girovagare di Lord Inferno o la scena, quasi verista, con l’examante. Prevale tuttavia un’atmosfera serena, che trova il suo momento di espansione lirica nel duetto dell’innamoramento nel bosco di Kensington, preannunziato dai timbri dell’ottavino e dell’oboe sovrapposti alla risata del nano-Cupido.

Type:

Opera in un atto

Author:

Giorgio Federico Ghedini (1892-1965)

Subject:

libretto di Franco Antonicelli

First:

Milano, Piccola Scala, 10 marzo 1956

Cast:

Lord Inferno-Paradiso (Bar), Jenny Mere (S), la Gambogi (Ms), il nano (S), Garble (T), il narratore di favole (T), Mr. Aeneas (B), il venditore di fiori (T); pubblico

Signature:

m.g.s.

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!