Dizionario Opera

Ispirazione, L’

Compresa tra gli ultimi titoli di un catalogo teatrale di considerevole vastità per un compositore contemporaneo (contando i rifacimenti, i titoli di Bussotti, di opera e balletto, sono ben diciotto), L’ispirazione è stata composta nel triennio 1984-86. Pur se accolta da un discreto successo al debutto al Maggio musicale fiorentino, l’opera non ha avuto successive rappresentazioni.

Atto primo . Verso il 2031 (data simbolica, risalendo la nascita del musicista fiorentino al 1931) l’astronave di Harno Lupo, Signore del tempo, e di Futura, Signora dello spazio, decolla per muovere alla volta di un teatro d’opera, nel quale il maestro di cappella sta provando con un coro di computer e un’orchestra di robot. In un momento di silenzio si ode qualcuno russare fragorosamente: è il vecchio e annoiato mastro Wolfango, contro il quale il maestro di cappella si scaglia furibondo, minacciando il licenziamento. La scenata di questi non sembra tuttavia turbare più che tanto il musicista. Serena, sua figlia, fa udire le note di un ‘canto fermo’ con una splendida voce.

Atto secondo . Serena e Futura tentano invano di consolare Argía, la vecchia sposa di Wolfango, che è in preda all’ira per il licenziamento del marito: da giovane egli componeva dei canti bellissimi per lei, mentre ora non le porta che fame e miseria. Furtivamente, Serena entra nella stamberga del padre, si appropria delle sue impolverate partiture, nascoste in un cassetto, e le ricopia, studiandone le melodie; ma è scoperta da Wolfango il quale, rientrato improvvisamente, si adira pensando che ella intendesse rubargli del denaro. Rimasto solo, placa le sue furie abbandonandosi a un canto di grande empito lirico.

Atto terzo . In un immaginario mondo futuro nel quale l’acqua è divenuta un bene prezioso, che un acquaiolo vende cantando un motivetto da richiamo. In un ghetto che raccoglie i reietti del mondo, Harno Lupo racconta a Wolfango dei progressi compiuti nell’arte del canto da Serena, che a giorni debutta al teatro dell’opera. Wolfango interpreta ciò come uno scherzo del destino: proprio sua figlia dovrà esibirsi nel tempio di quella ‘musica alla moda’ che egli tanto odia; si reca perciò sconsolato nella sua stamberga. Qui è raggiunto da un messaggero, che lo invita a recarsi subito a teatro. Trascinatovi a forza, Wolfango ode sua figlia prodursi meravigliosamente nella parte di Syrena, la parte eponima dell’opera che egli aveva composto nel corso di anni e anni di duro lavoro e alla quale il pubblico decreta un autentico trionfo. Mentre si riconcilia con la figlia, Wolfango è fatto oggetto di ogni onore da parte di tutti i presenti.

Più di ogni altro titolo della produzione teatrale di Bussotti, questo ‘melodramma’ si camuffa in una veste narrativa tradizionale; ma si tratta di un tipo particolare di narratività – tipica peraltro di tutti gli spettacoli che si riconoscono nell’insegna ‘Bussottioperaballet’ – per cui l’opera può essere letta e interpretata su piani e livelli diversi. Nel melodramma sono comprese parodie di ‘numeri’ tradizionali (una cabaletta rossiniana del maestro di cappella; una rievocazione in memoriam di Cathy Berberian, nel canto di Serena alla fine del primo atto; e, ancora, un’aria ‘pucciniana’ – difficile non pensare qui a “Oh mio babbino caro” – che Serena rivolge al padre nel secondo atto; un gran concertato finale); ma ciò non deve far credere che l’autore intendesse con quest’opera dar vita a un’acritica e disimpegnata operazione di recupero. Come ha scritto Francesco Degrada: «Dal melodramma Bussotti media, portandolo volutamente all’esasperazione, il contrasto tra la consistenza scenico-psicologica dei personaggi e la stilizzazione massima del segno musicale, tra le valenze gestuali di una vocalità ricchissima di proiezioni ‘comportamentali’, fisiche, quasi carnali, e la natura di uno stile che tende alla cristallizzazione astratta del segno, all’immobilità senza vita della forma; e ancora, tra la caleidoscopica polverizzazione del frammento e la sua aggregazione nella continuità della struttura sinfonica».

Type:

Melodramma in tre atti

Author:

Sylvano Bussotti (1931-)

Subject:

libretto proprio, da Ernst Bloch

First:

Firenze, Teatro Comunale, 26 maggio 1988

Cast:

Harno Lupo (B), Futura (voce femminile), mastro Wolfango (Bar), Serena (S), l’Argía (S), il maestro di cappella (B), Pierrot robot (T), Otto (T), il messaggero (Bar), l’acquaiolo (S), il vagabondo (m)

Signature:

e.g.

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