Isadora Duncan, la dannata musa di Fortuny. Passi di danza per Duncan
Moda

ISADORA DUNCAN, LA DANNATA MUSA DI FORTUNY

Uno sguardo su Isadora Duncan, la musa ispiratrice di Mariano Fortuny

Isadora Duncan (San Francisco, California 1878 – Nizza 1927) è stata definita dai critici la fondatrice della danza moderna.

Figlia di uno scozzese e di un’ irlandese, vive i primi anni della sua vita in totale povertà.

La voglia di riscatto giunge in età adolescenziale quando spinta dall’amore per la danza affronta studi accademici classici.

In seguito, si emancipa apprendendo i principi dettati da François Delsarte sullo studio dell’armonia del corpo.

Isadora è bella e sfrontata, forse anche troppo emancipata per l’epoca in cui vive.

Il suo corpo è un mezzo veicolante di espressione e desidera che chiunque possa scorgerne tale essenza, attraverso l’involucro di carne che trattiene la sua anima indipendente.

“La cosa più nobile dell’arte è il nudo. Questa verità viene riconosciuta da tutti e seguita da ogni pittore, scultore e poeta. Solamente la danzatrice l’ha dimenticata, proprio colei che più dovrebbe tenerne conto, in quanto lo strumento della sua arte è lo stesso corpo umano.”

Si sente libera, libera di vestirsi senza stecche che trattengono artificiosamente le sue forme aggraziate o lembi di stoffa abbondanti che non le permettono una mobilità fluida.

Come api con il miele, attira a sé la curiosità di Mariano Fortuny, l’eclettico stilista di origini spagnole che la veste con l’altrettanto famoso abito Delfi.

Successi ma anche enormi sofferenze.

Nella sua breve vita (morì strangolata a quarantanove dopo che la sua sciarpa s’impigliò nella ruota della sua macchina in movimento, rompendole l’osso del collo) Isadora è costretta a metabolizzare, senza successo, immani dolori dell’anima.

Nel 1923, i figli Deirdre (nata dall’unione con l’attore e regista Gordon Craig) e Patrick (nato dalla relazione con il mecenate Paris Singer) muoiono in un incidente stradale dopo che l’auto condotta dal governante di famiglia si inabissa nella Senna.

L’anno successivo, partorisce un bimbo nato senza vita, concepito in seguito ad una relazione fugace con un’artista italiano.

Il declino della carriera artistica di Isadora ha, così, il suo inizio.

L’alcool e una vita vissuta senza freni inibitori la portano inevitabilmente lontana dai palcoscenici internazionali.

I pochi amici che giungono in suo aiuto, negli ultimi istanti della sua tormentata esistenza, colmano un vuoto difficile da riempire.

Dimenticati i successi della tournée di San Pietroburgo con il maestro Diaghilev, i suoi Balletti Russi  e la famosa conferenza sulla danza del futuro, ritenuta dai critici il manifesto della danza moderna  (la Duncan era pioniera di una danza detta “naturale” o “libera” di ispirazione ellenica) Isadora spense definitivamente le luci di tanta popolarità.

Di lei rimangono alcuni manoscritti tra cui l’autobiografia My Life.

 

La mia anima era un campo di battaglia di cui Apollo e Dionisio, Cristo, Nietzsche e Richard Wagner si disputavano il terreno”.

Isadora Duncan

 

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