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John Le Carré muore per una polmonite: aveva 89 anni 

 Le Carré muore a 89 anni

 

Le Carré

Morto Le Carré. Lo annuncia il Guardian, riportando la conferma della sua famiglia. Il celebre autore di alcuni tra i più grandi romanzi thriller e di spionaggio muore a causa di una polmonite (non legata al Covid) al Royal Cornwall Hospital sabato sera.

Morto a 89 anni Le Carrè Un grande dolore per la sua famiglia: per la moglie Jane e i suoi quattro figli Nicholas, Timothy, Stephen e Simon.

Morto a 89 anni il grande scrittore britannico John le Carré. Lo annuncia il Guardian, riportando la conferma della sua famiglia. Il celebre autore di alcuni tra i più grandi romanzi thriller e di spionaggio è deceduto a causa di una polmonite (non legata al Covid)al Royal Cornwall Hospital sabato sera.

Sarebbe tuttavia riduttivo, e  ingiusto, confinare il romanziere inglese John le Carré, scomparso all’età di 89 anni, nell’ambito della letteratura poliziesca, considerarlo in sostanza l’alternativa colta e sofisticata, nell’ambito delle storie di spionaggio, a Ian Fleming e al suo 007.

David Cornwell (questo era il suo vero nome), è stato in assoluto uno degli autori di lingua inglese più importanti nella seconda metà del Novecento, giudizio peraltro espresso da autorità del calibro di Philip Roth e Ian McEwan.

Nato a Poole, località del Dorset, Inghilterra, il 19 ottobre del 1931 si spegne all’età di 89 anni. Nel 1958 aveva intrapreso la carriera di agente segreto del Secret Intelligence Service (SIS) ed è proprio durante questo periodo che scrive il suo primo libro: Chiamata per il morto.

Tuttavia, solo nel 1963 arriva la consacrazione del suo successo con il romanzo di spionaggio “La spia che venne dal freddo” da cui due anni dopo, nel 1965, il regista statunitense Martin Ritt trae ispirazione per dare vita all’omonimo film. Il romanzo vende mezzo milione di copie nel giro di pochi mesi e questo gli permette di abbandonare la carriera al SIS per dedicarsi interamente alla scrittura.


Eccolo, nel 1989, intervistato da Giovanni Minoli durante una puntata di Faccia a Faccia 

 

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Morto lo scrittore John le Carré, maestro dei romanzi di spionaggio
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Morto Le Carrè a 89 anni il grande scrittore britannico. Lo annuncia il Guardian, riportando la conferma della sua famiglia. Il celebre autore di alcuni tra i più grandi romanzi thriller e di spionaggio è deceduto a causa di una polmonite (non legata al Covid) al Royal Cornwall Hospital sabato sera.

Sarebbe non solo riduttivo, ma profondamente ingiusto, confinare il romanziere inglese John le Carré, scomparso all’età di 89 anni, nell’ambito della letteratura di genere, considerarlo in sostanza l’alternativa colta e sofisticata, nell’ambito delle storie di spionaggio, a Ian Fleming e al suo 007. Bisogna invece riconoscere che David Cornwell (questo era il suo vero nome), è stato in assoluto uno degli autori di lingua inglese più importanti nella seconda metà del Novecento, giudizio peraltro espresso da autorità del calibro di Philip Roth e Ian McEwan.

Lo spionaggio realistico di Le Carrè

Lo spionaggio realistico. L’efficacia della sua lingua, la profonda introspezione psicologica, la capacità di costruire intrecci complessi, in cui nulla è come sembra, ne facevano veramente un narratore di prim’ordine. Grande conoscitore dello spietato universo  dei servizi segreti, di cui  aveva fatto parte, le Carré ne aveva fornito un quadro realistico, molto lontano dall’eroismo patinato di James Bond, ma tuttavia attraente per i lettori, che ne avevano premiato  talento, senza farsi intimorire dai ritmi fluviali del racconto, con straordinari successi di vendite sin dal suo primo bestseller mondiale del 1963, La spia che venne dal freddo (Longanesi, 1964).

Critico contro la Brexit

Le Carré era un uomo di sinistra e non aveva una visione semplificata della guerra fredda: era stato tra l’altro invitato a Mosca in epoca gorbacioviana, anche se nei suoi romanzi più famosi alla fine il servizio segreto britannico prevale su quello sovietico. Dopo la caduta dell’Urss aveva dichiarato che a quel punto bisognava «combattere i mali del capitalismo». E in seguito si era schierato con la massima energia contro la Brexit, posizione che si rifletteva già nel romanzo Un passato da spia (Mondadori, 2018) e ancora più nettamente in La spia corre sul campo (Mondadori, 2019).

La separazione dei genitori e  la Svizzera

David Cornwell era nato in Inghilterra, nella cittadina meridionale di Poole, il 19 ottobre 1931. I suoi genitori si erano separati quando era bambino e non aveva più rivisto la madre fino all’età di 21 anni. Assai difficile era stato poi il suo rapporto con il padre Ronald Cornwell, individuo ambiguo dedito ad attività opache con annessi guai giudiziari, che (parola del figlio) «riusciva sempre a spendere il doppio di quanto guadagnava o racimolava».

il futuro le Carré

Ciò nonostante, il futuro le Carré e suo fratello frequentavano scuole costose, insieme ai rampolli della buona borghesia, con la netta sensazione di trovarsi fuori posto e di dover sempre nascondere la propria condizione reale di appartenenti a una famiglia squattrinata.

 A un certo punto si era sviluppata la ribellione del giovane, che era riuscito a farsi mandare a studiare in Svizzera A Berna manifestò la simpatia per la cultura tedesca che caratterizza anche il personaggio di maggior spicco dei suoi romanzi, George Smiley. Berna pullulava di spie,  nel turbolento periodo della guerra fredda, era avvenuta l’iniziazione al mondo dei servizi segreti, raccontava le Carré nel volume autobiografico Tiro al piccione (Mondadori, 2016), quando gli era stato affidato l’incarico di consegnare «non so cosa a non so chi».

La carriera nei servizi

In seguito le Carré era stato militare nelle truppe di occupazione in Austria (dove aveva svolto anche mansioni d’intelligence), studente a Oxford, insegnante di tedesco. Nel 1958 era diventato un agente del controspionaggio britannico, il Mi5, per poi passare nel 1960 alla struttura preposta a raccogliere informazioni all’estero, il Mi6. Mentre lavorava in Germania per l’intelligence sotto copertura diplomatica, aveva scritto e pubblicato nel 1961 il suo primo romanzo, Chiamata per il morto (Feltrinelli, 1965). Qui entra in scena subito Smiley, individuo pingue e sgraziato, sempre vestito con abiti di taglio scadente, umiliato dalla moglie infedele e dai capi arroganti, ma dotato di intuito, memoria e capacità investigative. È lui che risolve il primo intrigo.

L’affermazione

E lo troviamo di nuovo in azione, benché pensionato, nel secondo romanzo di le Carré, il giallo Un delitto di classe (Feltrinelli, 1964). La fama e l’agiatezza per l’autore inglese, che scrive sotto pseudonimo come si conviene a un diplomatico , arriva nel 1963 con La spia che venne dal freddo.

Un bestseller che in Gran Bretagna vende mezzo milione di copie in tre mesi.  Negli Stati Uniti rimane in testa alla classifica di diffusione per 43 settimane consecutive. Nel 1965 ne viene tratto un popolare film omonimo con l’attore Richard Burton, diretto da Martin Ritt. Molte le sceneggiature che diventarono film per il cinema o per la tv deilibri di le Carré.

Nel romanzo Smiley

Nel romanzo Smiley ha stavolta un ruolo secondario, ma il protagonista Alec Leamas, vittima di una intricata girandola d’inganni nella Berlino del Muro, ne condivide il grigiore di fondo. Come scrisse all’epoca Oreste del Buono, estimatore di Le Carré per lungo tempo, poi deluso da alcune sue prove successive, la forza di queste figure risiede nel fatto che rappresentano «l’eroe che l’uomo normale può essere».

La trilogia di “Karla”

Le Carré  chiude la sua carriera al servizio della Regina e si dedica solo alla scrittura. Un’attività che, secondo l’opinione di molti, aveva toccato l’apice con la cosiddetta «trilogia di Karla», dal nome in codice del capo dei servizi segreti sovietici che è il rivale di Smiley in una lunga partita destinata a dipanarsi appunto per tre libri di enorme successo: La talpa (Rizzoli, 1975), L’onorevole scolaro (Rizzoli, 1978) e Tutti gli uomini di Smiley (Rizzoli, 1980).

                                                                                                                                                                                                                         Viene scoperto un insospettabile infiltrato del Kgb, la cosiddetta «talpa», al vertice dell’intelligence britannica; Smiley passa da momenti di grande difficoltà ad altri in cui si ritrova alla guida del «Circus» .

Alla fine del terzo romanzo Karla è in trappola e si consegna sconfitto al suo avversario di sempre. Ma Smiley per batterlo ha dovuto usare metodi che in fondo gli ripugnano e lo avvicinano al suo antagonista. Così, conclude le Carré nel finale, «si scambiarono ancora un’occhiata e, forse, ciascuno dei due, per un attimo, vide nell’altro qualcosa di sé stesso».

La maturità

Smiley avrebbe fatto un’altra fugace apparizione nel romanzo Il visitatore segreto (Mondadori, 1991), per poi tornare dopo molti anni, nel libro del 2017 Un passato da spia: un annuncio del leggendario La spia che venne dal freddo, in cui il protagonista è un altro eroe della saga, Peter Guillam. Nel frattempo le Carré con il  Il sarto di Panama (Feltrinelli, 1997), ispirato al romanzo Il nostro agente all’Avana di Graham Greene, alla denuncia contro le multinazionali farmaceutiche in Il giardiniere tenace (Mondadori, 2001). I giudizi sulla seconda parte della sua opera variavano: alcuni ritenevano che con romanzi come La spia perfetta (Mondadori, 1986) e La casa Russia (Mondadori, 1989), le Carré avesse raggiunto l’apice della maturità

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