Joan Miró Il linguaggio dei segni
Arte

“Joan Mirò il linguaggio dei segni”. Grande mostra a Napoli

Joan Miró Il linguaggio dei segni. Arriva per la prima volta a Napoli una grande mostra dedicata all’artista catalano nella quale poter ritrovare tutto il suo mondo fantastico, onirico e febbrilmente creativo.

Joan Miró Il linguaggio dei segni è il titolo della mostra visitabile al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) fino al 23 febbraio 2020. È la prima volta che la città di Napoli ospita un’esposizione di 80 opere che ripercorrono l’intera produzione dell’artista catalano (dal 1924 al 1981).

Joan Miró

Joan Miró comincia a disegnare all’età di otto anni.  Tuttavia il padre lo spinge a lavorare come ragioniere, e proprio lo stress legato a questo impiego, che Mirò detestava, conduce il ragazzo incompreso a un esaurimento nervoso.

Così, dopo essersi ripreso, nel 1911 l’artista decide di dedicare la sua vita solo all’arte.  Nel 1918 comincia ad esporre le sue prime opere dal carattere fauvista. Successivamente si trasferisce a Parigi dove inizia a sperimentare l’utilizzo di diversi materiali come l’acquaforte, la ceramica, il bronzo, e tecniche come la litografia.

Lo stile unico e inconfondibile

Miró non ha mai fatto parte di una corrente artistica ben precisa, seppure toccando movimenti come il fauvismo e il surrealismo, il suo stile unico e originale non risulta ascrivibile ad alcuna corrente specifica.

Le opere di Miró hanno un carattere giocoso: rimandano alla sfera infantile, al grottesco, e sempre più all’astrattismo, all’invisibile.

La ricerca artistica di Mirò infatti si è via via concentrata sulla  rarefazione di tratti ed elementi visivi con l’obiettivo di approdare all’essenza e all’origine del linguaggio. In questa accezione il segno e il gesto grafico sono considerati dall’artista i fattori primari del linguaggio.

La rassegna non è da leggersi in ordine cronologico, pur partendo da un’opera del lontano 1924. Il percorso è articolato in otto sale ed è stato concepito per adeguarlo alla struttura del PAN. Come un abito sartoriale cucito a misura di museo.

La Mostra

Le opere presentate provengono  tutte dalla straordinaria collezione di proprietà dello Stato portoghese in deposito alla Fondazione Serralves di Porto.

Una collezione davvero importante che copre un periodo di sei decenni della carriera di Joan Miró, dal 1924 al 1981. Si concentra in particolare sulla trasformazione dei linguaggi pittorici che l’artista  iniziò a sviluppare nella prima metà degli anni Venti.

Possiamo ammirare anche la famosa opera del 1924, Ballerina, che apre l’esposizione. L’opera mostra il percorso che Miró ha intrapreso per arrivare al maturo linguaggio dei segni. Una linea per il corpo della ballerina, un semicerchio in alto la testa. In questo modo Miró avviò il processo di riduzione della figura.

Poi, seguendo il percorso fino alle opere degli anni ’80, possiamo notare come figura e sfondo, segno, superficie e supporto sono equilibrati a tal punto che sembrano dei semplici frammenti di oggetti. La figura si fonde con il suo supporto così come nell’opera Senza titolo del 1981 che rappresenta al meglio questa trasformazione.

Perché vederla

Visitando la mostra Joan Miró. Il linguaggio dei segni avrete la possibilità di osservare e conoscere i punti cardine dell’arte e del pensiero dell’artista e l’evoluzione del suo linguaggio artistico dagli esordi fino agli ultimi anni.

 

 

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