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Kirill, il patriarca ortodosso contro le «parate gay»: simbolo della guerra religiosa in Ucraina

Kirill, il patriarca fedele a Putin: per lui questa è una guerra «giusta»

La guerra scoppiata tra Russia e Ucraina si può definire come uno scontro fratricida tra due popoli fratelli. Un conflitto che oltre a colpire la geopolitica europea, ferisce anche il cuore identitario dell’Est Europa, il cristianesimo ortodosso. E si trasforma così in una guerra religiosa, rappresentata a pieno dalle dure parole del patriarca Kirill I, capo della Chiesa ortodossa russa.

In un sermone, infatti, ha benedetto la guerra di Putin contro l’Ucraina, definendola “giusta” perché va a punire modelli di vita peccaminosi e contrari alla tradizione, come il “gay pride“. Posizione che mette anche un duro freno all’arduo avvicinamento con la Chiesa di Roma.

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Il patriarca Kirill è simbolo di quella che è anche una guerra tra Chiese

Il sermone di Kirll che ha scatenato le critiche da tutto il mondo è irrimediabilmente il simbolo della frattura interna al mondo ortodosso. E il fatto che sia stato pronunciato proprio durante la “Domenica del Perdono” è un tocco ancora più grottesco nel compimento di questa rottura.

Kirill, o meglio Vladimir Michajlovic Gundjaev, è il sedicesimo patriarca di Mosca e di tutte le Russie, a capo di una Chiesa che raccoglie 150 milioni di fedeli, circa la metà di tutto il mondo ortodosso. Grande sostenitore di Putin, nel suo sermone non c’è stata una sola parola di dolore per tutte le vittime civili in Ucraina, o per le famiglie e i bambini coinvolti in questa guerra.

Anzi, c’è stata solo l’evocazione di una guerra santa, che ha un significato politico ma soprattutto di salvezza dell’umanità. Un conflitto tra il bene e il male, dove il male è l’Occidente corroso dal peccato. Per lui, quindi, i russofoni del Donbass «stanno indubbiamente soffrendo, e noi non possiamo che stare con loro, soprattutto nella preghiera».

Questo perché, sempre secondo Kirill, «per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass, dove c’è un rifiuto dei valori che vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale». Oggi, in pratica, esisterebbe un «test di lealtà» per il passaggio al mondo occidentale, «il mondo del consumismo eccessivo, il mondo della libertà visibile». Il test consisterebbe in «una parata gay», cosa che il Donbass ha respinto, resistendo ai valori promossi da queste lobby.

Insomma, motivazioni totalmente fuori contesto che Kirill ha espresso per ritenere giustificata l’aggressione russa.

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Kirill, il patriarca che si divide anche da Papa Francesco

Le parole di Kirill hanno sicuramente colpito i fedeli, ma non hanno stupito gli addetti ai lavori. Era chiaro fin da subito che parte di questa guerra sarebbe stata anche religiosa. Tra il 2018 e il 2019 i fatti erano già divenuti bellicosi a causa dello scisma di Kiev, la cui Chiesa ortodossa aveva proclamato l’autocefalia. E Putin in questo conflitto ha anche intenzioni di conquista dei 30 milioni di fedeli ucraini.

Ma si apre anche un’altra questione. Nel 2016, Kirill diceva «deploriamo lo scontro in Ucraina e costruiamo la pace», abbracciato a Papa Francesco in uno storico incontro avvenuto all’aeroporto di Cuba. Proprio in questo 2022, tra giugno e luglio, era in programma un altro meeting tra i due, forse a Mosca o forse a Bari (simbolo di unione tra le due Chiese).

Nei primi giorni del conflitto, si pensava di accelerare i tempi per questo nuovo incontro, nella speranza che la fede potesse avanzare il buon senso. Il Papa, non a caso, già il 18 febbraio si era incontrato con l’ambasciatore russo per lasciare uno spiraglio sulla conciliazione.

Ma poi, è arrivato il sermone di Kirill, che ha definitivamente chiuso tutte le porte.

 

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Editor: Susanna Bosio

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